
Ogni vita un racconto / Bergamo Città
Mercoledì 14 Maggio 2025
Un viaggio nel cimitero di Spoon River
«Cemetery Safari» di Claudia Vannucci esplora 37 cimiteri nel mondo, raccontando storie che riflettono passioni, gioie e invidie umane attraverso i luoghi del riposo eterno. Tutto partì dall’«Antologia di Spoon River» di Edgar Lee Masters.
Claudia Vannacci ha imparato che i monumenti, ma soprattutto le tombe, possono raccontare storie. Aveva 12 anni quando lesse per la prima volta l’«Antologia di Spoon River» di Edgar Lee Masters e, se oggi è una gettonata guida turistica e travel blogger che racconta sul suo blog (Viaggi Verde Acido) culture, luoghi e cimiteri, lo deve al mondo che da quelle pagine hanno dischiuso davanti ai suoi occhi.
Certo, non ha inventato certamente il turismo cimiteriale che sin dall’Ottocento vedeva i turisti al Père Lachaise di Parigi a cercare le tombe delle celebrità, tuttavia la sua capacità narrativa è tanto avvincente quanto precisa e rivelatoria.
In «Cemetery Safari» sono ospitati i racconti legati a 37 cimiteri stranieri. Ad aprire i racconti c’è il cimitero-zero, ovvero quello da cui è nata la passione per la visita ai cimiteri: «Oak hill» a Lewistown nell’Illinois. Un cimitero famosissimo, ma che nessuno conosce col il suo vero nome, ma con quello d’arte «the Hill»: è il cimitero dell’«Antologia di Spoon River».
Edgar Lee Masters scrisse la sua antologia nel 1915 e prese a modello il cimitero del paese dove era cresciuto e dove lavorava come giornalista presso un quotidiano locale e come avvocato per lo studio del padre, importante cittadino eletto a sindaco del villaggio per quattro mandati. Nel romanzo che stava scrivendo, Masters cambiò il nome del paese di Lewistown, che divenne «Spoon river», dal nome del fiume che lambisce il cimitero e «Oak Hill» divenne «the Hill», la collina dove tutti dormono. Riguardo alle storie dei defunti, l’autore si servì sia dell’archivio del giornale per il quale lavorava, sia dei segreti di famiglia che vengono confessati solo agli avvocati. Masters cambiò, è vero, i nomi dei defunti, ma lasciò, a quanto pare, intatte le storie associate. Avvenne così che, all’uscita dell’«Antologia di Spoon River», in molti riconobbero peccati e dettagli scabrosi e Edgar Lee Masters dovette fuggire e trasferirsi altrove e il libro fu bandito da librerie e biblioteche della zona dove peraltro lavorava la madre dell’autore (che pure dovette cambiare residenza). Dovettero passare almeno 60 anni perché il libro potesse riapparire sugli scaffali delle librerie del paese.
In «Cemetery Safari», l’autrice prova anche a spiegare il contesto socio economico attuale di Lewiston, per proiettare nel passato la fantasia e ricostruire il frastuono che l’uscita dell’Antologia dovette provocare. La contea di Fulton dista circa 260 miglia da Chicago, ma è un altro mondo. Anzi è Chicago ad essere diversa dal resto dell’Illinois che è un unico immenso campo di mais dove c’è davvero poco da vedere per i turisti: miglia di strade strette e screpolate strade di campagna, affiancate da fossi e ricoperte, in inverno, da una lastra continua di ghiaccio e infestate da cervi che attraversano senza guardare le auto. La maggior parte degli abitanti lavora ancora oggi nell’agricoltura e abita in «uno degli angoli più noiosi e culturalmente isolati d’America». Lewistown conta poco più di 2000 abitanti, un negozio di alimentari e un benzinaio. Attorno si estende un territorio che in America chiamano «Forgottonia» perché è decisamente depressa e isolata. Lewiston può contare su due negozi e su una collina (che è un lusso non da poco) ed è questo il luogo su cui sorge il cimitero «Oak Hill» che è visitabile anche con l’ausilio con una brochure che segnala la corrispondenza tra i personaggi del libro e le persone sepolte a cui l’autore si ispirò. «Chissà se immaginavano che i loro tradimenti sventure, vizi e passioni sarebbero stati sulla bocca delle persone ancora dopo un secolo». Tra le tombe presenti citate nell’antologia di Spoon River, c’è quella del giudice Winters, che nel libro diventa Somers, accanto a quella di Chase Henry, l’ubriacone che per 125 dollari e una bottiglia di whiskey diede fuoco al tribunale per conto di qualcuno che non venne mai scoperto, e per questo non ebbe subito una sepoltura nel cimitero. La ottenne quando gli abitanti di Lewistown gli riconobbero che, grazie al suo gesto, il tribunale sia stato ricostruito nella loro cittadina anziché altrove. Ancora oggi, la tomba marmorea di Chase Henry, ben più elegante di quella del giudice, fa consumare di invidia il giudice Somers che, considerandosi il più erudito degli uomini di legge, non si rassegna a giacere in una tomba anonima. Tutto il mondo è paese.
Natale Pinotti: il sindaco che lasciò il campo per guidare Levate
Fino a 40 anni Natale Pinotti ha vissuto la sua vita tra le mura della sua cascina a Levate e tra i cippi dei suoi campi; gli bastavano il calore della famiglia e i frutti della sua terra. Tuttavia non assisteva indifferente agli eventi della patria. Per questo, fallito lo strapotere di guide presuntuose, egli non esitò ad offrire la sua opera per collaborare alla ricostruzione di quanto restava del grande naufragio lasciato dalla guerra. Dalla prima democratica consultazione elettorale del 1946 uscì eletto Consigliere comunale e, quasi subito, si trovò ad affiancare e spesso sostituire il sindaco Enrico Zucchinali, fino a succedergli una prima volta nel 1948 e definitivamente nel 1949. I primi passi della novella Amministrazione furono particolarmente difficili: tanti erano i bisogni di Levate che nessuno aveva il coraggio di assumersi la responsabilità di affrontarli. Varie furono le persone indicate per la carica di sindaco e altrettante furono le lettere di rifiuto.
Quando si profilò la prospettiva di affidare il Comune alla gestione di un Commissario prefettizio, si oppose energicamente il Pinotti sopportando, di conseguenza, d’accettare la carica di sindaco. Fu allora che il suo coraggio si impose all’ammirazione degli altri e alla sua stessa natura di umile contadino. Si diede subito da fare: studiò attentamente ogni problema di Levate mettendo sul tavolo del Consiglio comunale di volta in volta quelli che sapeva di più urgente soluzione. Bussò a tanti uffici e lavorò sodo, anche materialmente. Chi non lo vide «palinare» strade o terreni, ispezionare fognature, misurare muri, sorvegliare «cantieri di lavoro per disoccupati»?
Una tragica sventura lo arrestò improvvisamente: quando l’amato figlio Angelo perse la vita sulla strada di casa sembrò che tutto gli fosse crollato attorno. Tuttavia le sue dimissioni furono respinte dall’intero Consiglio comunale che gli fu vicino con affettuosa testimonianza di sincero cordoglio. La fede cristiana operò il resto nella sua forte anima ed egli, pur provato, si rimise al lavoro. Abbiamo ancora sotto gli occhi le sue opere: scuole, casa comunale con ambulatori e ufficio postale, farmacia, strade asfaltate, fognature, acquedotto, cimitero. Ben disse il parroco rendendo omaggio in chiesa alla sua salma: «Tutto ci testimonia le cure prodigate da Pinotti ad ogni bisogno di Levate». Un’altra sventura doveva colpirlo negli affetti più cari: la morte della figlia Orsola, sposa esemplare e giovane madre di due tenere creature. Ancora una volta la fede gli diede la forza, ed egli fu colonna di sostegno per la moglie, i figli, il genero e i nipotini. E continuò ad operare per il prossimo, anche in diverso modo: amava infatti intrattenersi con tutti, sempre pronto a dire una parola buona, a dare un saggio consiglio, a offrire il suo appoggio. Per tutto questo fu stimato e benvoluto. Qualcuno lo propose per una ricompensa civile e il Presidente della Repubblica lo insignì del Cavalierato al Merito. Egli accettò l’alta onorificenza senza falsi pudori e con la convinzione che la cosa avrebbe stimolato altri a dedicarsi, come lui, al bene altrui. Alla consultazione elettorale del 1970, conscio d’aver dedicato tante energie a Levate per ben 25 anni, lasciò che altri organizzassero la nuova compagine amministrativa e si ritirò a godere, come un tempo, delle genuine cose tanto care al cuore: la famiglia, l’antica e nuova dimora, i campi. Il funerale, svoltosi nell’ottobre 1973, vide tanta gente stretta attorno al suo feretro, da quella più distinta a quella più umile. Al cimitero un ragazzo ringraziò del gran bene operato per Levate dal Cav. Natale Pinotti chiamandolo ancora una volta «Caro Signor Sindaco».
Ricordo di: Desdemona Pinotti
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