Vanessa e Greta, ancora polemiche
Le due ragazze nelle carte dei Ros

I contatti e le telefonate con tre siriani residenti a Bologna, pedinati dai carabinieri, prima del viaggio.

Cooperanti umanitarie o combattenti aggregate alla rivoluzione siriana? Vanessa Marzullo, la giovane bergamasca, e Greta Ramelli finiscono nel tritacarne mediatico, dove aleggiano complotti e sospetti sui loro reali intenti della spedizione in Siria, ma c’è chi le difende a spada tratta definendole volontarie e appassionate di Medio Oriente. Accantonate (ma solo per poco) le polemiche sull’entità del riscatto, tengono banco i retroscena della preparazione del viaggio, una serie di telefonate e una fitta rete di contatti fra le due ragazze e alcuni siriani di Bologna, tenuti sotto controllo dalle forze dell’ordine.

Ciò è quanto emerge da una indagine dei carabinieri del Ros, relativa però a un altro rapimento, quello dei giornalisti Rai Amedeo Ricucci, Elio Colavolpe, Andrea Vignali e Susan Dabbous. Assieme a loro c’era un interprete, Maher Alhamdoosh, studente residente a Casalecchio (Bologna). Quest’ultimo era stato in contatto con Vanessa e Greta, come pure Mohammed Yasser Tayeb, pizzaiolo di Anzolla dell’Emilia (Bologna) e Nabil Almreden, medico, residente a Budrio (Bologna).

I Ros vogliono ora vederci chiaro sui rapporti fra le due ragazze e i tre siriani che le avrebbero aiutate. Dopo aver pedinato i tre, pare abbiano appurato i loro legami non con terroristi jihadisti, ma con i ribelli anti Assad del Free Siryan Army Nelle telefonate intercettate – in particolare fra Greta e il pizzaiolo Tayeb – le ragazze avrebbero chiesto aiuto per il viaggio in Siria per portare aiuti alla popolazione civile, ma anche «per consegnare kit di pronto soccorso ai combattenti ribelli», come rivelato dal Fatto Quotidiano.

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