«Care aziende, non dite cosa fate
ma mostrate chi siete davvero»

CAPITALE UMANO. Nella seconda puntata della videointervista, Andrea Pontremoli – CEO di Dallara e presidente della Motor Valley – racconta come si costruisce l’attrattività di un’azienda: «Non basta comunicare sui social, bisogna essere un sistema valoriale in cui i ragazzi possano riconoscersi»

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Quando si parla di giovani e lavoro, si finisce spesso per inseguire le mode. Si pensa che basti un post su Instagram, un video su TikTok, una campagna pubblicitaria con il tono giusto. Ma per Andrea Pontremoli – Ceo di Dallara e presidente della Motor Valley – attrarre la Generazione Z significa qualcosa di molto più profondo. «I giovani comunicano sui social, certo. Ma non basta usare i loro strumenti: bisogna saper parlare la loro lingua e soprattutto saper condividere i loro valori», spiega nella seconda puntata della lunga videointervista realizzata dall’Osservatorio Delta Index, il progetto che ogni domenica – con la rubrica «Ciclone Z in azienda» racconta su cinque quotidiani lombardi il rapporto tra aziende e under 27.

Un’azienda giovane per essere davvero attrattiva

Pontremoli parte da un assunto chiaro: «Il sistema più semplice per parlare ai giovani è avere un’azienda giovane». Dallara ha un’età media intorno ai 33-34 anni: «Assumiamo sempre ragazzi, non perché non ci interessino i profili senior, ma perché cerchiamo un sistema valoriale compatibile col nostro. Le competenze si possono acquisire, i valori no».

Competenza, motivazione, valori: le tre spinte umane

È qui che Pontremoli introduce uno schema a tre livelli che andrebbe insegnato in ogni aula di formazione: «Ci sono tre spinte che muovono le persone: il “fare ciò che sai fare” (cioè le competenze), il “fare ciò che vuoi fare” (la motivazione), e infine il “fare ciò che ritieni giusto” (i valori). Quest’ultimo è il motore più potente».

Un esempio? «Se tu vuoi fare l’ingegnere e non lo sai fare, vai all’università e studi. Se sogni di fare il meccanico in Formula 1, impari, ti formi, ti sacrifichi. Ma se una cosa va contro i tuoi principi, non la farai mai. Anche se è più facile o più remunerativa. Ecco perché i valori sono più forti della competenza».

Comunicare chi sei, non solo cosa fai

Per questo motivo, Dallara e la Motor Valley non puntano tanto a raccontare cosa fanno, ma chi sono. «Io non voglio vendere solo prodotti. Voglio raccontare cosa significa essere un sistema sociale dentro un’azienda. I giovani non vogliono solo sapere cosa faranno: vogliono sapere perché lo faranno. E vogliono sentirsi parte di qualcosa di più grande».

La scuola come palestra di vita

Uno dei progetti più significativi in questo senso è F1 in School, un programma rivolto ai ragazzi dai 10 ai 16 anni: «Andiamo nelle scuole e proponiamo un gioco serio: creare un team che possa vincere una gara di Formula 1. Devono organizzarsi, comunicare, progettare, realizzare. Capiscono che l’impresa non si fa da soli. E soprattutto capiscono che la competizione è uno strumento per imparare, non un nemico da abbattere».

Il valore della competizione: imparare dai migliori

E aggiunge: «Noi italiani siamo cresciuti con l’idea che il concorrente vada battuto a ogni costo. Io dico che il concorrente va scelto con cura: se è più bravo, ti costringe a migliorare. A scuola copiavi dai più bravi, no? La competizione, se vissuta nel modo giusto, è un’opportunità per crescere. E questo i ragazzi lo capiscono al volo».

Varano come esempio: aiutarsi per sfidarsi davvero

Non è un’idea astratta: lo si vede in azione ogni settembre, quando 2.000 studenti universitari da tutto il mondo si radunano a Varano de’ Melegari per la competizione Formula SAE, organizzata proprio da Dallara. «Costruiscono le loro macchine da corsa e si sfidano in pista. Ma si aiutano, si scambiano idee, strumenti, competenze. Ho visto i tedeschi regalare un musetto in carbonio agli indiani che erano arrivati con un pezzo in polistirolo non sicuro. Perché volevano vincere in pista, non per squalifica».

Iran e Israele fianco a fianco: quando i giovani ci insegnano

Pontremoli racconta anche un episodio che oggi suona simbolico: «Abbiamo messo i paddock in ordine alfabetico. Accanto c’erano l’Iran e Israele. I ragazzi si aiutavano, condividevano gli attrezzi, parlavano tra loro. E intanto fuori, i loro paesi erano in conflitto. Ecco, questa è la bellezza della competizione e dello spirito dei giovani: non hanno barriere, non hanno pregiudizi, sono pronti a collaborare».

I social servono, ma non bastano

Per Pontremoli, l’energia della nuova generazione è il carburante per il futuro. Ma va coltivata in modo autentico. «Non basta dire: “voglio i giovani in azienda”. Bisogna sapere che significa investire su di loro: nel tempo, nella formazione, nel confronto. E serve un ambiente dove si sentano parte di un progetto».

In questo senso, i social sono uno strumento importante, ma vanno usati con coerenza. «Oggi non si comunica più solo per informare. Si comunica per ispirare, per far vedere chi sei. E questo funziona solo se è autentico. I giovani capiscono subito quando c’è un messaggio costruito o una narrazione forzata. Vogliono realtà vere, vogliono relazioni sincere».

I dati di Delta Index: autenticità come leva di attrazione

Un messaggio che trova conferma anche nei dati dell’Osservatorio Delta Index: solo il 7% delle aziende italiane ha una strategia di employer branding strutturata sui social, e solo il 18% comunica in modo innovativo. Eppure, secondo il decalogo Delta Index, l’84% dei giovani preferisce aziende che mostrano autenticità e trasparenza online.

Condividere un progetto, più che offrire un posto

La seconda puntata dell’intervista ad Andrea Pontremoli conferma che non è sufficiente «apparire» giovani: serve essere davvero un’organizzazione in sintonia con i ragazzi, capace di valorizzarne sogni e motivazioni, e disposta a imparare da loro tanto quanto insegna.Il racconto continuerà giovedì 31 agosto, nella terza puntata della videointervista esclusiva, e sui canali social e web dell’Osservatorio Delta Index.

Per approfondire il tema del rapporto tra AZIENDE e GENERAZIONE Z collegarsi al sito dell’Osservatorio Delta Index

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