«I grattacieli in Canada
hanno un’impronta
made in Bergamo»

A 45 anni vive a Toronto con la famiglia. Con la moglie hanno lasciato il posto fisso a Bergamo. Ora è a capo di un’impresa. «L’ho fatto per i miei figli». «La scelta di trasferirci a Toronto è nata dai miei viaggi di lavoro in cui ho potuto vedere le differenze tra il Canada e l’Italia. Cosa ho visto? Un futuro migliore per i miei figli in Nord America, dove ci sono maggiori opportunità. La scelta, infatti, è stata fatta sui nostri figli, visto che io avevo il mio lavoro alla Italpresse e mia moglie lavorava per Spm e per Sesaab Servizi nella segreteria di Bergamo Tv».

Luca Tosetti, 45 anni, originario di Bergamo, quartiere Pignolo, spiega così i motivi della scelta che hanno portato lui e sua moglie, Silvia, a trasferirsi dal centro di Bergamo, dove vivevano, all’altra parte del mondo nel 2013 con i due figli, Simone e Alessandro, che all’epoca avevano rispettivamente 7 e 3 anni.

«Dal 2002 ho iniziato a viaggiare costantemente in tutto il Nord America per lavoro, all’epoca lavoravo per l’Italpresse di Bagnatica. Così, visitandole periodicamente, ho avuto l’opportunità di conoscere le maggiori città nordamericane. Dal 2012, poi, ho iniziato a pensare che la cosa migliore per la nostra famiglia e per il nostro futuro sarebbe stata quella di trasferirci in Canada. Così, nel 2013 abbiamo fatto il grande passo». Nel nuovo continente Luca ha lavorato per tre anni in un’azienda canadese nel campo delle macchine per la lavorazione del legno. «A settembre 2016, poi, ho deciso di fare il salto e insieme a un ex collega, Emin Osun, turco trasferitosi in Canada per lavoro, abbiamo aperto la Int Machinery. Io ho portato la mia esperienza nel commerciale e lui quella tecnica e insieme ci siamo completati e abbiamo potuto cambiare settore rispetto al lavoro precedente. La nostra azienda importa macchinari industriali dall’Europa (Italia, Germania e Turchia, per nostra policy abbiamo deciso di vendere solo macchinari europei) e li commercializza in tutto il Canada. Le nostre macchine vengono utilizzate per fare lavorazioni su profili estrusi di alluminio e Pvc. Principalmente sono utilizzate per fare le facciate continue dei grattacieli, le finestre delle case e altre applicazioni in campo automotive e industriale. Soprattutto i clienti che si occupano di facciate continue dei grattacieli sono il nostro pane quotidiano e sono il nostro target chiave: basta pensare che negli ultimi anni Toronto è divenuta la città con il più alto numero di gru per costruire grattacieli del Nord America; si parla anche di 150 costruzioni di grattacieli in attività nello stesso momento».

L’azienda ha avuto una crescita veloce. «In meno di 3 anni siamo passati da essere solo noi 2 a essere attualmente 4, quasi 5, visto che stiamo per assumere un tecnico a breve, oltre a diversi commerciali freelance che lavorano per noi da ogni provincia del Canada. La crescita è stata possibile perché i clienti ci hanno riconosciuto che lavoriamo in modo professionale e serio e quindi continuano a comprare macchine da noi: alcuni ne hanno già acquistate addirittura 5. Noi vendiamo la macchina, la installiamo e facciamo l’assistenza tecnica sulla stessa. Si tratta comunque di macchine importanti, che possono anche richiedere investimenti significativi visto che sono in grado di fare lavorazioni su tre turni di lavoro».

In Canada, Luca e la sua famiglia sono riusciti a integrarsi bene, anche se sentono la mancanza di casa e degli affetti lasciati a Bergamo. «I canadesi sono persone molto gentili e disponibili, anche se un po’ distaccati. Siamo riusciti a inserirci bene nella nuova realtà, anche grazie alle nuove amicizie fatte, italiane e non. Indubbiamente, però, ci mancano i nostri genitori, che sono rimasti in Italia: gli affetti e la famiglia, nonostante riusciamo a vederli almeno una volta all’anno, sono la parte che più manca. Poi mi mancano le montagne, i casoncelli e la polenta taragna». E per il futuro? «Difficile da dirsi. Per ora stiamo investendo nell’attività avviata, con l’idea di assestarci. Detto questo, non si può mai sapere il futuro cosa ci riserverà. Io, ad esempio, non avrei mai immaginato di trasferirmi in Canada. Quindi vedremo col tempo».

Quel che è certo è che Luca e la sua famiglia sono molto contenti della scelta fatta. «Sono contento al 100% della decisione presa e i risultati li vedo anche nei miei figli: il più grande parla italiano, francese e inglese correttamente, mentre il più piccolo italiano e inglese. Inoltre, sono inseriti in una società multiculturale, forse una delle più multiculturali al mondo, visto il mix di ogni provenienza. E lo si può vedere da ogni punto di vista, anche da quello culinario: qui puoi mangiare valtellinese, tailandese o messicano, piuttosto che caraibico. L’aspetto multiculturale della città è impressionante ed è davvero fantastico che i miei figli possano crescere con un’apertura mentale unica. Detto questo, però, ogni estate torniamo a Bergamo perché è importante mantenere anche le radici con la nostra città».

«Avendo fatto avanti e indietro dal Nord America per anni, ho avuto occasione di incontrare molti italiani emigrati lì negli anni ’50. Ma quello che mi ha lasciato davvero stupito e sorpreso è che quando siamo arrivati a Toronto, nello stesso periodo, tantissimi altri quarantenni italiani con famiglia si sono trasferiti in Canada con il nostro stesso identico proposito: farlo per i figli. Molti, peraltro, dalla Lombardia, ma non solo. E tutti laureati, preparati e con lavori alle spalle, disposti ad abbandonare tutto per il futuro dei propri figli. Questo fatto, che non avrei mai immaginato, mi ha confermato in qualche modo la scelta che avevamo preso. Non che ne avessimo bisogno, ma vedere anche altri che si spostano come te ti fa dire che forse non sei l’unico a pensarla così e che non era una scelta poi così assurda, né un vezzo o un capriccio».

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