«Il primo colloquio fallito, ma ora faccio ricerca al Max Planck Institut»

BERGAMO SENZA CONFINI. La storia di Davide Spinnato: la passione per la chimica e gli studi nel centro tedesco che vanta numerosi premi Nobel. «Alla prima intervista fui scartato, non ho mollato».

«Le scienze mi hanno sempre stimolato. Poco prima di finire il liceo ero indeciso nella scelta universitaria: chimica o fisica? Ho scelto chimica perché se avessi perso interesse nello studio avrei trovato più facilmente un lavoro. La mia passione per la chimica però poi è addirittura cresciuta a dismisura dopo aver frequentato il primo corso di Chimica organica tenuto dal professor Francesco Nicotra all’Università Bicocca di Milano: quando il prof ci ha suggerito di indossare gli “occhiali per vedere gli elettroni che si muovono” è stato come essere folgorati».

È iniziata così la storia di Davide Spinnato, 31 anni, originario di Torre Boldone. Una storia che lo ha portato oggi, dopo aver ottenuto anche diversi riconoscimenti importanti internazionali, a vivere a Mülheim an der Ruhr in Germania, da ottobre 2022, dove lavora come ricercatore in uno dei centri di ricerca della Max Planck Society (Max-Planck-Institut für Kohlenforschung) nel gruppo di ricerca del Dr. Josep Cornella. «Dopo aver ottenuto la Laurea triennale in Scienze e tecnologie chimiche (Università degli studi di Milano bicocca, 3 anni) e Laurea magistrale in Scienze chimiche (Università degli studi di Milano, 2 anni), sono partito per la Spagna». La volontà di Davide era quella di intraprendere il cammino di dottorato. «Nonostante fossi uno dei migliori studenti del mio corso, non vedevo alcuna effettiva possibilità di proseguire i miei studi in Italia a causa di un clientelismo tipicamente italiano e il mio stare in Italia mi avrebbe spinto a non basare il mio successo accademico sulle mie capacità e passione. Non potevo accettarlo e così ho cercato una strada alternativa».

«Una delle cose che mi contraddistingue infatti è la mia forza di volontà e la capacità di spingere fino al limite per poter raggiungere quello che mi sono prefissato.Sono un tipo determinato»

«Una delle cose che mi contraddistingue infatti è la mia forza di volontà e la capacità di spingere fino al limite per poter raggiungere quello che mi sono prefissato. Sono un tipo determinato. Finita la Laurea magistrale avevo intenzione di fare il mio dottorato di ricerca nell’istituto dove lavoro adesso, il Max-Planck-Institut für Kohlenforschung. Così mi sono candidato per una posizione di dottorato nel gruppo del professor Benjamin List il quale avrebbe vinto il premio Nobel per la chimica quattro anni più tardi. Sfortunatamente il colloquio non fu un successo e così decisi di andare per la mia seconda opzione: la Spagna e l’Istituto di ricerca di investigazione chimica catalano (ICIQ)». Così, a novembre 2018, Davide vola in Spagna, dove inizia il suo percorso di dottorato in Chimica nell’importante istituto di ricerca chimica «Institute of Chemical Research of Catalonia» sotto la supervisione del professor Paolo Melchiorre.

«Sono partito da solo»

«Sono partito da solo e i primi mesi non sono stati facili. Per la prima volta mi sono trovato lontano dai miei affetti, in un paese dove non si parla la mia lingua. Dopo qualche tempo però ho trovato degli amici i quali sono essenziali generalmente, ma in particolare quando sei lontano da casa e stai facendo un’esperienza come quella del dottorato che porta con sé una serie di difficoltà e rare soddisfazioni. Ho conosciuto delle persone bellissime da tutte le parti del mondo (Polonia, Serbia, Gran Bretagna, Usa, Cina, Spagna), ma da buon italiano i miei più cari amici lì erano e sono un bolognese e un catanese». A settembre 2022, dopo aver concluso il dottorato, Davide si trasferisce in Germania, a Mulheim an der Ruhr, in uno degli istituti più rinomati al mondo per la sintesi chimica: il Max-Planck-Institut für Kohlenforschung. Proprio dove avrebbe voluto essere da sempre.

«Nello stesso istituto Ziegler ha vinto il Nobel in condivisione con il nostro Giulio Natta per lo sviluppo della sintesi di polimeri e, come detto, due anni fa il professore Benjamin List ha vinto il Nobel per l’organocatalisi. Io in questo momento sto svolgendo un periodo di post doc nel gruppo del Dr. Josep Cornella e studio le proprietà dell’elemento Bismuto. Fortunatamente a febbraio 2023 ho vinto la prestigiosa borsa di studio europea “Marie Curie fellowship” che mi permetterà di autofinanziare la mia ricerca fino ad aprile 2025. Dopo cinque anni da quella prima sfortunata intervista, quindi, sono contento di poter dire di aver raggiunto quello che mi ero prefissato: diventare un ricercatore al Max Planck Institute, lo stesso istituto dove ero stato rigettato. E, fatto divertente: cinque anni dopo mi sono ritrovato a cena con il mio capo, un professore americano, un mio collega e il Nobel Benjamin List, il quale sicuramente non sapeva e penso non sappia tuttora che il ragazzo che sedeva di fronte a lui era uno studente che non aveva passato la sua intervista cinque anni prima».

«L’Italia mi manca»

Davide in Germania ha trovato nuovi amici e si trova bene, ma casa e Bergamo mancano sempre. «Anche qua ho avuto finora la fortuna di incontrare tante belle persone, ma anche qualche vecchio collega spagnolo che come me, dopo aver difeso il dottorato, si è spostato nel mio stesso istituto. Dove vivo adesso ci sono una serie di differenze sostanziali rispetto all’Italia. Sicuramente il clima, più freddo e piovoso qui. Poi il cibo, ma non penso di dover commentare al riguardo, la nostra cucina italiana è inimitabile. Lo stipendio, visto che qua gli sforzi fatti negli anni passati sono sufficientemente ricompensati. E i soldi per la ricerca: quando studiavo in Italia era praticamente impossibile svolgere una ricerca all’altezza dello stato dell’arte. Gli strumenti e il supporto alla ricerca che si trovano qua non sono minimamente paragonabili a quelli che si possono trovare nel nostro Paese. L’Italia mi manca, ma in particolare Bergamo. Mi manca la mia famiglia, i miei amici. Mi manca vedere Città alta al tramonto, mi manca non poter rivolgermi a chi è intorno a me in italiano, mi manca camminare per le strade di Bergamo con un po’ di musica in cuffia senza una meta precisa. Mi manca la pizza».

«Sarebbe bello tornare in Italia, ma le condizioni per la ricerca non sono ottimali al giorno d’oggi, quindi vedo difficile il mio rientro in un futuro vicino»

Il sogno per il futuro è quindi quello di poter tornare a casa o almeno avvicinarsi molto. «Per un ricercatore il futuro sembra sempre avere una forma indecifrabile. Il mio sogno lavorativo è quello di avere un gruppo di ricerca. Sarebbe bello tornare in Italia, ma le condizioni per la ricerca non sono ottimali al giorno d’oggi, quindi vedo difficile il mio rientro in un futuro vicino. Il piano migliore al momento, sempre che la fortuna mi assista, è quello di trovare una posizione accademica in Svizzera dove la ricerca è finanziata come dovrebbe. Stare in Svizzera mi permetterebbe di tornare a casa molto spesso e senza la necessità di volare».

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