
(Foto di Foto A. C.)
Ogni civiltà elabora una propria interpretazione su come dare vita ai luoghi destinati al riposo eterno e passeggiare tra le tombe svela senza filtri la memoria, i miti e l’identità profonda di una città
Prima dell’editto di Saint Cloud del 1804, i cimiteri nell’Europa cristiana sorgevano attorno o dentro alle chiese. Le sepolture esterne hanno dato vita alla tradizione dei graveyards, ancora tipici in molte città del Nord Europa e in alcune zone montane del Trentino-Alto Adige. In Italia però si preferiva la sepoltura in chiesa, per stare più vicini alle reliquie dei santi. Con alcuni distinguo, però: i ricchi e i notabili venivano sepolti con una lapide personalizzata, talvolta con incisi anche gli estremi del testamento (come monito ai beneficiati di non dimenticare di pregare per loro). I poveri, invece, finivano in fosse comuni.
Con la crescita delle città, nel tardo Settecento, il problema igienico per le tante sepolture cresce, ma dalla Francia giunge una soluzione. Al tempo, infatti, Parigi era il centro del mondo, a seguito della Rivoluzione Francese, e successivamente per la salita al potere di Napoleone. La leggenda fa risalire l’evento scatenante nella zona in cui sorgeva il «Cimitero degli Innocenti», utilizzato per secoli con accumuli di sepolture, calce e terra che occupavano e minacciavano «il cuore» della città. Durante una cena in un’osteria vicina, una giovane scesa in cantina venne travolta dal crollo di un muro confinante con il cimitero: con esso, invasero la cantina ossa umane e terra. Con l’editto di Saint Cloud (1804), Napoleone impose la costruzione di cimiteri fuori le mura cittadine, in luoghi arieggiati e soleggiati. Inoltre decretò che tutte le tombe dovessero essere uguali, per ribadire l’uguaglianza anche nella morte.
Gli Stati Uniti adottarono un approccio diverso dando vita ai cimiteri «giardino», immersi nella natura, con sentieri, colline e laghetti che favoriscono il passeggio. Tutta Europa (ma per contagio anche l’America) si adeguò allo spostamento delle sepolture lontane dalle città. Riguardo alla personalizzazione delle tombe, la resistenza in Europa fu pressoché totale. Anzi, al di là della ricchezza delle famiglie, ognuno cominciò a rendere unica la tomba dei propri cari e questo approccio portò alla nascita dei cimiteri monumentali. Compatibilmente con la disponibilità dello spazio e del contesto naturalistico, alcune città del Nord Europa hanno seguito il modello del cimitero «vivibile», pur conservando un certo gusto per i monumenti e la personalizzazione delle sepolture. In Italia si sono sviluppati quasi esclusivamente i cimiteri monumentali con marmo, lapidi, statue e cappelle che tengono vivo ed evidente il legame con lo stile austero e religioso delle chiese in cui i corpi sono stati conservati per secoli.
Per parlare di «marketing», torniamo a Parigi, in uno dei cimiteri più famosi del mondo, il «Père-Lachaise» . Questo luogo prende il nome da François d’Aix de La Chaise, confessore gesuita di Luigi XIV, che sulla collina in cui sorge il camposanto trascorse del tempo in quello che era un luogo di convalescenza. Il cimitero venne inaugurato nel 1804 con la sepoltura di una bambina, figlia di un campanaro, seguita da quella di Reine Févez, nonna di un ufficiale napoleonico. All’epoca, però, i parigini non gradivano essere sepolti lontano dal centro, su una collina in un quartiere povero: nel primo anno vi erano solo 13 tombe. Per promuoverlo, nel 1817 il sindaco di Parigi ideò un’operazione di marketing: fece trasferire le spoglie di celebri personaggi come Abelardo ed Eloisa, Molière, Cyrano de Bergerac e La Fontaine. Il cimitero divenne così meta prestigiosa. Nel tardo Ottocento venne costruito il forno crematorio e il colombario. Diversamente da Italia e Spagna, in Francia il colombario ospita solo le urne, poiché la cremazione era vietata dalla Chiesa cattolica fino agli anni ’60. Qui fu cremata Maria Callas, le cui ceneri furono sparse nel Mar Egeo.
Uno dei più affascinanti è il cimitero ebraico di Praga, attivo dal 1300 fino al XVIII secolo.
Con oltre 12.000 lapidi (e molte più sepolture) il cimitero di Praga testimonia secoli di storia ebraica: le tombe, poste una sopra l’altra per mancanza di spazio, sono create con stili diversi e raccontano il gusto di epoche che vanno dal Medioevo all’Illuminismo. Per la particolarità del popolo che le esprime, portano incise anche diverse storie di migrazione. Secondo la tradizione ebraica, sulle tombe si posano sassolini anziché fiori, un gesto che ricorda le sepolture nel deserto segnate con pietre.
Qui è sepolto Rabbi Loew, leggendario creatore del Golem. La leggenda narra che, grazie alla Qabbalah, Loew diede vita a una creatura d’argilla priva di anima, ma obbediente, una sorta di automa molto forte, capace di sforzi sovrumani ma che, ahinoi, a un certo punto avrebbe superato la volontà del suo creatore. Altre storie ebraiche parlano di Golem creati nel IX secolo a Benevento e Oria, ma poi abbandonati dopo un ammonimento divino. Pare che i resti di un Golem di Rabbi Loew siano ancora chiusi in una soffitta della città di Praga. Chi lo trovasse ci scriva!
Nel Bosco dei Cedri, accanto al Giardino delle Rimembranze, riposa dal 2012 Piermario Morosini, il calciatore deceduto in campo, giovanissimo, a causa di un malore. Ad onorare quotidianamente la storia di Piermario, ma anche quella dei genitori e del fratello, ci sono le figure eleganti di un uomo e di una donna, protesi l’uno verso l’altra in una danza eterna. Il giocatore del Livorno è una delle figure a cui la città è fortemente legata.
Quando l’Atalanta vince, sulla sua tomba e su quella di molti tifosi atalantini compaiono sciarpe commemorative, gagliardetti celebrativi e biglietti personali. Non per nulla il cimitero è a meno di un chilometro dallo stadio e di certo i cori di incitamento e le urla di giubilo non sono inascoltati da queste parti.
A poca distanza dal Famedio, all’ingresso del Cimitero di Bergamo riposa dal 1999 Nicola Trussardi, accanto al figlio Francesco. Un mazzo di rose rosse sempre fresche colora la tomba in marmo bianco, mentre lettere lucide sfilano, componendo con grazia il prestigioso cognome di famiglia. Lo stesso stile elegante e sobrio che ha caratterizzato la sua vita.
Nicola Trussardi ha dato vita ad uno dei marchi leader nel campo della moda ed è morto a 57 anni in un incidente stradale. Stessa tragica sorte, qualche anno più tardi, è toccata al figlio Francesco, morto in uno schianto a soli 29 anni. In ricordo di Nicola Trussardi è stata istituita una fondazione non profit che ha come obiettivo la promozione dell’arte contemporanea e della cultura.
Tra i monumenti più antichi del cimitero c’è la tomba appartenuta alla Famiglia Fontana, oggi Tomba Nosari, dove riposa il notaio Peppino Nosari, mancato a soli 63 anni nel 2014.
Notaio di terza generazione, dopo il padre Giovanni e il nonno Francesco, Peppino Nosari aveva iniziato la carriera a Milano e poi si era trasferito a Serina. Con il tempo ha avviato e guidava tre importanti studi notarili, ad Alzano e in via Partigiani a Bergamo e a Clusone. Sposato con una collega, Giulia Quarti, e padre di Maria, Peppino Nosari viveva a Scanzorosciate. Nosari era impegnato nel sociale, in particolare in Malawi con l’Associazione notarile di solidarietà di Bergamo. Quando è mancato, Nosari era presidente dei notai di Bergamo, un ruolo che la sua categoria professionale e la città gli hanno riconosciuto per la competenza e la capacità di relazione.
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