Da San Pellegrino al Canada: «Lavoro in un panificio e vivo tra gli orsi»

LA STORIA. Sheila Cavagna: «Mi sono innamorata di questo Paese durante il viaggio di nozze e nel 2019 ci siamo trasferiti». «A Vancouver educati al contatto con la fauna selvatica».

L’infanzia in Val Brembana, il matrimonio e il trasferimento in Canada nel 2019. Sheila Cavagna, 29enne di San Pellegrino Terme, dopo la luna di miele, nel 2017 a Vancouver, ha deciso di trasferirsi lì insieme alla figlia e al marito italo-canadese. Da poco si sono spostati ulteriormente, a 900 chilometri da lì, nella città di Calgary dove Sheila lavora in un panificio.

Il viaggio di nozze

«Ho trascorso la mia vita in Valle Brembana – racconta –: dopo gli studi al Centro formazione professionale (Cfp) di San Giovanni Bianco, ho iniziato a lavorare nell’ufficio acquisti di un’azienda locale, sempre a San Giovanni Bianco. Lì ho conosciuto persone meravigliose che mi hanno aiutata a crescere, sia lavorativamente che personalmente. Nel 2017 mi sono sposata e con mio marito che è italo-canadese abbiamo deciso, per il viaggio di nozze, di visitare Vancouver, in Canada, dove ovviamente ci abbiamo lasciato il cuore. Tornati in Italia l’idea di trasferirci era sempre più presente in noi, quindi dopo la nascita della nostra piccola, nel 2019 siamo partiti per Vancouver».

L’impiego da «busser»

«Arrivata lì ho iniziato a lavorare in una pizzeria come “busser”, ossia la figura che si occupa di portare gli ordini in tavola, spiegare le pietanze, sparecchiare e tenere tutto in ordine, ma dopo poco ho cambiato – racconta Sheila Cavagna –: gli orari lavorativi non coincidevano con l’asilo nido e il lavoro di mio marito, così ho iniziato a lavorare in una pasticceria industriale come supervisor di linea. Con il mio team facevamo 1.800-2.000 torte al giorno destinate ai grandi supermercati».

A spasso con gli orsi

«Vancouver è una città meravigliosa, molto verde – racconta ancora Sheila –: infatti la British Columbia è la seconda foresta pluviale più grande al mondo: ci sono moltissimi animali che si incontrano tranquillamente in città. Io ho potuto vedere orsi a pochi metri di distanza, le persone sono abituate e conoscono molto bene i rischi e come comportarsi. La fauna selvatica è protetta e non si deve interferire con gli animali selvatici: loro camminano liberamente ovunque essendo casa loro».

Un Paese multiculturale

«La cultura è varia, ci sono persone da tutto il mondo ed è un bellissimo scambio culturale. Per quanto riguarda il cibo, ovviamente, vince quello italiano. Penso sia la parte più difficile di vivere all’estero, perché non si trovano alimenti di qualità e buoni come in Italia. Io amo moltissimo cucinare, e quindi mi arrangio: faccio quasi tutto in casa, dal pane alle lasagne. Sentiamo moltissimo la mancanza dei formaggi, soprattutto quelli straordinari della mia Val Brembana. Qui, ahimè, esiste solo il cheddar come “formaggio”, e se vuoi acquistarne uno estero devi essere disposto a spendere un capitale e ovviamente non è fresco. Appena qualcuno viene a trovarci, gli facciamo mettere una forma di Branzi in valigia».

Qualche problema con la lingua inglese, ma l’ambientamento è stato facile. «Mi sono ambientata subito molto bene – confessa la 29enne –, diciamo che sono una persona che si adatta con particolare facilità a tutto, anche alle situazioni nuove. Per quanto riguarda la lingua inglese, all’inizio per me è stato molto difficile».

L’inglese fondamentale

«Il mio livello di conoscenza era molto base, facevo fatica a capire le persone parlare e soprattutto a formulare delle frasi. Fortunatamente le persone qui sono molto pazienti: sono consapevoli della multiculturalità del posto, non tutti parlano in maniera fluente l’inglese, e per questo cercano di aiutarti in tutti i modi e ti comprendono. Ora non sono ancora una madrelingua esperta, ma posso dire di cavarmela egregiamente e di dialogare tranquillamente con le persone. Mia figlia parla sia italiano che inglese: in casa usiamo la nostra lingua madre, mentre fuori si parla inglese».

Il panificio a Calgary

«Alcuni nostri amici inoltre, le stanno insegnando il portoghese e lo spagnolo, quindi sta avendo l’opportunità di imparare molteplici lingue: il privilegio di giocare e condividere tempo con persone di diverse etnie. Abbiamo infatti stretto rapporti di amicizia con persone provenienti da ogni continente, e scopriamo sempre cose nuove. E’ meraviglioso. Mio marito è bergamasco, nato e cresciuto a Bergamo, ma il padre è originario di Toronto, e così ha ottenuto la doppia cittadinanza. Prima, a Vancouver, lavorava per la filiale canadese di Lamborghini, mentre ora si occupa di vendite per un concessionario di moto e fuoristrada. Io invece lavoro in un panificio».

L’inverno canadese

Da poco la famiglia si è trasferita a Calgary, città cosmopolita nella regione di Alberta. «Qui avremo davvero a che fare con il primo vero inverno canadese – aggiunge –, chissà come sarà, ma sicuramente ce la caveremo. Del Canada apprezzo molto il paesaggio e la tranquillità dei posti, le persone sono molto amichevoli, cordiali ed è davvero facile trovare impiego. I ritmi di lavoro sono molto più tranquilli rispetto a quelli di Bergamo: si lavora bene con le persone, e riconoscono il valore di ciascun dipendente».

Ritmi più rilassati

«Il sistema sanitario è molto simile a quello italiano, e la sanità è quasi sempre gratuita. I canadesi amano fare i barbecue, ma usi e costumi variano molto. Ora avremo modo di scoprire cosa fanno gli abitanti di Calgary durante l’anno, e anche quello che offre la città. A Vancouver durante l’estate vengono proposti molti festival in città, e ci sono diverse cose da vedere, soprattutto parchi e aree naturali. Nel tempo libero ci piace molto camminare oppure andare con la moto da cross. Qui stiamo bene: torneremo in Italia, per le vacanze, ma sicuramente non a vivere stabilmente».

«A chi ha in mente di partire e provare un’esperienza simile, consiglio di mettersi in viaggio con una mentalità aperta e tanta voglia di scoprire luoghi nuovi e culture diverse. Ci sono varie modalità per entrare in Canada, sia facendo la classica vacanza, ma anche chiedendo un visto. Tra questi c’è il “working/holiday visa”, che consente di lavorare un anno e successivamente fermarsi un altro anno per fare una vacanza. Il resto poi viene da sé: non servono grandi qualifiche ma solo voglia di fare, e questa caratteristica non manca ai bergamaschi».

Bergamo senza confini

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero: è il progetto Bergamo senza confini promosso da «L’Eco di Bergamo». Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Info a [email protected].

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