J.K. Rowling se la cava
anche senza Harry Potter

L’incipit de «Il richiamo del cuculo» di Robert Galbraith (Salani), letto ovviamente con il senno di poi, poteva già dare qualche indizio su chi potesse celarsi sotto questo insospettabile pseudonimo: una donna assediata dal successo, al secolo J.K. Rowling.

L’incipit de «Il richiamo del cuculo» di Robert Galbraith (Salani), letto ovviamente con il senno di poi, poteva già dare qualche indizio su chi potesse celarsi sotto questo insospettabile pseudonimo: una donna assediata dal successo, al secolo J.K. Rowling.

Siamo nel centro di Londra, sulla scena del crimine: è morta una bellissima modella, Lula Landry, finita male (pare) perché, come spesso accade nel mondo dello spettacolo, si abbandonava a una vita di eccessi. Il luogo dove l’hanno trovata morta sembra il set di un reality show. È essa stessa uno show. In questo thriller molto «classico» si sente il peso di un tema esistenziale che coinvolge l’autrice da vicino: come fare a liberarsi dalla «gabbia» della fama? Lei conosce per esperienza diretta anche il lato oscuro dello star system, e qui lo mette a nudo, entrando anche nei meccanismi più spietati della produzione delle notizie.

L’intento della scrittrice nascosta sotto il nome di Galbraith era liberarsi del suo nome e dell’eredità pesante del maghetto Harry Potter, arrivato al quindicesimo compleanno con all’attivo sette libri, otto film, un patrimonio inesauribile di giochi e gadget. La nostra opinione personale è che si trattava, fin dalle premesse, di una missione impossibile: la sua firma per gli editori è una garanzia irrinunciabile, soprattutto in momenti in cui il mercato editoriale è in pesante affanno. Tanto è vero che il gioco dello pseudonimo è durato davvero poco, giusto il tempo di farle assaporare qualche buona recensione e un po’ di libertà. Ma al di là di questo il libro funziona, e convince di più del precedente «Il seggio vacante». Qui la Rowling si mette alla prova con un genere robusto, seppure completamente diverso dal fantasy magico del suo Potter, ma conferma le sue, già conosciute, doti: il tratteggio abile dei personaggi, l’eleganza stilistica, la capacità di confezionare trame avvincenti cucendo gli elementi migliori della tradizione dopo averli ricombinati in modo personale. Il protagonista Cormoran Strike, detective assoldato dal fratello di Lula per far luce sulle misteriose circostanze della sua morte (sembra un suicidio, ma chissà...), è un reduce della guerra in Afghanistan che mette insieme simpatia, acume e un po’ di malinconia rubacchiati ai suoi più celebri predecessori. La sua «spalla» investigativa è Robin, lavoratrice precaria, in apparenza una segretaria molto inquadrata, ma in realtà capace di brillanti intuizioni. Quindi i personaggi, l’intreccio e la struttura ci sono, l’ambientazione londinese è sempre affascinante. Abbastanza per dire che la Rowling ha trovato una nuova strada (buona) addentrandosi nel poliziesco, e naturalmente ha pensato a una nuova serie: nel 2014 arriva il seguito.

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