Al via il Festival di Sanremo
Dalla Carrà l’appello per i «marò»

Un inizio da brividi. Il sipario che si blocca, due disoccupati saliti su un’impalcatura che minacciano di buttarsi giù. I primi minuti del Sanremo 2014 sono stati l’incipit più difficile della storia del festival. Superato con bravura da Fabio Fazio. LA CANZONE PIÙ BELLA? VOTA IL SONDAGGIO

Un inizio da brividi. Il sipario che si blocca, due disoccupati saliti su un’impalcatura che minacciano di buttarsi giù. I primi minuti del Sanremo 2014 sono stati l’incipit più difficile della storia del festival, un inizio da incubo che Fabio Fazio ha superato con assoluta professionalità.

Il tutto mentre sul festival aleggiava l’ombra di Beppe Grillo, seduto silenziosamente in sala e protagonista solo di un fuori onda - che quindi dalla tv nessuno ha potuto seguire - durante la pubblicità e poi di un comizio al bar. Quasi a fare da contraltare a queste tensioni, Fazio si è concesso in modo davvero inedito per il suo stile lanciandosi in spericolate esibizioni canore, tra la chanson francaise e Silvano di Enzo Jannacci insieme a Laetitia Casta, prima star internazionale ospite dell’Ariston, tornata al festival come una diva che incontra un vecchio amico e accetta di mettersi in gioco, prendendo anche dei rischi, come cantante e ballerina.

I due hanno dato vita a un numero di varietà per certi aspetti sorprendente che ha stupito molti per la performance di Fazio e si è concluso con un omaggio a Enzo Jannacci, con Fabio Fazio che indossava il suo impermeabile e il figlio Paolo visibilmente commosso sul palco.

A prendersi la scena è stata, com’era prevedibile, Raffaella Carrà protagonista di un lungo momento arricchito da una corposa intervista che è stato un viaggio nella carriera di Wonder Woman, come l’ha definita Luciana Littizzetto che ha ripoposto «Rumore» fasciata nel costume originale. La Carrà, che era all’Ariston per festeggiare i 60 anni della Rai, si è esibita con il suo nuovo look e il nuovo repertorio dance con la vitalità che le ha garantito un posto nella storia dello spettacolo. Raffaella Carrà è intervenuta sulla vicenda dei Marò. Durante il suo lungo intervento ha rivolto un appello al governo indiano «perché lascino che i due Marò vengano processati in Italia e fatti tornare a casa».

Sicuramente nella storia c’è già Cat Stevens, Yusuf dopo la conversione all’Islam: dopo «Peace Train» e «Road Singer», in cui si è concesso un omaggio ai Beatles di «All You Need Is Love» il viaggio nell’emozione di «Father and Son», uno di quei brani che sono la colonna sonora personale di intere generazioni. Salutato dall’Ariston con una prolungata standing ovation. In una serata complessa, che ha fatto saltare i tempi della scaletta, il ritmo non è stato sempre fluido.

La coppia Fazio-Littizzetto è una sicurezza, il loro rapporto poggia su basi solidissime e un mestiere ultra collaudato. La gara ha visto in scena i primi sette «Campioni», ciascun concorrente proponeva due brani, il Televoto e il giudizio della stampa seleziona quello che si ascolterà nelle prossime serate.

Arisa resta in gara con «Lentamente», che è sembrato il pezzo più debole, Cristiano De Andrè prosegue con «Il cielo è vuoto», il suo titolo più pop, i Perturbazione (molto deludenti) restano in gara con «L’unica», Raphael Gualazzi e Bloody Betroots vanno verso la finale con la dance di «Liberi o no», Frankie Hi-Nrg Mcva avanti con «Pedala», Antonella Ruggero con «Da lontano», Giusy Ferreri con «Ti porto a cena con me».

Il Festival di Sanremo si era aperto all’insegna delle contestazioni di due lavoratori, e non era la prima volta: accadde già nel 1995 a Pippo Baudo. Stasera se non fosse bastato l’arrivo rocambolesco di Beppe Grillo, assediato da telecamere e cronisti fin all’entrata in sala all’Ariston ma tranquillo in sala, a interrompere il monologo d’apertura dedicato alla bellezza di Fabio Fazio, ci hanno pensato due disoccupati arrivati dalla Terra dei Fuochi, che saliti su una struttura del teatro hanno minacciato di buttarsi giù in segno di protesta contro la difficile situazione del lavoro in Campania.

Mentre Fazio parlava, con un riferimento anche al treno deragliato in provincia di Savona che campeggiava in un’immagine alle sue spalle, i contestatori hanno iniziato a gridare. «Non possiamo più mangiare». Fazio, senza perdere la calma li ha invitati a «non fare sciocchezze». I due uomini hanno quindi consegnato al conduttore una lettera rivolta alle istituzioni.

«Sono lavoratori di Pompei, Napoli e Caserta - ha spiegato Fazio quando, dopo alcuni momenti di grande concitazione, è tornata la calma - che hanno problemi di lavoro e reclamano il diritto alla loro dignità. Non c’è niente di più importante di questo«. «Temevano che Fazio non avrebbe letto la loro lettera - ha spiegato Leone - ma poi li abbiamo riaccompagnati in galleria ad ascoltare il conduttore ed erano commossi, avrebbero anche voluto ringraziare». Poco dopo i contestatori sono stati accompagnati fuori dall’Ariston. Uscendo hanno gridato «Veniamo dalla Terra dei Fuochi, siamo senza stipendio da 16 mesi. Fatelo sapere!».

La protesta dei due disoccupati stasera poco dopo l’inizio del festival di Sanremo ha ricordato, per le modalità, l’episodio dell’edizione 1995. Allora un disoccupato quarantenne residente a Bologna, Pino Pagano, minacciò di suicidarsi gettandosi da una balaustra della galleria del teatro Ariston perchè senza lavoro e disperato e fu «salvato» in diretta tv da Pippo Baudo, che conduceva la rassegna. «Pippo mi perdoni, sono stato consigliato male», scrisse cinque anni dopo Pagano in un fax, rivelando di essere gravemente ammalato e di vedere tutto in una luce diversa. «Mi sono molto pentito delle cretinate che ho fatto, solo per guadagnare una manciata di milioni e un po’ di pubblicità in più - affermò - Ora vedo tutto sotto un’altra luce, provo altre emozioni». L’uomo dopo quell’episodio incise anche un disco e fece, sulla scia di quella breve notorietà, alcune serate in locali pubblici.

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