Sanremo: ecco le pagelle
delle 15 canzoni dei «big»

Chiusa la prima giornata del Festival di Sanremo, ecco le pagelle delle 15 canzoni dei «big», che quest'anno si chiamano «artisti», del nostro inviato Ugo Bacci. Segui tutti gli aggiornamenti nella rubrica «DAL MONDO»

Chiusa la prima giornata del Festival di Sanremo, ecco le pagelle delle 15 canzoni dei «big», che quest'anno si chiamano «artisti», del nostro inviato Ugo Bacci.

ARISA –
"Malamorenò” con le Sorelle Marinetti “en travesti” che fanno molto Carosello anni Cinquanta. Quadretto perfettamente demodé, ideale per una canzone da cartoon che muove buoni sentimenti. Tema forte, occhiali da clown, mossette d'antan. 6/7

MALIKA AYANE
– “Ricomincio da qui”, sofisticata e pop come Malika, la voce più intrigante del Festival. Parole di Pacifico, ispirazione rubata ai versi di Prévert: la poesia di un amore che può finire da un momento all'altro. La libertà è un cielo sopra il pop. 8

SIMONE CRISTICCHI
– "Meno male” che c'è Carla Bruni e aiuta a non pensare a questo paese che manca di egalité e canta il Gioca Giué. Paradosso simil rap per mettere in rima “siam fatti così - Sarko no, Sarko sì”. Italiani brava gente, tra ricatti e seni rifatti, sempre disinformati sui fatti. 6

TOTO CUTUGNO – "Aeroplani” verso l'alto più su, dove il cielo sei tu. Il ritorno al futuro di una melodia larga e sanremese che porterà Toto sino ad Est del successo. I protagonisti della storia si stanno perdendo, lui fa di tutto per salvare il salvabile. 5

NINO D'ANGELO & MARIA NAZIONALE – "Jammo Jà”, muoviamoci, è l'ultimo inno dell' orgoglio sudista. Fusion arabo-partenopea, con Nino-Khaled che dimentica il passato da scugnizzo melodico e si tuffa nelle contaminazioni del presente prossimo. 7

IRENE FORNACIARI & NOMADI
– “Il mondo piange” una ballata intensa e pop che papà Zucchero ha contribuito a scrivere. Buona anche per i Nomadi che stanno alle spalle e aggiungono enfasi alla molla emotiva del refrain. 5/6

IRENE GRANDI – “La cometa Halley”, rock adulto e cantabile, dalla parte di Baustelle, per firma di Francesco Bianconi. Irene ha grinta da chanteuse consumata e calibra l'assetto di una bella canzone che potrebbe bissare il successo di “Bruci la città”. 7

MARCO MENGONI
– “Credimi ancora” viaggia favorita dai bookmaker. E' un prog rock che insegue il sogno del glam di Marc Bolan senza arrivare a sfiorarlo. Tra vocalità estrema e presenza ambigua, col rischio di cadere nell'eccesso e rendere tutto quanto indigeribile. 7

FABRIZIO MORO
– “Non è una canzone” è un reggae'n'roll, anzi una requisitoria. Il modo di Fabrizio di esprimere il suo disagio, sociale, politico, musicale anche. Le chitarre fanno muro e le parole seguono il respiro tronco dell'hip hop. 5

NOEMI – “Per tutta la vita” ad inseguire l'amore e il soffio a colori di una voce manovrata con saggezza, col desiderio estremo di aggiungere suggestione ad una canzone inesorabilmente anodina. 5

POVIA – “La verità” di Giuseppe, studiata a tavolino per far parlare, non solo di Eluana. Teatralizzata in scena alla maniera della sceneggiata in tempi di reality, pensata per arrivare a segno della lacrima e delle classifiche. 5

PUPO/EMANULELE FILIBERTO/LUCA CANONICI
– “Italia amore mio” si cala nel nazional popolare con italica ruffianeria. Polpettone patriottardo con bandiera tricolore, in sintonia con “L'italiano” di Toto e “Italia” di Reitano. Trash da culto. 3

ENRICO RUGGERI – “La notte delle fate”, l'ultima visione al femminile di un cantautore che ama molto le donne. Solito rock alla Ruggeri, tra “quello che le donne non dicono” e quello che le donne dimostrano sul campo del quotidiano. 6

VALERIO SCANU – “Per tutte le volte che” un giovane-vecchio vincitore di “Amici” ripete a Sanremo la solita canzone d'amore, orecchiabile e furba, scritta apposta per il cuore della ragazzine tele votanti. Valerio è l'amico da battere. 6

SONOHRA – “Baby” , finto rock alla Jonas Bros, studiato per viaggiare sereni in modulazione di frequenza. Due chitarre non fanno primavera rock, neanche se le imbracci a mezz'asta. 4

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