Valentina, steward sulla passerella
«Mi sento parte dell’opera» - Foto

«La cosa che un monitor non deve mai dimenticare? La sicurezza». Valentina Accorsi, 42enne bergamasca, è uno dei 600 stewart che hanno vissuto per sei ore al giorno e sei giorni alla settimana sulla Passerella di Christo. E la parola sicurezza non la dimenticherà facilmente: «È un continuo monito: nelle riunioni, nei corsi fatti. Il nostro compito è garantire l’incolumità delle migliaia di persone che ogni giorno ci passano davanti».

Un’esperienza che lei, mamma di due bambini, libera professionista sempre in auto da un appuntamento all’altro, si è voluta ritagliare: «Sono laureata in Lingue ma il mio lavoro non mi permette di mettere in pratica le mie conoscenze – spiega –. E poi volevo partecipare a un progetto come questo, così ragionato e costruito: mi piaceva la sua connotazione internazionale, l’essere parte di un’opera. E volevo mettermi alla prova».

Ha inviato la candidatura via mail, con i primi quattro livelli di colloquio online in lingua inglese: «Testano la competenza linguistica, la disponibilità di tempo e di turni, le capacità nel primo soccorso, anche in acqua, e se si hanno abilità manuali: i monitor sono usati anche per smontare l’opera». Quanto all’organizzazione: «Siamo in gruppi da sei, con un “capitano” che di solito sta sul gommone, per il soccorso in acqua». Valentina Accorsi è addetta alla passerella, con il cappello pigiato sulla testa, gli occhiali da sole che proteggono gli occhi azzurri e quella salopette che le dà un’aria da ragazzina: «E di ragazzini qui ce ne sono parecchi, da tutto il mondo. I miei compagni di squadra sono 20enni da ogni parte d’Italia e stranieri che soggiornano in campeggio. Ma ci sono anche 50enni e 60enni: il capitano della mia squadra è un manager tedesco di 65 anni, in pensione».

I turni come sono organizzati? «Di sei ore, io ho scelto dalle 7 alle 13: prima di ogni cambio turno ogni squadra fa un piccolo briefing, si ritira l’acqua e ci si posiziona sulla parte di passerella decisa giorno dopo giorno dai referenti della sicurezza. Facendo il turno della mattina, con la chiusura notturna, ora mi sembra di aprire la passerella, tra quel giallo intenso e gli azzurri e verdi dell’acqua e del cielo». Soddisfatta e un po’ stanca: «Non posso negarlo: nelle ultime ore della mattina il sole picchia e ci sono spesso malori. È una bella prova». E del fiume di gente? «Gli organizzatori se lo aspettavano, io un po’ di meno nei giorni feriali. È impressionante, una continua macchia di colore che ondeggia sull’acqua».

Intanto lei consegna cartine, offre informazioni ai turisti e distribuisce quadratini di tessuto giallo: «Ogni tanto interveniamo anche su comportamenti non corretti. I più frequenti? Le gambe a mollo e c’è purtroppo anche chi scambia la passerella per un… bagno». La situazione più curiosa? «Un collega bagnino si è lanciato per recuperare un cellulare» ride. Ma resta un momento per Valentina che ripaga dalle levatacce: «La mattina che ho aperto “San Paolo”: ho capito in quell’istante cosa Christo voleva raccontarci, quella fusione con il paesaggio».

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