«Gli imputati? Erano azionisti e agirono nell’interesse di Ubi»

Il processo, le difese: da assolvere Polotti, Santus, Manzoni e Folonari. «Scelte fatte in buona fede e informazioni non nascoste a Bankitalia».

«Questi signori hanno agito in buona fede. Erano membri del Consiglio di sorveglianza (Cds) e di gestione (Cdg), erano azionisti importanti, il buon andamento della banca era nel loro interesse». Paolo Tosoni, difensore dell’ex presidente del Cdg Franco Polotti, ieri al processo Ubi ha cercato di smontare l’ostacolo alla vigilanza, racchiuso in due dei tre capi di imputazione contestati al suo assistito, presente in aula, per il quale ha chiesto l’assoluzione (5 anni e 10 mesi la richiesta di condanna). Il principio di pariteticità, ossia il bilanciamento nelle cariche dopo la fusione tra Bpu e Blp, era contenuto nel protocollo d’intesa, serviva a garantire - per il legale - l’equilibrio e a scongiurare prevaricazioni ai soci della bresciana Blp. Perché la fusione era «asimmetrica», tra la coop Bpu e la spa Blp, e il voto capitario adottato per la nuova banca (Ubi) penalizzava Brescia.

L’accusa sostiene che Bankitalia nel 2009 aveva invitato a modificare il regolamento del Comitato nomine, superando la pariteticità, ma che nella sostanza la governance Ubi sarebbe risultata diversa solo sulla carta. Di qui l’accusa di ostacolo agli organi di vigilanza (Bankitalia e Consob), cui sarebbero state fornite comunicazioni non veritiere. «Il principio di pariteticità è rimasto confermato nel regolamento del Comitato nomine - ha spiegano Tosoni -, ma scompare il riferimento a soggetti estranei alla banca (che per regolamento non potevano influire sulle scelte, ndr), e cioè scompare il vincolo in virtù del quale i membri del Comitato che spettavano alla derivazione bresciana dovessero essere iscritti all’associazione Ablp».

Bankitalia, ha sostenuto il legale, non trovò nulla da ridire. I documenti che attestavano la modifica furono spediti agli organi di vigilanza in tre occasioni. «Mi pare esagerato pensare di trasmettere per tre volte i documenti sperando che non venissero letti - ha chiosato Tosoni -. E vogliamo davvero pensare che gli organi di vigilanza non sapessero come venisse gestito il terzo gruppo bancario italiano? Mi pare offensivo». E l’intervento del banchiere Giovanni Bazoli (fra i 31 imputati) nel periodo in cui non ricopriva cariche in Ubi e che per questo il pm Mandurino ritiene aver interferito nelle scelte da soggetto esterno? Tosoni: «È un padre fondatore della banca, un raffinato conoscitore del sistema bancario italiano e degli umori della piazza, logico che si cercasse da lui un parere, un confronto e un conforto; non si può ridurre la discussione a mero interesse di Bazoli».

L’avvocato Enrico Mastropietro ha invocato l’assoluzione per il notaio Armando Santus, ex vice presidente del Cds (5 anni la richiesta di condanna). Santus, che deve rispondere di due capi di ostacolo alla vigilanza, è accusato di aver favorito l’accordo spartitorio fra Ablp e Amici di Ubi. Questo per via di un incontro cui partecipò nel luglio 2012. «Ma era stato eletto nell’aprile 2012 e non può aver assunto un ruolo decisivo in soli tre mesi», ha osservato il legale.

Guido Marchesi, consulente di Ubi per la gestione del libro soci, ha già incassato la richiesta di assoluzione del pm per l’illecita influenza sull’assemblea 2013. Ieri l’avvocato Salvatore Scuto l’ha ribadita, sostenendo che il suo assistito all’epoca «non aveva alcun incarico dirigenziale». L’avvocato Mauro Baroni ha invocato l’assoluzione per Federico Manzoni, ex Cds accusato di un capo di ostacolo alla vigilanza (3 anni richiesti dal pm). «Quando nel 2013 Bankitalia interviene per chiedere il superamento dell’assetto di governance, non lo fa in maniera sanzionatoria - ha affermato il legale -. Se si fosse accorta che per 4 anni era stata presa in giro avrebbe applicato sanzioni». Infine, per l’avvocato Vieri Barzellotti va assolto Italo Folonari, segretario Ablp accusato di interferenze illecite (20 mesi).

© RIPRODUZIONE RISERVATA