Simone Moro finisce in un crepaccio
Salvo insieme a Tamara: il racconto

«Tutto è bene quel che finisce bene». Inizia così il post di Simone Moro, pubblicato nel pomeriggio di domenica 19 gennaio. L’alpinista bergamasco ha avuto un incidente insieme all’altoatesina Tamara Lunger, già compagna di varie spedizioni, mentre stava tentando una grande impresa, iniziata a metà dicembre: la salita del Gasherbrum I e il concatenamento con il Gasherbrum II, nella catena montuosa del Karakorum, nell’Himalaya.

«Senza stare a girare troppo attorno al concetto, ieri (sabato 18 gennaio, ndr) siamo arrivati veramente a un soffio da un epilogo tragico e funesto sia per me che per Tamara - racconta Moro -. Eravamo intenzionati a passare due notti sulla montagna, raggiungere Campo 1, dormire lì e il giorno dopo dirigerci verso Campo 2. Eravamo finalmente fuori dalla cascata di ghiaccio, avevamo superato anche l’ultimo grosso crepaccio e procedevamo sul plateau sommitale. Sempre legati perché sapevamo che i crepacci erano sempre in agguato e antenne sempre dritte, ma il morale alto e la soddisfazione di aver superato tutto - racconta -. Il labirinto di ghiaccio era grande, ma la giornata non era finita e quello che ci aspettava era terribile».

Una descrizione dettagliata e concitata quella che il bergamasco pubblica sulla sua pagina Fb e che riportiamo in questi virgolettati: «Approcciando un crepaccio mi sono messo come sempre in posizione per assicurare Tamara che per prima lo ha attraversato e si è poi portata in zona di sicurezza, 20 metri oltre il crepaccio. Poi è venuto il mio turno e dopo una frazione di secondo, mi si è aperta una voragine sotto i piedi e sono precipitato. Tamara ha subìto uno strappo tanto violento che è letteralmente volata fino al bordo del crepaccio e io in caduta libera a testa in giù per 20 metri sbattendo schiena, gambe e glutei sulle lame di ghiaccio sospese nel budello senza fine in cui continuavo a scendere. Largo non più di 50 cm, tutto buio».

«Sopra, Tamara aveva la corda avvolta intorno alla mano che stringeva come una morsa, provocandole dolori lancinanti e insensibilità. Io ero al buio e lei lentamente scivolava sul ciglio del crepaccio. Il tutto complicato dal fatto che lei aveva le racchette da neve ai piedi. Sono riuscito con una mano a mettere un primissimo precario ancoraggio e, pur sentendomi lentamente scendere verso l’abisso, ho avuto la lucidità di prendere la vite da ghiaccio e fissarla nella parete liscia e dura del crepaccio. Quella vite ha fermato lo scivolamento mio e la probabile caduta nel crepaccio di Tamara» continua la storia.

«Da lì, senza entrare nei dettagli, ci siamo inventati il modo di uscire. Quasi due ore dopo. Contorsionismi e mille sforzi mi hanno permesso al buio, e schiacciato tra due pareti larghe 50 centimetri, di risalire tutto il crepaccio - conclude il racconto in Fb Simone Moro -. Tremolante e con mille contusioni ho abbracciato Tamara che piangeva anche per il dolore alla mano. Mentre salivo era riuscita ad organizzare una bella sosta di recupero e ad assicurarmi mentre scalavo i 20 interminabili metri di ghiaccio liscio. Siamo scesi al Campo base, già allertato e rassicurato via radio».

Domenica Moro ha organizzato l’evacuazione con richiesta di accertamenti medici per lui e Tamara. «Oggi (domenica, ndr) i dolori sono più forti e la mano di Tamara parzialmente insensibile e non utilizzabile».

Quella che stavano facendo i due alpinisti è la prima traversata invernale di due Ottomila: siamo nella zona del Karakorum, con un tentativo di concatenamento tra Gasherbrum I (quota 8.068) e Gasherbrum II (quota 8.035) che voleva ricalcare in qualche misura proprio la grande traversata portata a termine 35 anni fa da Messner assieme ad Hans Kammerlander. «Basandoci sulla nostra esperienza nelle invernali - ha raccontato Moro prima di partire -, divideremo realisticamente il progetto in due: tenteremo inizialmente la salita del Gasherbrum I, raggiunto per la prima volta in inverno il 9 marzo 2012 dagli alpinisti polacchi Adam Bielecki e Janusz Golab (salita mai più ripetuta). La seconda parte sarà l’ascesa del Gasherbrum II direttamente dal colle che separa le due cime».

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