In banca a Zurigo: «Lavoro ben pagato e flessibilità di orari: si può»

Bergamaschi all’estero.Margherita Tomasoni, 23 anni, è Cfo analyst. Tre lingue e la laurea, poi il trasferimento in Svizzera. «Attenti all’equilibrio tra vita privata e professionale». Ecco la sua storia, dalla rubrica «Bergamo senza confini».

È bastata una chiacchierata con una persona residente in Svizzera per fare le valige e partire alla volta di Zurigo. Margherita Tomasoni, 23enne di Castione della Presolana, vive lì da pochi mesi ma ha già le idee ben chiare e non sembra intenzionata a voler tornare indietro. «Ho iniziato a pensare alla Svizzera quando casualmente ho visto un post su Linkedin nel quale l’Università di Bolzano suggeriva di partecipare a un incontro con una ex studentessa che, come me, aveva studiato all’Università di Bolzano e poi aveva proseguito il suo percorso, sia accademico sia lavorativo, in Svizzera. Peccato che l’evento fosse la settimana antecedente. Tuttavia ero molto incuriosita e ho quindi contattato personalmente la ragazza di nome Sabrina che, gentilissima, mi ha poi raccontato la sua esperienza. Da lì è nato il pensiero della Svizzera, e specialmente di Zurigo, e dai primi di luglio mi sono trasferita qui».

«Sto frequentando un tirocinio nell’ambito finanziario, precisamente presso un istituto bancario – racconta Tomasoni –. Nello specifico ricopro la posizione di Cfo analyst: con il mio team lavoriamo molto per il senior management della nostra divisione. Ci occupiamo inoltre della stesura dei documenti finanziari per i risultati che vengono pubblicati su base trimestrale e di benchmarking con i maggiori competitori. Inoltre organizziamo le varie iniziative e training per la nostra area. Ho a che fare quotidianamente con tantissime persone ed è qualcosa che adoro: non sono quel genere di persona che vuole interagire solo con il computer. A partire da gennaio 2023 mi hanno offerto una posizione lavorativa fissa qui e con piacere ho accettato».

Da sempre intraprendente Margherita, dopo la maturità conseguita all’istituto «Andrea Fantoni» di Clusone, ha proseguito gli studi alla Libera Università di Bolzano in Economia e Management. «Mi sono quindi trasferita lì a 19 anni e ho studiato in tre lingue – racconta –: sostenevo gli esami in inglese, tedesco e italiano. Bolzano è stata un’esperienza bellissima, ho avuto la possibilità di affinare le mie competenze linguistiche ma allo stesso tempo di approfondire la mia passione nell’ambito economico. Il tutto in una città stupenda, nella quale mi sentivo completamente a casa: avevo sempre le montagne sull’orizzonte. Certo, non era la mia amata Presolana ma erano le Dolomiti, niente male comunque (ride, ndr). Per quanto sia una piccola università, grazie alla possibilità di studiare in tre lingue, offriva un ambiente internazionale che ho davvero apprezzato moltissimo».

«Purtroppo, il Covid ha interrotto anticipatamente la mia permanenza a Bolzano, ma rimarrà sempre un bellissimo ricordo – spiega –. Mi sono laureata a luglio 2021, e avere raggiunto la votazione massima è stato per me il coronamento di un percorso fantastico, ovviamente non senza ostacoli e difficoltà. Per il futuro inizialmente avevo deciso di specializzarmi nell’ambito dell’analisi dati, ma non faceva per me, quindi poi mi sono iscritta a Bergamo alla magistrale in Finanza e International Business, dove decisamente ho ritrovato la mia strada. Sono ora al secondo anno. Accanto allo studio ho sempre lavorato nei weekend, festività e nella stagione estiva: avere troppo tempo libero non fa per me e avere una semi-indipendenza economica è sempre stato per me imprescindibile».

Alte le aspettative riguardo la Svizzera, e sono state ampiamente soddisfatte. «Anzi – sottolinea la 23enne – è ancora meglio di quello che mi aspettavo. Lavorativamente parlando, a differenza dell’Italia, fino ad ora l’aspetto più rilevante che ho notato riguarda l’equilibrio vita privata-lavoro. Hanno un sistema molto più flessibile, grazie al quale ci si può organizzare davvero bene per raggiungere un giusto equilibrio. Anche a livello di parità di genere sono rimasta davvero positivamente stupita: ho colleghi che da quando sono diventati padri lavorano magari all’80%, per ritagliarsi un “Daddy day” alla settimana, ed è qualcosa che in Italia non avevo mai sentito. Le ore lavorative standard sono 42 a settimana, due in più che in Italia, ma il bello è che si è molto flessibili: in base alle tue esigenze e al carico di lavoro puoi modificare giornalmente il tuo orario. Io sono mattiniera quindi tutte le mattine sono in ufficio prima delle 8, ma capita che alle 16.30 sia già a fare una passeggiata sul lago».

«Ho iniziato come tirocinante, e abituata agli standard italiani non avevo né aspettative né tantomeno pretese salariali – riprende –. E invece qui, anche da tirocinante, percepisco uno stipendio davvero buono che mi permette di vivere in totale indipendenza pagando un affitto cospicuo, assicurazione sanitaria, abbonamento del treno, spese varie e ovviamente qualche gita nei weekend pur sempre mettendo via qualcosa. Surreale per un neolaureato impiegato in Italia»

Il punto debole? «Sul cibo è dura (ride, ndr): Wurst e Kartoffelsalat (wurstel ed insalata di patate, ndr) non è un cliché, ma il menu che offre la mensa quotidianamente. Ci provano tuttavia anche con pizza e pasta, ma con condimenti alternativi dei quali sono spesso scettica. Qui si può vivere tranquillamente anche senza auto: treni, tram e bus ti portano ovunque, anche sulle stazioni sciistiche. E la puntualità non è uno scherzo. Se arrivi trenta secondi dopo l’orario prestabilito, considera il tuo treno perso. E se capita che, per qualche motivo, il treno rallenta la corsa di un minuto, il conducente e l’azienda dei trasporti emette subito un messaggio di ripetute scuse, che mi fa sempre sorridere. È un sistema davvero affidabile e infatti la maggior parte dei cittadini utilizzano esclusivamente i mezzi per spostarsi».

«Non sono nostalgica ma ovviamente se devo fare una classifica, la mia famiglia è la cosa che mi manca di più (Luna compresa ovviamente, il mio cane). Le amiche di sempre mancano, ma ormai siamo un po’ tutte sparse in varie località. Ma credo che essendo lontane, quando poi ci vediamo tutte insieme a casa, è ancora più bello».

Zurigo è una città abbastanza piccola, conta poco più di 400 mila abitanti. Come quasi in tutte le città svizzere c’è un lago, il Zürichsee, che in estate è balneabile. È organizzata in Kreis, che sono i quartieri. «Quello che mi piace particolarmente è che camminando anche solo dieci minuti puoi cambiare totalmente scenario: dalla Bahnofstrasse, dove si susseguono negozi di lusso (almeno un quarto solo di orologi, naturalmente) e istituti finanziari, alla Langstrasse, dove invece si susseguono club notturni e discoteche, alla zona del lago, dove passare una domenica rilassante grigliando con gli amici e giocando a pallavolo tra un tuffo e l’altro. E le Alpi sono sempre sullo sfondo».

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