Covid, incidenza giù anche a settembre. «Si può ragionare su ulteriori riaperture»

In Bergamasca si è passati da 23 casi ogni 100 mila abitanti a 18, in Lombardia da 39 a 24 casi. Signorelli (Vita-San Raffaele): «Mascherine e distanziamento devono restare cautele necessarie».

L’esame di settembre pare essere andato bene. Ed era fondamentale l’esito positivo, per affrontare con più certezze l’ingresso nell’autunno. La strada del virus in Lombardia e in Bergamasca è proseguita in discesa anche di fronte al banco di prova del rientro dalle vacanze e alla piena ripresa di attività scolastiche, universitarie e lavorative.

Basta scorrere la curva dei dati, a partire dall’indicatore principale per monitorare la circolazione virale: l’incidenza dei contagi. Il 1° settembre in Lombardia si viaggiava al ritmo di 39 nuovi casi settimanali ogni 100 mila abitanti e più basso era il valore bergamasco, a quota 23. Un mese più tardi, il 1° ottobre, l’incidenza lombarda s’è abbassata al valore di 25 nuovi casi settimanali ogni 100 mila abitanti (quindi con una contrazione del 35,9% rispetto all’incipit di settembre) e quella bergamasca è planata a quota 15 (-34,8% dall’inizio di settembre); negli ultimissimi due giorni il territorio orobico ha visto una leggera risalita dell’incidenza sino a quota 18, ma Bergamo resta tra le quindici province italiane con i numeri più bassi.

«Sembra che le cose stiano andando bene», premette il professor Carlo Signorelli, ordinario di Igiene e sanità pubblica all’Università Vita-Salute San Raffaele e componente del Comitato tecnico scientifico regionale: «La quarta ondata si sta esaurendo, non ci sono segnali allarmanti a due-tre settimane delle riprese più temute. Ne deduciamo che la larga fetta di popolazione protetta col vaccino sia la chiave di questa situazione». Che, specifica Signorelli, «al momento sembra non di assoluta tranquillità, ma di moderata tranquillità: non è ancora tempo di un “liberi tutti”, ma si può ragionare su come portare a riapertura completa quelle attività che ancora sono penalizzate».

Dalle scuole, «di segnali preoccupanti non ne vediamo – è la panoramica dell’accademico -: la quota di copertura è alta, questo dà spazi di manovra importanti». Capitolo mezzi pubblici: «C’è un limite tecnico rispetto ai mezzi aggiuntivi da mettere in strada o su rotaia – rileva Signorelli -. Si è lavorato sugli orari differenziati, ma purtroppo spesso non bastano per evitare gli assembramenti: i trasporti restano uno degli elementi da monitorare maggiormente».

Da metà ottobre scatta invece l’obbligo di green pass sui luoghi di lavoro: «Un provvedimento utile? In questo momento sì – risponde Signorelli, che proprio domani sarà audito dalla Commissione Attività produttive del Senato in qualità di esperto, nell’ambito della discussione sulla certificazione verde -. È un elemento per essere più tranquilli e poter lavorare in sicurezza».

La situazione ospedaliera

L’ultimo spicchio di settembre ha anche avviato il deflusso della pressione ospedaliera, dopo che si era giunti al picco degli effetti clinici dell’ondata estiva accesa dalla variante Delta: in Lombardia il 21 settembre si contavano 499 ricoverati, ieri si è scesi a 416 (-16,6%); in Bergamasca si era arrivati a 40 pazienti, ora se ne contano 32 (-20%). Serve però un ultimo scatto sulla campagna vaccinale: «Le percentuali complessive sono molto alte – ragiona Signorelli -, ma c’è ancora una quota di ultrasessantenni riluttanti al vaccino, e occorre fare tutti gli sforzi per raggiungerli e metterli in sicurezza in vista dell’autunno».

Mentre la campagna per le immunizzazioni entra nella «fase 3» dedicata alla dose booster per gli over 80 (da oggi le prime inoculazioni), si guarda al futuro. Ma sarà per tutti, la terza dose? «Occorre lasciare al mondo scientifico la possibilità di avere dati ulteriori – spiega Signorelli -. Fare la terza dose a tutti significherebbe anche mettere in pista un’organizzazione non da poco. Si deve ragionare sulla strategia non per evitare i contagi, ma per evitare i casi gravi: è questa voce che va guardata come eventuale spia d’allarme». E fondamentale resta la mascherina, in particolare ora che la brutta stagione concentrerà la socialità quasi esclusivamente nella attività al chiuso: «Sono sempre dell’idea che mascherina, distanziamento e igienizzazione debbano rimanere le cautele necessarie. Tra l’altro – aggiunge il professore – contribuiscono a fermare anche le altre malattie, e quest’anno dobbiamo aspettarci un ritorno dell’influenza».

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