Giorgia, da Casnigo all’isola di Rottnest: cucina italiana fra i canguri

LA STORIA. La 29enne Giorgia Croci abita da un anno vicino a Perth in Australia. Grafica in Valle Seriana, ha cambiato vita dopo il Covid. Lavora in un ristorante su una piccola isola: «Ma non mi fermo».

È stata la pandemia a riscrivere le priorità di Giorgia Croci, 29enne di Casnigo: voglia di viaggiare e mettersi in gioco. Dallo scorso novembre ha lasciato la Valgandino e vive infatti dall’altra parte del mondo, in Australia, non lontano dalla città di Perth. Ad arricchire il suo bagaglio anche esperienze precedenti in Svizzera.

«Dopo la scuola media – confessa –, ho scelto un percorso di studi con indirizzo linguistico, ma mi sono accorta molto presto che non faceva per me. Così ho preferito orientarmi sul settore grafico, iscrivendomi a grafica pubblicitaria e ottenendo il diploma. Subito ho avuto l’opportunità di fare uno stage per un’azienda del settore, vicino casa, a Vertova, e dopo la trasformazione del contratto in indeterminato, sono rimasta lì sino alla mia decisione di “cambiare vita”. Si trattava di una realtà piccola, ma dove mi sono sempre trovata bene. Nel frattempo lavoravo anche nel fine settimana come cameriera in bar e ristoranti della zona per riuscire a mantenermi».

I dubbi dopo la pandemia

«Con l’arrivo della pandemia, che ha inevitabilmente stravolto un po’ le vite di tutti, ho iniziato a pormi alcune domande – ricorda Giorgia Croci –. Sono felice del lavoro che faccio? Voglio fare questo tutta la vita? Cambio settore? Tutti quesiti che mi frullavano nella testa e così è stato per circa due anni. Finché, nel 2023, mi sono presa tre settimane per fare un viaggio in Sud America, in Colombia, e lì ho capito che avevo un gran desiderio di viaggiare, prendermi del tempo per girare il mondo e scoprire nuove realtà».

Nuovo lavoro in Svizzera

«Così, al culmine della mia “crisi lavorativa”, un’amica mi propone di andare a lavorare dove si trova lei, in un hotel in Svizzera – racconta ancora Giorgia Croci –. Mi dice che in zona i bergamaschi sono visti di buon occhio, hanno avuto buono esperienze con loro, e avrei avuto grandi probabilità di essere presa. Mando la candidatura e in pochissimo tempo mi chiedono quando voglio iniziare. Ci rifletto, ma nemmeno troppo, e mi prendo un anno di aspettativa. Così parto e raggiungo l’albergo sito nel Canton Berna, per fare la stagione estiva. Prima lavapiatti, poi come supporto anche al team pulizie, e alla fine mi propongono di andare in cucina e fare l’aiuto-cuoco. Perché no? E mi lancio anche in questa nuova esperienza».

La malattia e le cure

Nel frattempo, l’idea dell’Australia inizia a farsi spazio tra i pensieri di Giorgia Croci, ma un problema di salute la costringe e rimandare la partenza. «Finita l’esperienza in Svizzera – prosegue –, decido di tornare a casa. Avevo scoperto di avere un problema allo stomaco e ho preferito rimanere a casa per curarmi al meglio. Mi si presenta un’occasione per tornare in Svizzera, e lavorare lì per la stagione invernale 2023-2024. Decido di partire, e vado a fare l’aiuto-cuoco in un albergo nel Canton Vallese. Avendo già avuto esperienza in Svizzera, è stato facile trovare un nuovo lavoro lì. Una volta concluso rientro a casa, e durante l’estate lavoro in Valgandino, in zona monte Farno».

Biglietto di andata per Perth

«Finalmente a novembre 2024 parto per l’Australia. Biglietto sola andata, e arrivo lì 24 novembre. Mi stabilisco nella zona di Perth, e sin da subito ho occasione di conoscere moltissime persone. Avevo il “pallino” per questa terra: mi ero informata e sapevo che lì era facile trovare occasioni di lavoro, e soprattutto c’è il Working Holiday Visa, che fino ai 35 anni, consente agli immigrati di poter lavorare e viaggiare allo stesso tempo. Proprio quello che faceva al caso mio. Ora lavoro in un ristorante, sull’isola di Rottnest, vicino a Fremantle, dove ho trovato casa. Si cucina italiano, quanto meno ci si prova (ride, ndr). Lavoro circa sette ore al giorno, per cinque giorni. Potrei anche fare di più volendo, ma per il momento va bene così».

«Ripagati dal mettersi in gioco»

«Sono qui da poco, ma sin da subito ho notato che se si ha voglia di fare, di imparare, di mettersi in gioco, si viene ripagati: c’è sicuramente molta più meritocrazia rispetto all’Italia, dove è difficile fare la “scalata”. La paga è molto buona, anche se il costo della vita è caro. Diciamo che se non si esagera, soprattutto con le uscite, c’è la possibilità di risparmiare parecchio. Condivido la casa con una ragazza che ho conosciuto proprio all’arrivo in aeroporto: ci siamo scambiate i contatti, e ci siamo risentite poi successivamente per diventare coinquiline».

I legami tra i giovani

«Una delle cose che ho apprezzato molto, sin da subito, è l’empatia e la forte condivisione che si instaura tra i ragazzi che emigrano in Australia - spiega la 29enne –. Vivendo tutti la stessa condizione, è come se ci si sentisse “fratelli”, parte della stessa famiglia, e conta l’uno sull’altro. Questo aiuta su diversi fronti: nell’avere meno malinconia di casa, ma anche nel socializzare. Quando ero in Svizzera, essendo in località piccole e spesso un po’ sperdute, si faceva amicizia con i colleghi e basta. Le occasioni di socializzare erano molto limitate, invece qui si possono conoscere tante persone, provenienti dai posti più disparati del mondo, con culture e abitudini diverse. È bello ed arricchente».

I sogni nel cassetto

La casnighese ora pensa a godersi l’avventura: per il rientro a casa c’è tempo. «Ora voglio restare qui per un po’ – spiega –, poi mi piacerebbe fare un salto in Nuova Zelanda, che è qui vicino, magari per un anno, e poi rientrare in Australia. Vorrei approfittare anche della vicinanza con l’Asia, per fare un bel giretto anche lì. Bali, ad esempio, è a poche ore di volo da qui. Insomma, l’idea è quella di viaggiare per un bel po’, dopo di che valuterò se vorrò tornare a casa».

Nostalgia dei nonni

«Ovviamente un po’ di nostalgia c’è: aldilà del cibo, che è scontato dirlo, mi mancano i miei cari, soprattutto i nonni. Ma per ora, sono comunque felice ed entusiasta della scelta fatta: è scontato avere paure, soprattutto all’inizio, quando si lasciano le proprie certezze e non si sa quello che si troverà. Ma poi una volta presa la “rincorsa”, le sensazioni sono positive e ci si arricchisce davvero molto. Ne vale la pena».

Bergamo senza confini

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