Radini Tedeschi morì 100 anni fa
Fu maestro di Papa Giovanni XXIII

Una berlina nera corre giù a rotta di collo da Groppino verso Bergamo. Una strada che è una tortuosa lingua di asfalto e sterrato fra paesini della Val Seriana fino al capoluogo. A bordo dell’auto, un vescovo e il suo segretario, mons. Giacomo Maria Radini Tedeschi e don Angelo Roncalli.

Un’afosa giornata di inizio agosto. Una berlina nera corre giù a rotta di collo da Groppino verso Bergamo. Una strada che è una tortuosa lingua di asfalto e sterrato fra paesini della Val Seriana fino al capoluogo. A bordo dell’auto, un vescovo e il suo segretario, mons. Giacomo Maria Radini Tedeschi e don Angelo Roncalli.

Un viaggio di silenzi, con il presule chiuso nel suo dolore. Era stato informato del suo vero stato di salute, un tumore all’intestino, e si era deciso di riportarlo a Bergamo. A morire in episcopio. A soli 57 anni.

Un addio che arriva la sera del 22 agosto 1914, alle 23,30, ore scandite dalla torre del Comune, dopo i tradizionali colpi del coprifuoco, esattamente cent’anni fa, mentre due giorni prima era spirato anche Pio X.

A raccontare gli ultimi istanti di vita è lo stesso Roncalli, in una biografia di Radini, pubblicata nel 1916, riedita nel 1963 e ora in ristampa per le Edizioni di Storia e Letteratura.

Ecco cosa scrisse don Angelo: «Monsignore ripeteva, finché poté, le parole delle invocazioni che gli proponevo. Egli ripeteva parola per parola, ora in latino, ora in italiano. A un certo punto parve che egli non sentisse più e tacqui. Accortosi appena del mio silenzio, aprì gli occhi e mi disse all’orecchio: Coraggio, coraggio, don Angelo, va bene così».

Tutto su L’Eco di Bergamo del 22 agosto

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