«Il lavoro si costruisce con la fiducia. L’ho imparato da mio padre mugnaio»

CAPITALE UMANO. L’amministratore delegato di Dallara e presidente di Motor Valley, Andrea Pontremoli, racconta come un episodio d’infanzia con suo padre gli abbia insegnato a trattare i giovani da adulti: «Dare fiducia non è mai una perdita, ma un’occasione. I giovani ti ripagheranno 99 volte su 100».

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C’è un ricordo che ancora oggi commuove Andrea Pontremoli, ceo di Dallara e presidente della Motor Valley. Non riguarda i motori, le auto da corsa o le sfide manageriali, e lo ha raccontato nella decima puntata della video-intervista per l’Osservatorio Delta Index. In realtà riguarda un dialogo con suo padre, mugnaio a Bardi, in un piccolo paese dell’Appennino parmense. Un momento che a distanza di cinquant’anni continua a guidare le sue scelte di uomo e di imprenditore.

«Avevo tredici anni – racconta – e tre grandi passioni: la velocità, la musica e l’elettronica. Avrei voluto studiare a Parma, ma mio padre non aveva i soldi per pagarmi il collegio. Mi propose di frequentare ragioneria in paese, promettendo che un giorno forse avrei potuto studiare ciò che desideravo».

Andrea non si rassegnò: «Gli dissi, papà, se non posso fare elettronica vengo subito al mulino con te e studierò per conto mio». Fu allora che suo padre, dopo una lunga pausa, pronunciò una frase che gli avrebbe cambiato la vita: «Essere indebitato per 100 o per 101 non cambia. Vai e fai la scuola che ti piace. Io ho fiducia in te».

Un passaggio di consegne

Quelle parole si trasformarono in una responsabilità che Pontremoli porta ancora oggi sulle spalle. «Io ho fiducia in te» non era solo un incoraggiamento, ma un passaggio di consegne. «Da quel momento – spiega – sapevo che la mia scelta ricadeva su di me. E ogni volta che oggi prendo una decisione penso alle 900 famiglie di Dallara che dipendono da quelle scelte».

Da quell’episodio, Andrea Pontremoli ha tratto la sua lezione più preziosa: la fiducia è la base su cui costruire la responsabilità. Non un atto di leggerezza, ma un investimento che, nella sua esperienza, ha dato frutti concreti. «In quarantacinque anni di lavoro – riflette – avrò sbagliato forse nell’1% dei casi, ma nel 99% la fiducia data è stata ripagata. Se invece non l’avessi data, avrei perso il 100% delle occasioni».

Trattare i ragazzi da adulti

È un insegnamento che vale anche per le imprese, soprattutto in un momento in cui il rapporto con le nuove generazioni è segnato da diffidenze e incomprensioni. «Trattare i ragazzi da adulti – osserva Pontremoli – significa trasmettere loro forza. Più presto lo si fa, più diventano consapevoli e capaci».

Non si tratta di delegare senza controllo, ma di responsabilizzare, lasciando spazio all’autonomia e alla crescita. «Dare fiducia a un giovane collaboratore non è un rischio ma una scelta conveniente – insiste –. Significa permettergli di sperimentare, di sbagliare e di imparare. E quando la fiducia viene ricambiata, il valore che torna all’azienda è enorme».

L’intera azienda diventa più forte

Pontremoli parla con la credibilità di chi ha attraversato tutte le fasi del lavoro, dai 27 anni in IBM fino alla guida di una delle eccellenze mondiali della Motor Valley. Eppure il cuore del suo messaggio rimane legato a quel dialogo semplice con suo padre, accanto a un mulino. «Quella frase, “io ho fiducia in te”, ancora oggi mi accompagna. È il modo più vero per dire a un giovane che lo consideri capace e lo responsabilizzi sul futuro».

Oggi, mentre le imprese italiane cercano strumenti per attrarre e trattenere la Generazione Z, Pontremoli indica la via più antica e al tempo stesso più attuale: la fiducia. Perché non c’è employer branding, piano di welfare o percorso formativo che possa funzionare senza quel patto iniziale tra chi guida e chi muove i primi passi.

«Dare fiducia non vuol dire essere ingenui – conclude –. Vuol dire credere nel potenziale delle persone. E quando questo accade, non è solo il giovane a crescere, ma l’intera azienda che diventa più forte».

Per approfondire il tema del rapporto tra AZIENDE e GENERAZIONE Z collegarsi al sito dell’Osservatorio Delta Index

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