«Tutti insieme per darci una mano». Il maxi mosaico racconta Longuelo

QUARTIERE A COLORI. Oltre 250 residenti hanno contribuito all’opera collettiva. Don Maffioletti: «Costruire il bene comune al di là delle solite logiche di appartenenza».

Dal dialogo tra le tante anime del quartiere è nata un’opera collettiva di grandi dimensioni che racconta una città veramente di tutti. Più di 200 residenti di Longuelo hanno contribuito alla realizzazione di questo mosaico di comunità: una vetrata in carta velina svelata oggi, domenica 14 maggio, nella scuola Cavezzali come culmine della festa del «Quartiere a Colori». La dodicesima edizione della manifestazione ha portato a riflettere su inclusione e accoglienza, costruendo insieme quel luogo in cui sentirsi a casa. In vista di questo weekend ci sono stati anche dei laboratori di cucina da tutto il mondo, a cura delle varie etnie del rione, dal Sud America all’Africa, e partecipati da un’ottantina di persone. Un’anticipazione del pranzo comunitario di oggi, condiviso tra circa 250 residenti nella scuola Cavezzali, dove ognuno è stato invitato a portare un piatto tipico della propria cultura. Ma la festa è passata anche per i giochi e la musica, altri elementi che contribuiscono a far sentire a casa, proprio come il cibo.

La grande vetrofania

La grande opera collettiva è stata svelata da Monica Ferrante, volontaria delle Rete di Quartiere, realtà che coordina l’iniziativa comunitaria: «Negli angoli di questa vetrofania i giovani di Longuelo hanno raffigurato quattro elementi significativi nella percezione del nostro quartiere, ovvero la chiesa, la scuola, il portone di San Matteo e la piazzetta con la ciminiera. Ci sono poi oltre 70 caselle realizzate dai cittadini sia a casa che nei tavoli di bellezza svoltisi, nelle scorse settimane, come laboratori collettivi di produzione artistica. Al centro della vetrata campeggia il profilo di Longuelo: lo skyline è opera dei ragazzi del Sistema accoglienza e integrazione minori del Comune di Bergamo».

«Stiamo imparando l’arte dell’ospitalità»

Il parroco don Massimo Maffioletti ha spiegato che «il nostro quartiere respira aria di futuro e cerca di essere a misura di tutti, perché la volontà di costruire il bene comune va al di là delle solite logiche di appartenenza, etnia e religione. Il tema scelto per quest’anno, quello della città di tutti, si è posto in linea con il dossier della Capitale della Cultura. Longuelo sta imparando l’arte dell’ospitalità grazie alla recente accoglienza di tante donne ucraine con i loro figli, agli appartamenti per immigrati africani, alla “Casa a colori” per le donne in difficoltà, al nuovo progetto “Ali e radici” per giovani ragazze e alla recentissima “Casa Martino” per forme di accoglienza leggera nella vecchia canonica». 

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