«Evitiamo tutto ciò che è superfluo»
L’appello del prefetto Enrico Ricci

«Arrivato a Bergamo in piena pandemia, quel clima mi ha segnato».

«Evitiamo tutto ciò che è superfluo, come ha chiesto anche il Presidente della Repubblica, perché è un momento che richiede consapevolezza e la responsabilità di tutti». Il prefetto Enrico Ricci fa suo l’appello del Capo dello Stato nel tracciare un bilancio dei suoi primi 6 mesi di impegno a Bergamo.

Eccellenza, lei è giunto a Bergamo nel pieno della pandemia e si è trovato una situazione devastante: come ha vissuto questi primi sei mesi?

«Sono arrivato il 7 aprile, in una situazione pesantissima e molto difficile: il mio primo impegno pubblico è stato l’8 aprile, quando con il sindaco e il vescovo abbiamo ricevuto le 360 urne che tornavano dai forni crematori di mezza Italia. È stato un momento di grandissima commozione, dove ho percepito la tragedia che aveva colpito questa città. Tutta Italia aveva seguito le vicende di Bergamo, con le immagini dei mezzi dell’esercito che portavano via le bare: immagini tremende che avevano angosciato tutto il Paese. Io ero in quel momento a Varese, allora la provincia meno colpita, e arrivare poco dopo qui fu veramente motivo di profonda angoscia: mi colpì il fatto che a ricevere questi nostri concittadini eravamo soltanto noi tre, senza nemmeno i parenti. Rispetto ai giorni drammatici attorno al 21 marzo, la situazione mostrava però già uno spiraglio di luce. Anche negli uffici il clima era pesante, con tanti ammalati qui in Prefettura, compresa la prefetta Margiacchi che mi aveva preceduto, così come in questura e al comando della Finanza, pressoché decimato. Ho però nel contempo percepito la volontà di reagire. Si è quindi subito creato un ottimo rapporto di collaborazione con gli enti locali e le istituzioni, avendo come principale impegno il contenimento dell’epidemia».

Anche martedì avete parlato di questo alla riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica.

«Siamo partiti dai dati del direttore di Ats Massimo Giupponi, che ha fatto il punto sull’andamento epidemiologico: per ora Bergamo è il territorio meno colpito, ma questo non ci deve tranquillizzare. Anche perché in provincia ci sono differenze, con territori più o meno interessati dai contagi». Quali sono? «Si ripresenta in ambito provinciale la stessa dinamica regionale e nazionale: i territori meno colpiti nella prima ondata sono oggi i più colpiti e, viceversa, quelli più colpiti prima, come la Valle Seriana, oggi sono quasi esenti dal fenomeno. Come istituzioni e cittadini dobbiamo essere all’erta. Condivido il richiamo del sindaco Gori al senso di responsabilità di tutti. Che è poi lo stesso richiamo alla responsabilità collettiva arrivato dal Presidente della Repubblica: non esiste una libertà di far ammalare gli altri».

L’invito è attenersi alle regole.

«Il Presidente Mattarella ha sottolineato con chiarezza che va evitato tutto quello che è superfluo. Ci deve essere consapevolezza del momento difficile che stiamo attraversando. Un momento che richiede la responsabilità di tutti, che noi cercheremo in tutti i modi di incanalare con i controlli. Solo a ottobre le forze di polizia hanno effettuato ben 36 mila controlli e le persone sanzionate sono state solo 15, in linea con settembre, quando ci furono 45 mila controlli e una ventina di sanzionati. A ottobre sono stati controllati anche 1.874 esercizi pubblici, con sole 3 attività sanzionate: dunque a Bergamo i controlli ci sono e il rispetto della normativa a Bergamo è massimo, anche nei luoghi di lavoro».

Ora è stata istituita anche questa task force mirata proprio ai controlli.

«Sì, prosegue la collaborazione tra le forze di polizia che avevano dato grande contributo nella fase acuta: l’obiettivo è evitare assembramenti». Il sindaco Gori ha dichiarato che non chiuderà strade o piazze, spostando le risorse proprio sui controlli. «Sì, è stato chiarito che la normativa prevede una condivisione dell’eventuale decisione di chiusura con la Prefettura, ma la prima valutazione è stata appunto che non vi siano, per ora, condizioni che richiedano questo provvedimento».

A livello ospedaliero, rispetto a marzo e aprile ora la situazione è molto meno pesante.

«In questo momento il quadro di ricoveri Covid a Bergamo è ancora tranquillizzante: l’unica struttura che vede un incremento di presenze significativo è il Papa Giovanni, che è però struttura hub e accoglie soprattutto persone che vengono da fuori e con numeri ancora sotto controllo. Inoltre abbiamo la possibilità, augurandoci di non dovercene avvalere, di utilizzare la Fiera». Sui tamponi abbiamo visto a Roma e Milano code interminabili: qua da noi non si prospetta nulla del genere? «Qui si è sempre svolto tutto con regolarità e serenità».

Nel clou dell’epidemia il premier Conte e il Presidente Mattarella avevano dimostrato grande vicinanza personale a Bergamo: più di recente ha avuto ulteriori contatti o chiamate?

«La loro attenzione verso il nostro territorio è sempre grande, pur non avendo ricevuto di recente chiamate dirette. Il Presidente Mattarella era stato in città il 28 giugno e in precedenza aveva dato un grande segnale incoraggiando con una lettera molto bella un sindaco (di Serina, ndr) che minacciava di dimettersi, a continuare nonostante le difficoltà» Veniamo al tema delle scuole, che interessa migliaia di famiglie, preoccupate perché i ragazzi possano essere veicolo di contagio.

Quali interventi sono stati fatti e quali sono previsti?

«Che i giovani possano essere veicoli di trasmissione del virus non c’è alcun dubbio. Anche perché l’età degli attualmente positivi è scesa a 38 anni. Difficilmente i giovani si ammalano, pur essendo portatori del virus. Per questo abbiamo iniziato ad affrontare i temi scuola e trasporti dal 2 maggio, ben prima dell’avvio delle attività, facendo seguire una serie di incontri che hanno prodotto ottimi risultati, per i quali Bergamo può essere presa a modello: nonostante qualche problema nella prima fase, le scuole hanno fin da subito spalmato gli ingressi, riducendo l’impatto sul trasporto pubblico. Tutte le scuole superiori e l’università si sono adeguate alla didattica a distanza, con riduzione del 60-65% di portata sui bus».

Anche il mondo del lavoro sta subendo pesanti ripercussioni: a livello locale rilevate sofferenza?

«Alcuni settori stanno risentendo più di altri delle conseguenze economiche della pandemia. Altri, come l’agricolo e farmaceutico, invece di meno. Alcuni hanno registrato una rapida ripresa, come quello edile, complici anche le ristrutturazioni estive delle scuole per l’adeguamento alle nuove normative. E poi settori come il turismo e la ristorazione hanno registrato un colpo molto duro». Per non parlare solo di Covid, sul fronte sicurezza spicca il caso di piazzale Alpini, con un recente accoltellamento che ha fatto emergere vari problemi.

Cosa prevedete di fare?

«In quella zona c’è una oggettiva presenza di sbandati che generano un senso di insicurezza. I controlli sono già stati potenziati, così come lo sarà l’illuminazione pubblica. l’accoltellamento in sé è stato uno screzio tra due sbandati, nulla che nascondesse fenomeni di crimine organizzato. In generale, il quadro dell’andamento della criminalità a Bergamo e provincia è tranquillizzante. I dati post lockdown, periodo in cui anche la criminalità si era fermata, registra un calo significativo di alcuni reati, in particolare furti e rapine. In generale i delitti sono ora il 25% in meno in città e il 20% in meno in provincia. Nonostante questo, il nostro impegno continuerà soprattutto laddove emergono preoccupazioni e insicurezze nella popolazione, come per la zona della stazione, o per reati che hanno mantenuto numeri costanti, come le truffe agli anziani».

Su questo tema la Prefettura aveva già avviato una campagna informativa.

«Che ripeteremo, per contrastare questo reato odioso: abbiamo appoggiato un progetto del Comune in lizza per un finanziamento di 40 mila euro dal ministero dell’Interno».

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