Alzano Lombardo: dal VI secolo ad oggi apre le porte della valle

Soldati rientrati dal fronte o dalla prigionia, sono numerosi gli abitanti di Alzano che hanno dato lustro al luogo natìo con la professione, le abilità artistiche e la capacità di curare la famiglia

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Nato nel 1927 dall’accorpamento dei borghi di Alzano Maggiore, Alzano Sopra, Nese, Olera e Monte di Nese, il Comune di Alzano Lombardo è uno scrigno di arte e tradizione. Da sempre considerato il «capoluogo» della bassa Val Seriana, la cittadina conserva infatti nei suoi palazzi, nelle dimore e nelle chiese i segni della sua storia millenaria, dai primi insediamenti risalenti al VI secolo a.C. alla viva comunità dei giorni nostri, composta da oltre 13mila abitanti.

Un territorio ricco che è diventato grande grazie anche alle storie di tante donne e di tanti uomini che hanno lasciato un segno nella cultura bergamasca del secolo scorso e che oggi vi raccontiamo. Partiamo dall’esempio di Margherita Donadoni, scomparsa il 14 febbraio 1971 a causa di grave malattia. Erede di una distinta famiglia alzanese, Margherita, che dedicò tutta la sua vita agli altri, rimase volontariamente sola e fu, come ricordarono al tempo, «l’angelo tutelare della famiglia, prima con gli anziani genitori, poi con fratelli e nipoti». Abilissima nei lavori a mano, la donna, che venne ricordata con grande affetto da tutta la comunità, arricchì di arredi preziose le chiese del territorio, elargendo i suoi avere ai poveri «con grande distacco, generosità e con assoluto riserbo, non volendo neppure essere ringraziata per quello che dava o faceva».

La cittadina, nel novembre dello stesso anno, pianse anche la scomparsa improvvisa, a 58 anni, di Luigi Bonassi, meccanico celibe impiegato in un’industria di Alzano. Luigi morì a causa di un malore nel garage di casa: il suo corpo fu trovato da alcuni vicini di casa che avvisarono subito i familiari della dolorosa notizia. Bonassi partecipò a soli 20 anni all’ultimo conflitto mondiale e fu fatto prigioniero prima in Africa e poi in Inghilterra per più di sette anni. Rientrato in Italia, Luigi dovette sopportare la perdita in poco tempo del padre, della madre e del fratello.

Sposa affettuosa, fu una madre esemplare e piena di attenzione per i due figli Battista e Mario, Bice Rizzi, lasciò alla sua morte, a soli 37 anni nel dicembre 1971, l’amato marito e un grande vuoto, così come profonda impressione suscitò nel settembre 1972 il decesso di Giulio Franchini a 65 anni. Rivenditore di giornali nell’edicola principale del paese, Giulio condivise la vita con la moglie Maria e il figlio Emilio. «Giulio – sottolinearono le cronache del tempo – ha sempre accudito il suo ufficio con dedizione, sicuro di compiere un dovere, specie nella diffusione della stampa buona, quella stampa che poteva arrecare un beneficio ai lettori. E in questa attività il signor Franchini è rimasto occupato per oltre dieci anni, donando a tutti i suoi affezionati amici un sorriso e una cortesia, sempre, con delicatezza e con serietà, rispettoso in ogni circostanza delle opinioni altrui e dei desideri che gli venivano manifestati».

Qualche anno dopo, nel giugno 1974, Alzano salutò per l’ultima volta, dopo una brevissima malattia, Antonio Trussardi, proveniente da una delle più antiche famiglie della parrocchia di Alzano Maggiore, con il padre che fu direttore di una locale scuola di canto e con lo zio per lunghi anni custode della basilica di San Martino. La musica fece parte anche della vita di Bianca Maria Gualini, morta a 71 anni il 10 settembre. La donna, dotata di una bella voce di soprano, portò il nome di Alzano in tutta Italia: da giovane ottenne infatti numerosi successi nei più famosi teatri lirici italiani. Di lei si ricordarono in particolare le interpretazioni di Mimì nella «Bohème» e di Violetta nella «Traviata».

Infine, sempre negli anni Settanta, la comunità di Alzano pianse la scomparsa, nel luglio 1976 a 62 anni, del dottore Nando Zamboni, medico condotto e ufficiale sanitario della cittadina. Laureato all’Università di Pavia, Nando fu chiamato alle armi e, durante la Seconda guerra mondiale, prestò servizio di artiglieria -sul fronte jugoslavo. «Ferito e mutilato – scrisse L’Eco in un articolo pubblicato il 9 luglio 1976 – prestò servizio presso l’Ospedale Maggiore di Bergamo. Datosi poi alla libera professione era divenuto medico condotto ad Alzano acquistando subito molta stima. Partecipò alla lotta della Resistenza, fu membro autorevole del Comitato di Liberazione Nazionale e fu eletto poi primo sindaco di Alzano dopo la Liberazione. Pronto ad ogni chiamata, lo si trovava spesso nelle ore notturne accanto ai suoi ammalati che non abbandonava se non dopo aver prestato tutte le cure che l’arte medica e il suo senso di umanità suggerivano».

Angelina Negroni: panettiera infaticabile diede la vita a 13 figli

La vita di Angelina Negroni, scomparsa a 86 anni nel marzo del 1973, fu «illuminata dalla fede e intessuta di lavoro, di sacrificio, di onestà e di dedicazione al bene degli altri». Madre di tredici figli, Angelina provò il dolore di perderne nove nei primi anni di vita e subì la perdita del marito ancora in giovane età. Rimasta sola con quattro figli, ai quali riuscì comunque ad assicurare una posizione di tutto rispetto, gestì per molti anni un negozio di panetteria, prima a Spirano e poi ad Alzano. Fino alla fine, nonostante gli acciacchi dell’età e un’infermità derivata da una caduta, Angelina conservò un’invidiabile lucidità e un’apertura di mente, continuando ad essere l’anima della famiglia e dell’esercizio commerciale e mostrando «gesti generosi di carità, fatti con la discrezione pudica delle anime semplici e rette».

Michele Rizzi: commerciante che seminava il bene

Noto artigiano e commerciante di Alzano, Michele Rizzi, padre di Mario, Maria Eugenia, Gianpietro, Emma e Antonia, si spense l’11 febbraio 1971 all’età di 78 anni. Descritto come un uomo di non molte parole, tutto dedito al lavoro e alla famiglia, Michele rimase vedevo presto e coltivò per tutta la vita la passione per il suo lavoro. «Aveva un animo sensibile – ricordano le cronache del tempo –, aperto alla comprensione e alla benevolenza. Ha allevato in un clima di convinta cristianità i suoi figli, ai quali ha procurato con il suo lavoro e coi suoi sacrifici una posizione di pieno rispetto. Uomini così, anche se non fanno molto parlare di sè, edificano la famiglia, onorano la società e la comunità in cui vivono, lasciando alla loro morte un tesoro di esempi e un sincero rimpianto di sé».

Pietro Algarotti: da Alzano all’Atalanta vestì la maglia con onore

Nel marzo 1971 la comunità di Alzano Lombardo pianse la scomparsa di Pietro Algarotti, «un uomo molto conosciuto e stimato, benvoluto per la cordialità del carattere, che ne facevano un amico di tutti».

Il 67enne, sposato con Ernesta e padre di quattro figli, prestò servizio per diciannove anni a Bergamo nel Corpo dei Vigili del Fuoco, «prodigandosi sempre – come confermarono gli articoli scritti al tempo – con grande ardimento e coraggio». Pietro fu anche uno sportivo di punta e infatti giocò con qualche fortuna nella vecchia Atalanta. Anche uno dei figli intraprese la carriera da giocatore, vestendo nel 1971 la maglia del Pisa. L’uomo, che abitò in via Tre Venezie all’altezza del civico 15, fu salutato da tutti i suoi compaesani, che si strinsero con grande affetto attorno ai familiari.

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