«Eravamo pronti a intervenire
per cinturare la Valle Seriana»

Il generale Berto ha chiarito alla Camera il ruolo dell’esercito. Nella fase clou dell’epidemia fino a 720 interventi del 118 in un giorno.

La nuova conferma, l’ennesima, è impressa in un documento della Camera dei deputati. A parlare stavolta è l’Esercito, in maniera indiretta. All’interno della relazione conclusiva dell’«indagine conoscitiva sulle condizioni del personale militare impiegato nell’operazione Strade Sicure», report approvato il 30 luglio, rimbalza infatti anche la questione dell’ipotetica zona rossa in Val Seriana.

Perché? Perché anche l’esercito ha avuto compiti di gestione dell’ordine pubblico. «Il generale Claudio Berto», si legge nel rapporto «ha chiarito che le Truppe Alpine (di cui è comandante in capo, ndr) sarebbero state pronte a cinturare anche altre zone rosse eventualmente individuate in Lombardia». Il rimando è all’audizione del 23 luglio, quando i deputati ascoltano appunto il generale di corpo d’armata Claudio Berto: «Nel periodo 5-8 marzo, erano state dispiegate 136 unità pronte a implementare, ove fosse stata dichiarata, la zona rossa nel Bergamasco», afferma l’alto ufficiale. Date e cifre dell’operazione, con precisione militare. Arrivò invece il contrordine.

Altri numeri pongono invece a confronto l’andamento della pandemia nel Lodigiano e a Bergamo. Sono le cifre degli interventi del soccorso sanitario nelle varie fasi dell’emergenza, e sono contenute nel verbale – desecretato – della riunione che il Comitato tecnico scientifico tenne il 30 marzo. Gli interventi del 118 per «eventi respiratori e infettivi» (in sostanza, gli interventi per i malati Covid) fotografano sin dall’inizio un’emergenza quantitativamente superiore per la Soreu alpina, cioè per la sala operativa del 118 che copre Bergamo, Brescia e Sondrio, rispetto alla Soreu della pianura, che raccoglie Lodi, Cremona, Mantova e Pavia. Già il 24 febbraio, per esempio, la Soreu alpina tocca i 240 «eventi»; quella della pianura ne conta invece 160. Segue una decisa escalation nei territori della Soreu alpina, che il 13 marzo raggiunse i 720 eventi, mentre la Soreu della pianura non va mai oltre i 280. Più dettagliata è la contabilità degli eventi a livello delle articolazioni territoriali dei servizi di emergenza e urgenza (cioè le «Aat»).

A Codogno si registra un apice di 28 interventi il 2 e il 7 marzo, prima che la curva scenda drasticamente: effetto della zona rossa decretata già tarda serata del 21 febbraio. Ad Albino, media Val Seriana, l’impennata invece si protrae dal 28 febbraio (29 interventi), sino ai 54 eventi del 12 marzo; analogamente, a Bergamo (città) gli eventi schizzano a partire dal 5 marzo, raggiungendo quota 63 il 16 marzo; a Seriate la fase critica è tra l’8 e il 27 marzo e il culmine è il 14 marzo, con 40 eventi.

L’urlo di quelle sirene è il sonoro della tragedia di Bergamo. Le istantanee del dolore, invece, rimangono le colonne militari. La relazione della Camera, tra l’altro, contiene il bilancio dell’operazione «Fidelium» con cui l’esercito si incaricò di portare fuori provincia le bare di Bergamo: dal 18 marzo al 24 aprile, resta il freddo dato di 43 viaggi, con 957 feretri trasportati da 207 automezzi.

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