Ilaria, insegno a Reims
ma penso a Bergamo

Ilaria Salvi, da più di 10 anni vive tra Parigi e Reims. La svolta nella vita in Università a Bergamo con Castoldi. Ora insegna la nostra lingua nell’ateneo francese. La distanza non è mai stato un problema. In fondo la Francia è a poche ore di aereo e i voli low cost sono la normalità con Orio al Serio vicino e l’abitudine agli spostamenti per lavoro e piacere. Ma ora, in pochi mesi, tutto è cambiato. Ora la lontananza è come un muro che separa, che rende tutto impalpabile.

Ilaria Salvi, 45enne originaria di Stezzano, vive a Reims da circa 10 anni, ma prima ancora è stata a Parigi per altri 10 anni quando ha lasciato Bergamo per una carriera universitaria che sognava e che l’ha portata a realizzare numerosi progetti di vita. In queste settimane, però, il suo cuore è solo a Stezzano, a casa della sua famiglia, con papà Domenico, 70 anni, che ha lottato contro il coronavirus, nemico invisibile: «Si sta riprendendo in questi giorni, abbiamo vissuto momenti di apprensione e dolore: mio padre è cardiopatico e con il virus la situazione è peggiorata. Siamo riusciti a curarlo in casa e io da lontano mi sentivo impotente, terrorizzata a ogni squillo di telefono, a ogni messaggio – racconta –. Vederlo attraverso un monitor, debole e senza respiro, leggere la paura negli occhi della mia famiglia. Per fortuna a casa c’era mia sorella Francesca: è infermiera e si è occupata lei di papà. Ancora oggi continuo a pensarci e a piangere. Per la mia Bergamo così ferita».

Ilaria aveva pensato di tornare prima che la Francia decidesse di chiudere i confini, ma ora sa di avere fatto la scelta giusta: «Sono rimasta a Reims, ma il pensiero però di non riabbracciare mio padre mi tormentava e tutto quello che leggevo e ascoltavo alla televisione mi terrorizzava – racconta –. Bergamo era sulla bocca di tutti e i francesi mi hanno dimostrato grande affetto». Lo stesso presidente Macron ha parlato di Bergamo: «Dei suoi morti, del suo dolore».

In Francia per studiare

Ilaria trattiene le lacrime a fatica e, nell’incertezza del futuro, di quando potrà rivedere la sua famiglia, pensa alla sua vita francese, «che si è realizzata grazie all’Università di Bergamo e al professor Alberto Castoldi, un grande uomo e docente. La sua scomparsa è stato un immenso dolore – spiega –. Sono stata studentessa all’Università di Lingue e Letterature straniere di Bergamo e Castoldi era il mio docente di francese: fu lui a propormi di realizzare una tesi, finanziata da una borsa di studio della Camera di Commercio di Bergamo, sul marketing dei musei europei». Un progetto entusiasmante: «Stabilimmo insieme che i musei europei da comparare sarebbero stati il Louvre, il British Museum e la Galleria Borghese – ricorda -–. Durante l’anno di tesi partii per Parigi, Londra e Roma per raccogliere interviste, documenti e bibliografia sul marketing museale e dopo la tesi sempre Castoldi mi propose di seguire un Master di un anno alla Sorbonne per poi ritornare all’Università di Bergamo come ricercatore».

Ma Ilaria a Bergamo non torna: «Sono rimasta dieci anni a Parigi lavorando al Musée d’Orsay come ricercatore nel Dipartimento “ Publics et Adhérents”. Un’esperienza meravigliosa per una giovane laureata in Lingue e amante dell’arte». Ed è qui che Ilaria conosce Philippe, il suo futuro marito: «Dopo una decina d’anni trascorsi insieme nella Ville Lumière, abbiamo deciso di trasferirci nella sua città d’origine, Reims». La città dell’arte e dello champagne dove Ilaria non fatica ad ambientarsi: «Anni incredibili: subito ho lavorato per il servizio “Eventi Culturali” della grande maison di champagne Pommery, conosciuta anche per le sue importanti mostre d’arte contemporanea».

Insegnante di italiano

Altra esperienza straordinaria, altre emozioni: «E molti bergamaschi incrociati in visita alla maison – racconta –. Era sempre un’emozione». A cui sceglie di rinunciare: «Dopo essere diventata mamma di due meraviglie, Margaux che ora ha 10 anni ed Eléonore che ne ha 7, ho deciso di dedicarmi un po’ di più alla vita di famiglia e ho riorientato la mia carriera verso l’insegnamento dell’italiano. È stato un cambiamento di carriera radicale che mi ha riavvicinato con molto piacere agli anni di studio trascorsi all’Università di Bergamo». Da cinque anni Ilaria è infatti professore d’italiano all’Università di Reims, specializzata in formazione tempo libero. «I miei alunni arrivano dalle aziende, per corsi di formazione utili sul lavoro ma ci sono anche tanti giovani appassionati e anziani che vogliono migliorare o imparare la lingua. Dal 12 marzo le mie lezioni sono solo online – spiega –. La mia vita è proprio come quella di una italiana: a casa, con Internet per comunicare. Seguo le bambine e viviamo la famiglia con ritmi più lenti. La percezione della malattia qui è più ridotta: a Reims la situazione è sotto controllo, ma noi è come se fossimo stati a Bergamo».

Tutto cristallizzato

E quindi niente più scuola, corsi, avanti e indietro per le tante attività extrascolastiche delle bambine: «Margaux pattina sul ghiaccio a livello nazionale: ogni giorno aveva due allenamenti e la vita della mamma è sempre a 100 all’ora». Ora tutto è cristallizzato in attesa delle nuove direttive che in Francia prevedono la prima riapertura l’11 maggio: «Devo ringraziare la comunità di Reims e i tanti amici di Parigi per l’affetto e la solidarietà che hanno dimostrato a me e attraverso di me all’Italia: una forte testimonianza di amicizia fra due popoli europei che stanno vivendo un momento molto difficile».

Quando tornerà a Bergamo

Ilaria pensa a quando potrà tornare a casa: «Il prossimo mese ci doveva essere la Comunione di Lucia, la figlia di mia sorella Laura. Mi mancano gli abbracci della mia famiglia, mi manca l’atmosfera italiana, il calore della gente».

Ora sarà comunque tutto diverso: «Penso alle saracinesche abbassate in centro a Bergamo e ricordo i miei momenti in paese a Stezzano, così come in Città Alta, dove torno sempre: un caffè al bar del Tasso, la cena al Baretto di San Vigilio». Quando torna cerca sempre le amiche del liceo: «Nicoletta Caravita e Stefania Ferrari, ma anche Chiara Mocchi, mia ex professoressa di Francese. Veronica Motterlini è per me una sorella e poi sono sempre in contatto con la mia compagna di università Samanta Dossi e Sarah Falotico, una ragazza belga allenatrice di pattinaggio all’Icelab. Bergamo è parte di me nonostante ora la mia vita e quella della mia famiglia resta in Francia. Questo era il mio sogno e so che qui, professionalmente, sia io sia mio marito abbiamo opportunità di crescita». Le bambine? «Per loro l’Italia è amore, passione, libertà. I momenti a Bergamo sono una gioia immensa». E un ricco e divertente scambio enogastronomico: «Io porto champagne, macaron e foie gras mentre quando torno a Reims devo assolutamente tornare con la bufala del Caseificio Quattro Portoni di Cologno al Serio dove abita mia sorella, Parmigiano, Casoncelli e la Polenta dolce: i miei studenti ne vanno pazzi».

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].

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