La battaglia (vinta) di Emily con il Covid
Colpita dal virus a 11 giorni di vita

Dopo essere stata ricoverata per 2 volte, la neonata di Brusaporto è risultata negativa al doppio tampone. La mamma: «Ci siamo finalmente liberati dal virus che ha infranto i desideri per i nostri primi giorni di vita insieme».

Emily Bettoni viene al mondo il 29 febbraio: quel frugoletto di quasi quattro chili apre gli occhi per la prima volta al Papa Giovanni di Bergamo proprio mentre l’ospedale sta iniziando a conoscere le dimensioni di una crisi che cambierà la città, e il Paese, per sempre. Un parto naturale e senza complicazioni, quello di mamma Paola Bellotti, 39 anni: tanto che, insieme al marito Michele Bettoni, 28, entrambi di Brusaporto, portano a casa la loro primogenita solo un paio di giorni dopo, il 2 marzo. Ma Emily, a dieci giorni dalla nascita, inizia a stare poco bene. Smette di mangiare, non cresce, reagisce a rilento, fa fatica a stare sveglia.

L’11 marzo al Papa Giovanni le fanno il tampone: Emily, 11 giorni appena, risulta positiva al coronavirus. «Non ci potevamo credere, mai avremmo pensato avesse contratto il virus in pochi giorni di vita. È stato un brutto colpo – racconta la mamma Paola -. Io e mio marito siamo stati messi in isolamento, la piccola ricoverata. Non potevamo andare a trovarla, non potevo portarle il mio latte, i nonni non hanno avuto modo di vederla. La verità è che non ho fatto in tempo a sentirmi mamma, peraltro di una bimba così desiderata: l’unico contatto che avevo con lei avveniva attraverso il personale dell’ospedale, che con grande affetto mi mandava sue fotografie, e mi teneva aggiornata sul suo stato di salute». La bimba, al Papa Giovanni, trascorre qualche giorno con febbre, difficoltà respiratorie, e si alimenta con l’aiuto di un sondino. Le rifanno il tampone settimanalmente, anche dopo che scompaiono i sintomi, anche quando finalmente torna a crescere di peso. Ma è sempre positivo. Così come è positivo quando Emily viene dimessa il 27 marzo.

«Mentre la nostra bimba era in ospedale ho iniziato ad accusare qualche sintomo anche io: febbre, stanchezza, dolori muscolari. Abbiamo chiesto sia io che mio marito di poter fare il tampone, ma non ci è stato concesso. Quando Emily è venuta a casa ormai non avevo più sintomi: ma l’apprensione per il fatto che fosse risultata positiva più il sospetto che anche io avessi contratto il virus non mi ha consentito di vivere i primi giorni da mamma con serenità». Anche perchè Emily, risultata positiva anche nei tamponi successivi effettuati il 2 e 9 aprile, a pochi giorni dalle dimissioni torna a stare male: «Il 12 aprile la ricoverano nuovamente, per quattro giorni: aveva febbre e difficoltà respiratorie. La prima notte la passo con lei, in pronto soccorso, poi io vengo mandata a casa e lei rimane in ospedale. E questa volta è ancora più dura della prima. Era davvero piccola, avevo paura non avesse le difese per superare il virus, la forza per reagire. Aveva appena iniziato ad interagire con noi». Ma la piccola paziente reagisce, eccome: e, finalmente, dopo oltre 40 giorni e un gran numero di tamponi, l’esame dà esito negativo: Emily ha sconfitto quel virus contratto nei primi undici giorni di vita.

«Il secondo tampone negativo, quello di conferma, arriva il 27 aprile, quando nostra figlia si avvicina a compiere i due mesi. Per noi è stata una liberazione: anche perchè, dopo aver insistito, anche io e mio marito siamo stati sottoposti all’esame, risultato negativo anche per noi. Ci siamo finalmente liberati del virus, un virus che ha infranto tutti i desideri per i nostri primi giorni di vita insieme. Per fortuna Emily non se li ricorderà. E a noi rimane un lieto fine da raccontare».

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