Da Bolgare a Saint Louis per fare ricerca sull’Alzheimer

LA STORIA. Silvia Penati vive con il marito e il figlio negli Usa. Specializzata in Biologia, oggi studia il ruolo del sistema immunitario nelle malattie degenerative. Racconta la tua storia di bergamasco all’estero scrivendo a: [email protected].

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Partire lasciando tutto per ricostruire una vita da zero in un nuovo continente, insieme. Questa la scelta di Silvia Penati, classe ’91 originaria di Bolgare, con il marito Luca Garlaschi e il figlio Alessandro che ha compiuto tre anni il 17 giugno.

Il dottorato ad Ann Arbor

Una scelta coraggiosa, dettata dalla volontà di ricercare nuovi stimoli e nuove esperienze per una crescita personale e professionale. Silvia, una laurea triennale in Scienze biologiche all’Università degli Studi Milano-Bicocca, ha proseguito con la magistrale in Biologia nella stessa università. Il corso di laurea prevedeva un anno obbligatorio di laboratorio per poter scrivere la tesi e, già allora, Silvia scelse di effettuare un’esperienza all’estero partendo per l’America, paese d’eccellenza nell’ambito della ricerca.

Dopo l’anno trascorso alla Michigan Medical School ad Ann Arbor, la scelta di tornare in Italia è stata dettata dal cuore. «Mi avevano chiesto di fermarmi per il dottorato, ma appena prima di partire mi ero riavvicinata con il mio primo fidanzato, ci siamo conosciuti quando avevo sedici anni e ora è mio marito – spiega Silvia – ci eravamo appena ritrovati e dunque volevo rientrare a casa».

In Humanitas

Una volta in Italia, Silvia ha proseguito gli studi alla Humanitas University di Milano con un PhD in Molecular and Experimental Medicine. Durante il dottorato, nel 2020, è nato il figlio della coppia, Alessandro, e, nel 2021, Luca e Silvia sono convolati a nozze. Un anno dopo, nel 2022, la scelta di partire per l’America, dove Silvia oggi lavora a tempo pieno presso la Washington University di St. Louis, occupandosi di studiare il ruolo del sistema immunitario nelle malattie neurodegenerative, in particolare nell’Alzheimer.

«Abbiamo preso questa decisione come famiglia, perché, ovviamente, o saremmo partiti tutti o non partiva nessuno – continua Silvia -: Luca ha affrontato la scelta più complessa, il lasciare tutto per dirigersi verso l’ignoto. Si è licenziato e, una volta arrivati qui, ha tenuto Alessandro mentre attendeva le varie procedure burocratiche legate alla richiesta dei documenti e, ad ottobre, ha trovato lavoro nel suo campo, come tecnico specializzato nell’automazione».

L’asilo a St. Louis

Il piccolo Alessandro è ora iscritto a un asilo locale e si è adattato molto facilmente «gioca con i suoi amichetti del nido, parla inglese, lo vediamo felice – racconta Silvia –: inoltre, abbiamo trovato una community di italiani con cui abbiamo da subito legato tantissimo e questo fa sentire un po’ a casa».

Silvia, nel suo laboratorio, collabora quotidianamente con colleghi stranieri di diverse nazionalità, italiani, brasiliani, portoricani, portoghesi, indiani, cinesi, croati. «È un laboratorio internazionale che riflette il “melting pot” americano, mi piace tantissimo la possibilità che questo Paese offre di entrare in contatto con culture diverse e scoprirle».

Ambiente internazionale

La scelta di partire è stata faticosa anche dal punto di vista famigliare: lasciare nonni, fratelli e amicizie è sempre difficile, ma fortunatamente la tecnologia aiuta a mantenere i contatti. «È proprio vero che si apprezzano le cose solo quando non le si ha più. Da quando sono qui ho realizzato che, come si vive in Italia, non si vive da nessuna parte. Il nostro cibo, le amicizie, le interazioni che abbiamo con le persone sono diverse. Gli americani sono molto carini, aperti e disponibili, ma nelle relazioni creano, a mio avviso, rapporti meno forti – commenta Silvia -. L’Italia è veramente bella: da quando siamo qui ne abbiamo rivalutato moltissimi aspetti, a partire dalla cultura, passando per i paesaggi, fino ad arrivare allo stile di vita, tuttavia gli stipendi bassi e l’assenza di valorizzazione verso la meritocrazia sono punti critici che spingono a cercare opportunità altrove».

Italia, pro e contro

L’idea in un futuro di tornare in Italia c’è, ma la coppia lascia le porte aperte alle occasioni che la vita porgerà loro in entrambi i Paesi. Silvia, entusiasta della vita e desiderosa di cogliere al massimo tutte le occasioni che questa può offrire a lei e alla sua famiglia, ha maturato la scelta di partire non solo per il fatto che la ricerca in Italia non viene ancora sufficientemente valorizzata, ma anche per vivere un’esperienza personale da cui imparare. «Mi reputo una persona energetica e positiva, cerco di vedere il bello in ogni situazione e persona» dice.

«Ogni giorno cerco qualcosa per migliorarmi rispetto al giorno precedente e questa esperienza mi sta insegnando sicuramente tanto – commenta Silvia – spesso quando prendo delle scelte non penso molto alle conseguenze, colgo l’attimo cercando di non rinchiudermi nella paura di ciò che può succedere, ma sfruttando quello che la vita ci offre e affrontando le fatiche che prendere le scelte meno comode può portare perché, in fondo, è proprio da questo che nascono le soddisfazioni migliori».

La coppia è contenta di trovarsi negli Stati Uniti che, in questo momento della loro vita, sentono come il loro posto nel mondo. Come in ogni esperienza della vita, fatiche e imprevisti sono da mettere in conto, ma le preoccupazioni e le difficoltà sono parte del gioco ed è proprio dalle fatiche che nascono le soddisfazioni migliori.

Un futuro aperto

«Spesso da casa desiderano per me una vita più “facile”, ma la verità è che mi sentirei rinchiusa in un’altra vita, sono fermamente convinta che ognuno deve trovare e inseguire la propria felicità. Il fatto di non sapere con certezza cosa farò e dove sarò nel futuro mi piace, mi dà l’idea di avere ancora il futuro aperto e da scrivere. Un po’ come quando vai all’università e ti chiedono cosa farai dopo, ci si apre a ciò che la vita porta. L’incertezza può spaventare, ma permette di accogliere una dinamicità ricca di occasioni e sorprese. Mi sento soddisfatta del percorso lavorativo che sto facendo, ma sono felice al tempo stesso di poter immaginare il mio futuro in mille modi. Non vedo l’ora di vedere dove questa strada mi porterà, chi mi porterà, e i paesaggi che mi mostrerà».

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