«Casi di usura tra imprenditori»
Nel mirino aziende in crisi dopo il lockdown

Nel mirino prestiti camuffati da vendite regolari tra aziende in crisi per il lockdown. I controlli durante la pandemia: sequestrate 390 mila mascherine. Evasione fiscale, sigilli a 25 milioni nel 2019

L’emergenza coronavirus nella Bergamasca ha inevitabilmente modificato anche le attività di indagine della Guardia di finanza che, se nel 2019 – il consuntivo è stato diffuso ieri – aveva recuperato 25 milioni di euro evasi dalle imposte dirette e dall’Iva (su un totale di qualcosa come 132 milioni di euro di proposte di sequestro) e scoperto 92 evasori totali, quest’anno – e soprattutto negli ultimi mesi caratterizzati dalla pandemia – si è concentrata sul contrasto alle ingerenze delle organizzazioni criminali nell’imprenditoria sana bergamasca, in difficoltà per la per le conseguenze economiche derivate dal Covid-19.

Per questo, soprattutto negli ultimi tre mesi, nel mirino sono finite l’usura – sono stati scoperti imprenditori che si sono «reinventati» usurai verso i colleghi in difficoltà e che hanno concesso loro prestiti con tassid’usura camuffati da vendite regolari –, il riciclaggio le indebite percezioni di risorse pubbliche e le pratiche commerciali pericolose per i consumatori. A partire dalla vendita delle mascherine, diventate in questi mesi di pandemia parte integrante dell’abbigliamento quotidiano di ciascuno di noi. Le fiamme gialle hanno sequestrato 390.537 mascherine che non riportavano l’obbligatorio marchio della Comunità Europea (il noto «CE») e che non erano conformi al «Codice del consumo» a tutela dell’acquirente e utilizzatore.

Mascherine tutte arrivate dalla Cina, sequestrate in una decina di punti vendita di città e provincia gestiti da italiani. Che, in molti casi, si erano reinventati l’attività di vendita per far fronte all’emergenza, senza però rispettare le regole commerciali e di sicurezza per l’utente. In una officina-autolavaggio i finanzieri hanno invece scoperto e sequestrato 810 flaconi da 500 ml l’uno di gel igienizzante, il classico sapone, venduto però come disinfettante. Tre commercianti sono stati denunciati a piede libero per frode in commercio, mentre altri 10 sono stati multati. La stragrande maggioranza dei negozi controllati nei mesi dell’epidemia – 1.534 (oltre a 9.487 persone) – sono invece risultati in regola. D’intesa con la Prefettura, la Finanza ha verificato che 4.201 imprese che avevano dichiarato di continuare l’attività nonostante la pandemia fossero in effetti aperte.

I controlli per evitare che le organizzazioni criminali approfittassero della pandemia per «attaccare» le aziende bergamasche hanno invece portato a 21 accertamenti patrimoniali nell’ambito della normativa antimafia, con il sequestro preventivo di beni per 280 mila euro (tra cui anche una ventina di automobili). Le verifiche della regolarità della documentazione antimafia chieste dalle prefetture nei confronti delle aziende sono state 618.

Quanto ai dati del 2019 – comunicati ieri, all’indomani di una breve (causa Covid-19) cerimonia interna all’Accademia di via Statuto, alla presenza del prefetto Enrico Ricci, del comandante dell’accademia, generale Bonifacio Bertetti, e del comandante provinciale, colonnello Mario Salerno –, la Finanza di Bergamo ha eseguito ben 9.301 interventi ispettivi e svolto 361 indagini delegate dalla magistratura ordinaria e contabile. Sul fronte della lotta all’evasione, le ispezioni sono state 768 e 224 le indagini: scoperti 273 reati fiscali (soprattutto false fatturazioni e omesse dichiarazioni), con 481 indagati, di cui 19 arrestati. In totale le fiamme gialle hanno individuato oltre 132 milioni di euro in beni per i quali è stato proposto il sequestro preventivo per compensare le tasse non pagate: di questi, oltre 25 milioni sono già stati sequestrati. Sono stati 33 i casi di evasione fiscale internazionale, mentre 50 le frodi «carosello» (con società fantasma) intercettate. Gli evasori totali individuati sono stati 92, che hanno evaso 43 milioni di Iva. Verbalizzati 113 datori di lavoro che avevano impiegato 451 lavoratori in nero. E, ancora, 34 gli interventi nel settore delle accise, con 27.180 chili di prodotti sequestrati, e 3.950 chili di tabacchi esteri di contrabbando intercettati. Inoltre, 57 sono stati i controlli nel gioco illegale, con 8 violazioni.

Sul fronte della tutela della spesa pubblica, sono state compiute 20 indagini, con 206 interventi. Scoperte frodi per oltre 800 mila euro, con danni erariali di oltre 10 milioni e 21 persone denunciate. Emersi anche 18 casi di reddito di cittadinanza non dovuto. Infine, la normativa antimafia ha portato ad accertamenti patrimoniali per 35 persone, con 11 milioni di beni proposti per il sequestro: 2.342 gli accertamenti sulla regolarità della «documentazione antimafia». Sul fronte del riciclaggio, 122 gli indagati (6 arrestati) per beni di oltre 92 milioni (di cui 7 già sequestrati). Sono invece state 22 le denunce per usura, con beni sequestrati per oltre 3 milioni. Infine, le denunce per reati fallimentari sono state 48, con quasi 58 milioni di euro di beni patrimoniali distratti.

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