Stazione, con i binari chiusi allerta degrado e spaccio nel sottopasso

IL REPORTAGE. Il percorso sotterraneo ormai deserto. Sul tragitto per il binario per Brescia pendolari preoccupati: «Non ispira sicurezza». Le Ferrovie: intensificheremo la pulizia. Don Acquaroli: importante lavorare in rete, con l’attenzione verso le persone. Gandi: il coordinamento dà risultati. L’approfondimento su L’Eco di Bergamo del 23 febbraio.

Gli scambi avvengono al di là della porta di servizio che c’è in mezzo al corridoio che da una parte porta ai binari e dall’altra all’uscita verso via Gavazzeni. Centoquaranta passi nel deserto, più altri 80 verso le scale che salgono in stazione. Entrano uno per volta, il primo lascia la porta socchiusa (forse un segnale), il secondo la richiude dietro di sé. Due minuti, anche meno, poi uno dopo l’altro rientrano nel sottopasso e se ne vanno. Una scena che si ripete ogni giorno decine di volte; se la porta è aperta, sulle scale s’intravvedono rifiuti ed escrementi. Da quando in stazione è attivo un solo binario nessun viaggiatore deve più scendere le scale; l’indicazione per i binari è stata coperta da un nastro adesivo nero e gli accessi alle piattaforme inibiti con una rete che quasi ogni giorno gli operai al lavoro devono ripristinare perché divelte. Sono stati smontati anche gli schermi; non serviranno più fino alla fine dei lavori. Intanto il sottopasso della stazione ferroviaria è diventato terra di nessuno.

Al netto del passaggio degli studenti del polo scolastico di via Gavazzeni e viale Europa e di poche altre persone, il tratto sotterraneo è ormai preda di sbandati e tossicodipendenti. Per percorrerlo dall’imbrunire fino a tarda sera (resta aperto dalle 5 del mattino alle 0,15) bisogna fare prova di coraggio. Il degrado da queste parti si vede, si sente dagli odori che arrivano da ogni angolo, e si percepisce camminando con lo sguardo a tre quarti per capire se c’è qualcuno, dietro, che ci segue. Urla, calci alle macchinette che distribuiscono snack e bevande, gente che si rincorre e giovani che furtivamente si passano «qualcosa» tra le mani, senza nemmeno nascondersi al di là della porta in ferro che dà sulle scale verso gli ultimi binari. Altre scene diventate ormai una consuetudine. I controlli ci sono, uomini e mezzi delle forze dell’ordine sono presenti a qualsiasi ora, ma sul piazzale della stazione.

Ce sono meno di sotto, dove al calar del sole chi scende quella rampa di scale non lo fa per attraversare il sottopasso, ma per sistemare «questioni» personali al riparo da sguardi indiscreti. Dall’altoparlante una voce invita a non attraversare i binari e a servirsi del sottopasso; un avviso che non ha più senso. Qualcuno lo fa, perché è attivo il binario 2 Est, ma in realtà per arrivarci bisogna percorrere tutto il primo (le indicazioni però scarseggiano). Qualche turista sbaglia strada, scende le scale e s’impressiona, prima di riprendersi in mano la valigia e tornare su.

Il percorso dei pendolari

: da qualche settimana – da quando sono cominciati i lavori di raddoppio della Bergamo-Ponte San Pietro – sono costretti a percorrere un tragitto di diverse centinaia di metri a est della stazione, esterno ai binari, tra la fermata del tram e i vecchi magazzini delle ferrovie.

Un percorso di proprietà delle Ferrovie che sul lato destro si presenta come nuovo e, la sera, anche ben illuminato. Mentre sul lato sinistro, di fronte ai vecchi magazzini, è una fila di diversi metri di materassi, coperte e cartoni. Sono i giacigli di alcuni senzatetto e fa impressione pensare a dove queste persone siano costrette o abbiano comunque scelto, chissà dopo quali peripezie umane, di trascorrere le loro notti. All’arrivo dei treni, qualche centinaio di metri più a est, il passaggio si riempie di pendolari. L’area più vicina alla stazione ospita da anni un parcheggio a raso, ora diventato parte integrante del tragitto per raggiungere il binario del treno per Brescia. Tutt’intorno ci sono rifiuti, anche sotto il pannello luminoso con gli orari dei treni. Un po’ ovunque ci sono siringhe ed escrementi. Anche l’olfatto risente della situazione di degrado.

Il parcheggio non è usato solo da pendolari, ma anche da chi deve raggiungere le zone attorno alla stazione per delle commissioni. Come Andrea Pozzatti, ingegnere di Busto Arsizio: «Mi sono trovato molto male perché ci ho impiegato molto a entrare con l’auto nonostante ci fossero numerose indicazioni per arrivare fino a qui. Spero non mi rubino la macchina: devo portarla via?».

Martina Barbetta Colombi è di Fiorano al Serio e ha 23 anni: «Fino al 2019 ho frequentato il Natta e dunque conosco bene questa zona e il sottopasso pedonale, che frequentavo quotidianamente. Dunque è un problema di oggi, ma che c’era anche ieri. Qualche anno prima avevano cominciato a chiudere il sottopasso la notte proprio perché invivibile. Venivo spesso avvicinata da un ragazzo con il cane che chiedeva sempre i soldi per il biglietto: ma era palese che li volesse per la droga. Una volta purtroppo ho assistito a una scena che non dimenticherò mai: in piazzale Marconi una ragazza era a terra con i sintomi di un’overdose e c’era un ragazzo che la prendeva a calci pare perché le doveva dei soldi. Nessuno è riuscito ad allontanarlo perché era una furia: poi è arrivata l’ambulanza, ma la ragazza era morta. Adesso vivo da qualche tempo a Reggio Emilia e devo dire che anche lì la stazione non è una zona sicura, anzi».

«I controlli nella zona ci sono e sono costanti, in un’ottica di collaborazione con il Comune e le forze dell’ordine. È bene però ricordarsi sempre, nel fondamentale lavoro di rete, che l’attenzione principale va rivolta alle persone, a ogni individuo che incrociamo in quell’area. E che ciascuno è una persona». Ci tiene a sottolinearlo don Dario Acquaroli, direttore della comunità «Don Milani» di Sorisole, che alla stazione gestisce diversi servizi, come «Esodo» e «Posto caldo».

I senzatetto che trascorrono la notte nell’area della stazione occupano parte del piazzale che collega il parcheggio pubblico con la banchina dei treni per Brescia: zone tutte di proprietà delle Ferrovie che, interpellate sul degrado, spiegano di essere a conoscenza del fenomeno, che «le pulizie nell’area sono costanti» e che «la situazione non è peggiorata con l’avvio del cantiere per il raddoppio dei binari». A ogni modo le stesse Ferrovie confermano che «le attività di pulizia saranno intensificate» proprio per far fronte alle lamentele dei pendolari, sottolineando la costante collaborazione con le altre realtà del territorio che operano nell’area. La zona è inoltre controllata da diverse telecamere della videosorveglianza. Sul fronte dell’amministrazione comunale, l’assessore alle Politiche sociali Marcella Messina evidenzia che «la pulizia è compito della proprietà», vale a dire le Ferrovie, e che è «costante il monitoraggio da parte dei servizi» delle persone che utilizzano l’area come giaciglio: «La maggioranza di loro è però priva di documenti», evidenzia. Spostandosi invece verso la vicina area delle Autolinee, pure caratterizzata dalle stesse problematiche, l’assessore Messina spiega: «Dopo gli interventi della polizia locale la situazione è certamente più in ordine e anche alle ultime pensiline non sono più presenti coperte e bivacchi durante il giorno». L’assessore ricorda anche i 6 «servizi straordinari di controllo del territorio» organizzati nell’area della stazione dalla polizia locale, in collaborazione con i carabinieri, la polizia di Stato e la Guardia di finanza, tra lo scorso 24 gennaio e l’altroieri.

«Continueremo i controlli»

Controlli che aveva snocciolato non più di due giorni fa anche il vicesindaco e assessore alla Sicurezza Sergio Gandi, durante la presentazine dei 18 nuovi agenti in forza alla polizia locale, alcuni dei quali l’altra sera e anche ieri sera erano in effetti in servizio con le pattuglie del pronto intervento proprio in piazzale Marconi. «Abbiamo fatto un grande lavoro nell’area, testimoniato dai dati – spiega Gandi –. Continueremo senza soluzione di continuità. C’è anche un grande lavoro dei servizi sociali e del terzo settore di sostegno alle fragilità, che per noi è essenziale. Ogni aiuto e indicazione di cittadini, istituzioni e media per noi è prezioso. E fondamentale è il coordinamento con le istituzioni del territorio a partire da prefettura e questura: sta dando importanti risultati». Dal 22 al 24 gennaio, nei primi giorni di controlli, erano state identificate 73 persone, altre 7 erano state denunciate per spaccio o immigrazione irregolare, 4 segnalate per possesso di droga, 6 espulse dall’Italia. Il 12, il 13 e il 20 febbraio erano seguiti altri controlli con una quarantina di identificati.

Leggi l’approfondimento di due pagine su L'Eco di Bergamo del 23 febbraio

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