Energia e gas, per l’industria rincari fino a 41 miliardi

L’appello. Confindustria Lombardia, Emilia, Piemonte e Veneto chiedono misure per arginare i rincari energetici. «Ricadute sociali ed economiche: ogni risorsa deve essere destinata prioritariamente a questa emergenza».

Lo scenario più roseo è quello in cui l’extra-costo di elettricità e gas delle industrie di quattro delle regioni italiane più produttive - Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto - nel 2022 vola a 36 miliardi. Ma nell’ipotesi peggiore non è escluso che possa addirittura superare i 41 miliardi. Per capirci, nel 2019, al netto quindi di eventuali riduzioni dell’attività imposte dal Covid - il costo ammontava a «soli» 4,5 miliardi. Ergo, «con una situazione del genere, le ricadute non saranno solo sulle imprese ma su tutta la società, con evidenti problemi di tenuta sociale ed economica per lavoratori, famiglie e per l’intero Paese».

Una prospettiva non augurabile, per scongiurare la quale i presidenti di Confindustria Lombardia (Francesco Buzzella), Emilia Romagna (Annalisa Sassi), Piemonte (Marco Gay) e Veneto (Enrico Carraro) hanno avanzato alcune richieste - in linea con l’appello di Carlo Bonomi - ai rispettivi assessori allo Sviluppo economico (per la nostra regione, Guido Guidesi).

L’emergenza energetica «sta paralizzando il sistema industriale italiano - si legge in una nota congiunta delle quattro associazioni degli industriali - e la situazione ha carattere di straordinarietà e urgenza indifferibile, perché è impossibile mantenere la produzione con un tale differenziale di costo rispetto ad altri paesi (Ue ed extra Ue) nostri competitor». Le difficoltà prodotte, oltre a ripercuotersi soprattutto sulle piccole e medie imprese, hanno come «ulteriore effetto l’annullamento del rilancio economico post pandemia». Ed «è chiaro ormai che ogni risorsa deve essere destinata prioritariamente a questa emergenza».

«Le imprese non possono attendere un giorno di più quelle misure necessarie a calmierare i prezzi di gas ed energia elettrica»

I quattro presidenti si sono presentati davanti agli assessori regionali con richieste ben precise, perché «le imprese non possono attendere un giorno di più quelle misure necessarie a calmierare i prezzi di gas ed energia elettrica». È ovvio che, se anche queste richieste dovessero essere accolte, richiederebbero tempistiche che non potrebbero essere immediate. In primis, serve «l’introduzione di un tetto al prezzo del gas (europeo o nazionale)». A seguire i quattro chiedono la «sospensione del meccanismo europeo che prevede l’obbligo di acquisto di quote Ets a carico delle imprese», una «riforma del mercato elettrico e la separazione del meccanismo di formazione del prezzo dell’elettricità da quello del gas». E ancora: «Misure per il contenimento dei costi delle bollette con risorse nazionali ed europee», oltre alla «destinazione di una quota nazionale di produzione da fonti rinnovabili a costo amministrato all’industria manifatturiera».

Riscontrata «la sensibilità e l’attenzione delle Regioni», i quattro presidenti invitano «tutte le forze politiche – anche in questa fase di campagna elettorale – a sostenere con decisione l’impegno del governo in carica nella difficile trattativa con gli altri Paesi a livello europeo per l’introduzione di un tetto al prezzo del gas e ogni altra misura atta ad affrontare il problema. Il tempo è ampiamente scaduto e una decisione in sede Ue in questo senso non è più differibile».

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