I consiglieri regionali a Taiwan diventano un caso diplomatico

IL CASO. Protesta del consolato cinese a Milano nei confronti della delegazione lombarda.

La missione a Taiwan di un gruppo di consiglieri regionali, tra cui i bergamaschi Giovanni Malanchini (Lega) e Ivan Rota (Forza Italia), si è trasformata in un incidente diplomatico. Il consolato cinese a Milano ha indirizzato al presidente del Consiglio regionale Federico Romani una «protesta solenne», in cui si definisce la visita «una grave violazione del principio “una sola Cina”, una palese interferenza negli affari interni della Cina e una provocazione alla sovranità cinese e all’integrità del suo territorio».

Taiwan e la Cina

La Cina non riconosce la sovranità di Taipei (e viceversa) dove nel 1949, durante la rivoluzione maoista, si era rifugiato l’allora governo cinese. Taiwan è riconosciuta da soli 12 Stati, ma intrattiene rapporti commerciali informali con moltissimi Paesi poiché è la maggior produttrice mondiale di microchip. Ed è in veste prettamente commerciale che i 5 consiglieri lombardi nei giorni scorsi sono volati a Taipei. Pechino ha però visto il gruppo come l’emanazione di un organo politico quale è il Consiglio regionale e dunque la loro missione come una sorta di riconoscimento ufficiale della repubblica taiwanese. Della questione si è discusso martedì 23 settembre in Consiglio regionale con un intervento di Giulio Gallera, che ha definito quella cinese «un’ingerenza gravissima».

«Uscita inopportuna e offensiva»

«Siamo andati nell’interesse dei cittadini e delle aziende della Lombardia e non per riconoscere o no uno Stato, cosa che spetta alla diplomazia internazionale – protesta Rota –. Una realtà trainante come Taiwan rappresenta un’opportunità per il territorio lombardo. La Cina non può permettersi di dirci cosa possiamo o non possiamo fare. Reputo necessario che la presidenza del Consiglio regionale prenda una posizione netta di fronte a un documento che ritengo lesivo del ruolo istituzionale della Regione e delle prerogative dei suo componenti, democraticamente eletti». Di «uscita inopportuna e offensiva» parla Malanchini: «L’intento della missione era quello di favorire opportunità imprenditoriali. Producono il 95% di microchip evoluti a livello mondiale, che con l’Intelligenza artificiale sono diventati ancor più imprescindibili. Hanno capitali da investire che potrebbero fare comodo alle nostre aziende, sono interessati al settore moda e arredamento, due fiori all’occhiello dell’economia lombarda. Devo fare gli interessi del mio territorio o ascoltare il console cinese? Se vogliamo buttarla sul ridere, diciamo che davanti alla protesta del console cinese mi sono fatto una “solenne” risata».

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