Test sierologici, si parte da Bergamo
«Ma 20 mila al giorno non bastano»

Incontri con i rappresentanti dei medici per i dettagli operativi. Giupponi: strada giusta. Marinoni: ne servono più di quelli preventivati.

Prima medici e operatori sanitari. Poi chi deve tornare al lavoro. Il conto alla rovescia è iniziato. Manca una settimana, soli sette giorni, al via dei test sierologici. Invocati da tutte le città, partiranno da qui, dalla provincia di Bergamo cuore dell’epidemia di coronavirus. Alla nota stringata diffusa lunedì sera da Regione Lombardia ieri si sono aggiunti dettagli decisivi per capire il piano operativo. L’obiettivo è avere risposte, soprattutto capire se siamo pronti alla «fase 2» oppure servirà aspettare ancora, chiusi in casa.

Come mai sono tanto importanti? Le parole chiave sono le sigle IgM e IgG. Grazie a un prelievo del sangue, il test va a caccia degli anticorpi. In particolare quelle che tecnicamente si chiamano immunoglobuline IgM e IgG. In caso di infezione, vengono prodotte per prime le IgM. Che calano con il passare del tempo, per lasciare campo aperto alle IgG. Se nel sangue vengono trovate quest’ultime significa che l’infezione è passata e tendenzialmente la persona è immune al virus.

E così se i tamponi servono per accertare la positività di una persona con sintomi, i test sierologici consentono di scovare anche i cittadini che hanno contratto il coronavirus senza accorgersene. I famosi «asintomatici», cioè tutte le forme di contagio che sfuggono alla mappatura dei tamponi perché invisibili.

Si partirà con 20 mila test al giorno distribuiti tra le province di Bergamo, Brescia e Cremona, tra le più colpite. Secondo la comunicazione della Regione, i test – ideati dall’IRCCS pubblico San Matteo di Pavia (qui l’intervista rilasciata a L’Eco dal professor Fausto Baldanti) – certificheranno l’immunità al virus e «permetteranno di gestire in modo consapevole la cosiddetta fase 2».

«Abbiamo già fatto un incontro con il coordinamento delle reti territoriali, in attesa che arrivino i provvedimenti ufficiali - spiega Massimo Giupponi, direttore generale di Ats Bergamo -. È stato programmato un incontro a breve con le organizzazioni sindacali dei medici per poter programmare la fase dell’organizzazione operativa». Un bene che si parta da Bergamo, la provincia dove il virus ha colpito con più forza. «Sì, è un bene perché questo è il territorio in cui il contagio si è sviluppato prima e che ha avuto i numeri che tutti sappiamo. L’utilizzo dei test sierologici sarà un intervento di prevenzione importante. Vedremo con i risultati quali indicazioni emergeranno».

La strada sembra essere giusta, almeno secondo il presidente dell’ordine dei medici della provincia di Bergamo Guido Marinoni. Che però non si accontenta. «Venerdì ho partecipato al comitato tecnico scientifico in cui si è stata annunciata la novità dei test sierologici particolarmente avanzati - commenta -. I numeri dichiarati però mi sembrano insufficienti al bisogno». In effetti, senza dover usare la calcolatrice, i conti sono presto fatti: per testare i 10 milioni di abitanti della Lombardia al ritmo di 20 mila test al giorno servirebbero 500 giorni. Troppi per capire se possiamo ripartire in sicurezza. «Io sono sempre ottimista - continua Marinoni -. Diciamo che si inizia a intravedere un po’ di luce. Speriamo di sapere qualcosa di più operativo in breve tempo».

Dopo l’annuncio della Regione, lanciato anche per limitare le (legittime) fughe in avanti di qualche sindaco, l’assessore al Welfare Giulio Gallera ha confermato l’avvio il 21 aprile. Ma con qualche precisazione sui numeri. «Inizieremo a fare i test sierologici con il prelievo ematico che consente di triplicare la capacità di intervento - ha spiegato ieri durante l’ormai tradizionale conferenza stampa delle 18 -. Molti ci chiedono i tamponi. Stiamo facendo il massimo che il mercato ci consente. Siamo passati da cinquemila a più di diecimila. Il test sierologico invece è più veloce ed è molto affidabile perché consente di verificare gli anticorpi che sono immunizzanti. La capacità odierna è tra i 10 e i 15 mila, contiamo a di arrivare ai 20 mila al giorno. E ci stiamo attrezzando per farli dal 21 aprile. Il target è definito tra le persone che devono rientrare al lavoro: operatori sanitari, ma anche cittadini. I territori iniziali sono Bergamo, Brescia e Cremona. Se individueremo test più rapidi, che garantiscono un ottimo grado di affidabilità, li utilizzeremo».

Nel frattempo anche le altre Regioni non stanno a guardare: la Toscana ha annunciato un accordo con 61 laboratori privati che permetterà di effettuare test sierologici per 400 mila persone, includendo anche i lavoratori dei servizi essenziali. Lo stesso accadrà nel Lazio, con una campagna da 300 mila test per tutto il personale sanitario, le Rsa e le forze dell’ordine.

Nel giro del prossimo mese, l’Italia assisterà al più ambizioso screening di massa della storia di questo Paese. L’ennesimo record di questa emergenza. Stavolta - si spera - con esiti positivi.

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