Caldo record? Ma al laghetto dei «Tre Confini» il ghiaccio è intatto

Il fenomeno a Valbondione è una novità in relazione alle estati torride. Scarseggia l’acqua di scioglimento.

Ferragosto è appena passato ma salendo in quota la sensazione è tutt’altra. La stazione del Centro meteo lombardo posizionata al rifugio Curò di buon ora indica 9 gradi, ma la sensazione di freddo risulta comunque maggiore se si considera il vento fastidioso che spira sulla conca del Barbellino. Alcuni escursionisti si incamminano sui sentieri in direzione del rifugio Barbellino, Valle della Malgina o Recastello, ma tutti indossano la manica lunga. Verso i 2400/2500 metri di quota si notano ancora alcuni residui di neve di colorazione marrone a conferma di una forte presenza di polveri di origine sahariana.

La sorpresa è tutta però al cospetto del laghetto presente qualche centinaio di metri prima della vetta dei Tre Confini. Lo specchio di acqua, che tende anche a prosciugarsi in condizioni di forte siccità, si trova a circa 2740 metri e risulta ancora parzialmente ghiacciato. Il fenomeno, considerando il passato più recente, è una novità soprattutto in relazione alle estati torride che sempre più spesso si registrano. I motivi sono tuttavia molteplici a conferma delle anomalie meteorologiche che hanno caratterizzato l’anno in corso.

La primavera, innanzitutto. Le temperature, decisamente inferiori alla media del periodo, non hanno contribuito allo scioglimento del manto nevoso ancora presente in quota (gli stessi rifugisti che producono energia elettrica grazie alle centraline idroelettriche già a giugno avevano confermato la difficoltà nel farle funzionare a causa della carenza di acqua di scioglimento). Anche l’estate, a parte alcune puntate di calore, è stata abbastanza capricciosa, come confermano le sempre più frequenti grandinate con effetto distruttivo. Tornando al laghetto dei Tre Confini è assai improbabile che nei pochi giorni estivi che rimangono la massa di ghiaccio presente al suo interno possa sciogliersi totalmente. Le temperature parrebbero ormai sfavorevoli a questo processo se si considera poi che ai 3050 metri del Pizzo Coca, nella mattinata di mercoledì, il termometro segnava una minima di 0,7 gradi.

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