«A Losanna il sogno di suonare il flauto traverso in un’orchestra»

LA STORIA. Di Grumello, Angela Borlacchi oggi vive in Svizzera. Premiata al concorso Severino Gazzelloni di Napoli, ha ereditato la passione per le note dalla mamma.

Suona il flauto da quando aveva 15 anni. Oggi, che di anni ne ha 27, vive a Losanna, in Svizzera, dove è riuscita a coronare il suo sogno: lavorare come musicista d’orchestra. Nel mezzo gli anni al Conservatorio, la laurea magistrale in flauto a Modena, l’Accademia a Roma.

Angela Borlacchi, originaria di Grumello del Monte, dalla riva del lago Lemano dice di sentirsi a casa. Il lago circondato dalle montagne e il clima mite le ricordano la vita sul lago d’Iseo e in Valcalepio, dove ogni tanto torna per trovare gli affetti familiari. Lasciare l’Italia è stata la «condizione» per riuscire a realizzarsi come musicista. Ma per il futuro, ammette, le piacerebbe tornare a casa e poter lavorare in un’orchestra italiana.

«Sia mio nonno materno, Giovanni Belotti, sia mia madre Adele sono musicisti – racconta Angela –. Ho iniziato a suonare quando avevo 15 anni e mi sono subito innamorata del flauto traverso. Diciamo che la passione per la musica è sempre stata di casa. Mio nonno ha sempre suonato la fisarmonica a livello amatoriale e ha spronato i figli affinché studiassero musica. Mia madre si è diplomata al Conservatorio e oggi fa la pianista di professione».

Una passione di famiglia

La musica nei geni di famiglia l’ha portata a dedicarsi anima e corpo al flauto e poi anche all’ottavino, dopo aver iniziato il suo percorso con il corpo bandistico di Grumello. «Appena ho visto il flauto me ne sono innamorata e ho capito che quello sarebbe stato il mio strumento – prosegue la giovane musicista –. A 17 anni sono entrata in Conservatorio e mi sono diplomata al corso triennale del Luca Marenzio di Darfo Boario Terme. In contemporanea frequentavo il liceo linguistico “La Traccia” e dopo la scuola raggiungevo la Vallecamonica per studiare flauto e perfezionarmi. Non è stato facile, ma non ho mai pensato di mollare. Da quando sono entrata in Conservatorio, infatti, una cosa è stata chiara fin da subito: da grande avrei fatto la musicista».

Gli studi a Modena e Roma

Anche dopo la maturità linguistica Angela Borlacchi ha proseguito sulla strada della musica che l’ha portata a trasferirsi temporaneamente a Modena per gli studi magistrali in Conservatorio. «La competizione per i flautisti è spietata – ammette –: per riuscire in questo lavoro bisogna investire molto tempo e studio».

Tre anni fa si è laureata in flauto all’Istituto musicale pareggiato Orazio Vecchi Tonelli di Modena per poi entrare all’Accademia di Santa Cecilia a Roma. «In Italia non c’è niente di meglio di un corso post master con Andrea Oliva –. racconta ancora –. Ho fatto avanti e indietro da Roma a Grumello per un po’ di mesi, mentre nel frattempo ho proseguito con i concerti, suonando nelle orchestre come aggiunta o come solista, oltre a tenere lezioni di musica privatamente e in alcune accademie».

«Qui grande considerazione»

Da più di un anno la giovane musicista di Grumello del Monte si è trasferita a Losanna. «Mi trovo molto bene, specialmente per la considerazione che gli svizzeri hanno dei musicisti –. spiega la giovane –. In Italia la musica purtroppo è vista quasi sempre come un hobby e quasi mai come una professione vera e propria. Invece qui, sia a livello salariale che a livello di considerazione generale, è vista come una professione al pari delle altre. Lo si percepisce dal rispetto che le persone dimostrano nei confronti dei musicisti e degli artisti di ogni genere».

In Svizzera Angela si divide tra il lavoro come flautista nelle orchestre della zona, le ore di studio a casa e alla «Haute Ecole de Musique» nella classe di José-Daniel Castellon, uno dei più importanti docenti di flauto dei nostri tempi. «Per i flautisti è diventato difficile anche solo essere ammessi in una classe – sottolinea –. Sono molto soddisfatta del mio percorso, anche se mi piacerebbe poter tornare in Italia. Non è stato un cambiamento di vita radicale o uno choc trasferirmi qui, come invece avevo immaginato all’inizio».

La vita senza automobile

Nel settore musicale, però, a fare la differenza sono proprio le differenze tra Italia e Svizzera: «Qui le città finanziano molto di più i progetti culturali e la gente di tutte le età partecipa in maniera attiva, senza distinzione, cosa che in Italia sta venendo sempre di più a mancare, perché il pubblico “medio” che va ad ascoltare i concerti di musica classica, ma non solo, è prevalentemente composto da appassionati o persone anziane». Un altro aspetto che fa guadagnare punti alla Svizzera, rispetto all’Italia, è quello legato alla mobilità e ai servizi per il trasporto pubblico. «Quando torno a Grumello prendo il treno a Ginevra e, arrivata a Domodossola, bisogna cambiare linea – dice lasciando intendere i disagi dei pendolari che si spostano sulle linee ferroviarie italiane –. C’è un abisso tra i due mondi. Tra l’altro Losanna è talmente ben servita dai mezzi pubblici che sono venuta qui senza automobile. Anzi, in centro sono in molti a non possederne una perché diventerebbe quasi un impiccio, non si saprebbe dove metterla».

Di recente, con il suo ottavino, Angela ha vinto anche il prestigioso concorso internazionale Severino Gazzelloni, tenutosi a Napoli. Dopo aver superato le selezioni, è stata selezionata tra gli undici finalisti, che si sono cimentati nell’esecuzione di brani contemporanei e di recente composizione, e nel Concerto di Liebermann, «uno dei più difficili, se non il più difficile per ottavino», ribadisce.

Il premio Severino Gazzelloni

Per raggiungere un livello così alto servono impegno, passione e dedizione. Qualità che, da bergamasca qual è, ad Angela non mancano. «Per il futuro? Mi piacerebbe molto riuscire a vincere un concorso per ottenere un posto fisso in una orchestra italiana – conclude –. Dallo Stato non arrivano molti sostegni economici alle realtà musicali ed è per questo che noi musicisti siamo costretti a cercare lavoro altrove, spesso all’estero. Ma mi piacerebbe molto riuscire a tornare, un giorno. Nel frattempo trascorro le mie giornate a esercitarmi per tenere il passo, sotto ogni punto di vista».

«Basta lasciare lo strumento nella custodia per un paio di giorni che il livello cala decisamente. E quando non suono e non studio musica c’è il lago Lemano, che mi fa sentire a casa in ogni momento» conclude.

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