Un anno nel ricordo di Marisa
Il flash mob contro i femminicidi

In piazza Vittorio Veneto per ricordare Marisa Sartori, uccisa dal marito un anno fa. Tante persone al flash mob domenica 2 febbraio contro i femminicidi.

Insieme. Per esprimere una condanna ferma alla violenza che troppe donne subiscono ancora a ogni latitudine e sfocia spesso nel femminicidio. E per dire che occorre fronteggiare il fenomeno con decisione. Non solo intervenendo sul piano della sicurezza, ma ancora prima agendo sul versante della promozione culturale della dignità femminile. Dal flashmob intitolato «Un violador en tu camino» (uno stupratore sulla tua strada) organizzato da un gruppo di donne in piazza Vittorio Veneto nel pomeriggio di domenica 2 febbraio sono usciti concetti chiari. E proprio, peraltro, nel giorno in cui si contava un anno dalla tragica scomparsa a Curno di Marisa Sartori, accoltellata dall’ex marito Arjoun Ezzedine poi condannato all’ergastolo.

Alla manifestazione erano presenti anche la sorella Deborha e la madre Giusi che hanno tracciato un ricordo commosso nella consapevolezza che, anche se in una diversa forma, Marisa continua a camminare insieme con loro e infonderne nei cuori la forza di un ricordo e di una presenza indelebile per farla urlare più forte di un dolore che pure non potranno certo mai dimenticare: «Marisa – è la voce della sorella Deborha che ha scelto di ricordarla anche con la profondità dei suoi versi poetici – mi ha insegnato che fare le proprie scelte non è mai un errore e che amare qualcuno non è mai una colpa».

Lo scopo dell’organizzazione di questo flashmob scorre nelle parole di una delle sue organizzatrici, Edda Adiansi: «Questo flashmob – ha spiegato – nasce dalla volontà di un gruppo di donne di dare un segnale concreto contro lo stupro e il femminicidio e serve a fare prendere alle persone coscienza di questo gravissimo problema, dell’importanza di denunciare ma anche che le donne vittime di violenza siano adeguatamente assistite e protette». Un messaggio che le molte donne presenti (ma vi erano anche parecchi uomini) hanno espresso con il brano «Un violador en tu camino» con una benda nera sugli occhi come le donne cilene che, incarcerate e poi bendate, subivano soprusi e violenze.

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