Corretto l’errore: sono 740 mila
i bergamaschi da vaccinare

Sottostimati i dati iniziali della fase massiva in provincia: erano state calcolate solo 417mila persone.

Tecnicamente dovrebbe essere un errore di segmentazione sulle classi di lavorazione della popolazione bergamasca. Quantitativamente e qualitativamente un pasticcio mica da ridere: se in prima battuta si era ipotizzato che i bergamaschi da vaccinare nella fase massiva potessero essere sui 600 mila invece dei 417 mila indicati dalla Regione nel suo Piano, fatti (anzi, rifatti, o meglio fatti bene...) i calcoli, il totale ammonterebbe a 740 mila persone circa. Ovvero 323 mila in più. Sì, il dato sarebbe sbagliato di oltre il 75%. Ora si attende solo la comunicazione ufficiale da parte della Regione per archiviare una volta per tutte il caso e cominciare, si spera, a fare sul serio.

Ma siccome la vittoria ha tanti padri e la sconfitta nasce generalmente orfana, nei corridoi dell’assessorato al Welfare e Sanità di Palazzo Lombardia (dove ultimamente con i dati non sembrano azzeccarci granché) pare siano già stati trovati i colpevoli perfetti: i consulenti esterni. Sarebbero stati loro a ciccare abbastanza clamorosamente la divisione in fasce dei bergamaschi interessati dalla vaccinazione, quelli cioè non compresi nelle prime fasi: in pratica la stragrande maggioranza escludendo gli over 80 e il personale sanitario e ora forze dell’ordine e mondo della scuola

Quella percentuale così bassa

Il dubbio era venuto a Niccolò Carretta, consigliere regionale di Azione, durante la presentazione del Piano vaccinale in 3ª Commissione mercoledì scorso. Lo squilibrio con le altre Ats lombarde era decisamente eccessivo, più che stridente: a fronte di una percentuale regionale quasi omogenea di vaccinabili di poco superiore al 60%, nella Bergamasca si faceva fatica a raggiungere il 40. Per la precisione il dato si attestava intorno al 38%.

Nonostante i rilievi fatti alla vicepresidente Letizia Moratti (e soprattutto ai tecnici dell’assessorato vagamente in imbarazzo di fronte alla diversità evidente di cifre e percentuali), quei numeri sono finiti dritti sparati nella presentazione ufficiale del Piano vaccinale di massa, un’oretta dopo, alla presenza dello stato maggiore della Regione, con in testa il presidente Attilio Fontana.

Sullo sfondo l’Ats che si è resa praticamente conto da subito che quei dati «erano sottostimati» per usare le parole del direttore generale Massimo Giupponi. In valore assoluto, percentuale, ma soprattutto in rapporto alle analoghe agenzie lombarde. Numeri che avevano provocato anche la levata di scudi del sindaco del capoluogo, Giorgio Gori.

«L’unica cosa che conta è che dopo avere individuato e segnalato l’errore il dato sia stato corretto e che si a arrivata la garanzia che Bergamo avrà una percentuale di vaccini analoga ad altre province» commenta Carretta. «Ora si proceda a somministrarle il prima possibile in luoghi raggiungibili a tutti: il virus corre e bisogna essere veloci».

Ma il sistema è già dimensionato

Nota bene, la stessa Ats nel frattempo si era attivata per individuare 8 centri di vaccinazione massima nella nostra provincia. La scelta è caduta, come ormai nota, è caduta sulla Fiera e sul Teatro Creberg a Bergamo, sul Polo fieristico di Chiuduno, sulla Fiera di Treviglio, sul Cus di Dalmine, sul Palaspirà di Spirano, sul Centro commerciale di Antegnate e su quello di Mapello.

Vuol dire fino a 156 linee attivabili per un totale di 23.450 metri quadri utilizzabili e soprattutto una capacità massima di 21.528 vaccinazioni al giorno nel picco.

Ma Piano alla mano, ne erano previste solo 9.900. E quello che poteva sembrare un eccesso di capacità rispetto ai calcoli della Regione si è invece rivelato una fortuna: se ci saranno i vaccini gli spazi sono comunque già dimensionati per accogliere un numero di persone ben maggiore del previsto, 323 mila in più appunto.

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