Case e capannoni, costruzioni in calo
«Ma niente facili allarmismi»

I dati nazionali: nel 2019 permessi in discesa. Nel campione Istat anche 27 Comuni della Bergamasca. Pesenti (Ance Bergamo): «Sostenere il settore con detrazioni fiscali, accesso al credito e burocrazia più semplice».

Un settore debole che, sebbene non manchi qualche indicatore positivo, non sembra riuscire a tornare in piena salute. Non tanto nel pubblico visto che i Comuni hanno ricominciato a spendere, bensì nel privato dove mancano gli investimenti. È il settore edile bergamasco come fotografato dai dati diffusi dall’Istat in merito al rilascio dei permessi di costruire nei primi due trimestri del 2019 che, come commenta l’Istituto nazionale di statistica, segnano «una diminuzione degli indicatori dei permessi di costruire, in termini congiunturali, sia nel comparto residenziale, sia in quello non residenziale».

Per quanto riguarda il comparto residenziale, nel primo trimestre del 2019 rispetto al 2018 hanno segnato un calo dello 0,9% fermandosi a 12.975 (per una superficie abitabile di 1 milione e 144 mila metri quadri). Nel secondo trimestre un calo dell’1,9% fermandosi a 13.994 (1 milione e 233 mila metri quadri). Per quanto riguarda il comparto produttivo nel primo trimestre è stato registrato un calo rispetto al 2018 del 7,9%, (pari a una superficie di 3 milioni e 380 mila metri quadri), parzialmente recuperato nel secondo trimestre in cui si è registrato invece un più 6,4% (pari a 3 milioni e 451 mila metri quadri di superficie). Si tratta di dati nazionali, ma fatti comunque su un campione di Comuni di varie province in tutta Italia. Sono ventisette quelli bergamaschi presi in considerazione: Albino, Arcene, Azzano San Paolo, Bergamo, Casirate, Casnigo, Chignolo d’Isola, Cologno al Serio, Costa Valle Imagna, Dalmine, Filago, Lenna, Pedrengo, Ponteranica, Romano, Schilpario, Seriare, Sotto il Monte, Stezzano, Strozza, Suisio, Terno d’Isola, Trescore, Treviolo, Verdello, Zogno, Sant’Omobono Terme.

Invita a non cedere a facili allarmismi il presidente di Ance Bergamo (Associazione nazionale costruttori edili) Vanessa Pesenti la quale, pochi giorni fa, aveva suo malgrado dovuto sostenere che, rispetto alla crisi degli anni scorsi, per quanto riguarda il settore edile «un’inversione di tendenza, è innegabile, non c’è». Sebbene, comunque nel 2019, non siamo mancati indicatori positivi: secondo infatti la Cassa edile nel 2019 è aumentato del 5% il numero delle imprese, passate dalle 903 del 2018 a 948, così come sono cresciuti dell’11,6% i lavoratori iscritti che a fine anno erano 7.810 e la massa salari che si è incrementata del 5,8%. Questi numeri, però, potrebbero essere anche un effetto dei permessi di costruzione rilasciati nel 2018 in cui gli indicatori sono stati positivi per tutti i quattro trimestri rispetto al 2017: nel residenziale, sempre secondo l’Istat, hanno segnato un più 10,6%, un più 1,1%, un più 7,3% e un più 3,5%. Nel produttivo un più 41,9%, più 19,6%, più 4,6% e più 6,4%: «Aspettiamo - continua Pesenti - anche i dati del terzo e quarto trimestre del 2019. Positivi o negativi, comunque il punto di vista non cambierà: no a facili allarmismi, ma nemmeno a entusiasmi. L’attenzione al settore edile non deve mancare, sia dal punto legislativo, istituzionale che bancario: serve una semplificazione burocratica, servono detrazioni fiscali e poi serve un maggiore accesso al credito senza il quale è difficile fare passi avanti».

Passi avanti verso un recupero di quanto perso a causa della crisi degli ultimi anni. Il presidente nazionale di Ance Gabriele Buia ha recentemente evidenziato che «il mondo delle costruzioni non è uscito dalla crisi e se i ritmi di crescita restano questi ci vorranno 25 anni per tornare ai livelli pre-crisi». Gli ultimi dati dell’Istat ne sembrano purtroppo dare conferma.

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