«La variante inglese non aiuta
In crescita i pazienti da Brescia»

Per Marco Rizzi (Malattie infettive) la situazione è fluida. «Se i numeri continuano a salire, pronti ad una nuova riorganizzazione».

La pressione ospedaliera si fa sentire anche nella Bergamasca. I dati dei nuovi positivi, in costante aumento negli ultimi giorni, hanno determinato anche un incremento dei ricoverati, con l’incognita variante inglese sullo sfondo e la maggiore capacità di trasmissione del virus. Sono 262 i ricoverati Covid in provincia. «Di certo il trend dei ricoverati è in aumento rispetto a gennaio, ogni giorno si registra un leggero incremento – spiega Marco Rizzi, direttore delle Malattie infettive dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo -. Nel nostro ospedale abbiamo ospitato per settimane tra i 40 e i 50 pazienti Covid, di cui una ventina in Terapia intensiva. Ora abbiamo superato le 60 unità con un discreto numero in area critica (24). Si avverte soprattutto la pressione dall’area di Brescia: ieri abbiamo ricoverato due pazienti provenienti dal pronto soccorso di Chiari, uno nei reparti ordinari e l’altro in Terapia intensiva. E si registra già un dato: Brescia fa fatica ad assorbire, è la provincia con maggiori criticità rispetto alla popolazione residente e gli Spedali Civili hanno 200-250 pazienti Covid. La situazione è fluida un po’ dappertutto con numeri in crescita e inevitabili ripercussioni sul sistema regionale». Nella Bergamasca si è lontani dal picco degli oltre 800 ricoverati Covid della seconda metà di novembre, ma i numeri vanno monitorati.

«Rispetto a fine ottobre e novembre il virus si trasmette più efficacemente con la variante inglese e questo non ci aiuta – sottolinea Rizzi -. Il passaggio da una situazione sotto controllo a una più difficile può evolvere rapidamente, ma non siamo ancora al punto di dover riconfigurare l’ospedale e quindi creare nuove aree Covid. In ogni caso se i numeri continuassero a salire, saremmo pronti con una riconversione progressiva di aree all’interno dell’edificio principale del Papa Giovanni, alla luce dei piani condivisi con la Regione e altre aziende sanitarie per scalare disponibilità di posti letto nei reparti ordinari e in area critica, in base all’andamento epidemiologico».

Sull’ipotesi di riallestire gli spazi in Fiera per i pazienti Covid, Rizzi è prudente: «Lì il discorso è più complicato perché nella Fiera sussiste il problema di gestire lo staff e le risorse, e quindi per un eventuale piano di riattivazione bisognerebbe fare i conti con questi aspetti, oltre alla campagna vaccinale in corso. Al momento non è la prima ipotesi. Se dovessimo andare in difficoltà riconvertiremmo metà del reparto di Malattie infettive e l’area di altre specialità. Altri 50-100 pazienti sarebbero gestibili senza grossi traumi. Il quadro complessivo è più instabile a Brescia e nel Varesotto».

La variante inglese del Covid si è insinuata anche nella Bergamasca. «Al Papa Giovanni abbiamo qualche paziente ricoverato con questa variante. In tutta la provincia sono una ventina i casi di mutazione inglese, ma ce ne sono sicuramente di più, perché finora conosciamo solo una quota di pazienti con la variante in quanto testati e contatti di pazienti con variante, e molti provenienti dal confine epidemiologico con aree geografiche ad alta presenza della mutazione. La variante inglese in Lombardia circola ampiamente, tuttavia con l’immunità acquisita dopo la malattia e l’immunità vaccinale dovrebbe trovare più ostacoli a diffondersi. Le varianti sudafricana e brasiliana pongono invece altri problemi relativi alla minore protezione dei vaccini e della risposta immunologica. Un problema quindi potenzialmente più elevato».

Rizzi invita a non abbassare la guardia: «Nella Bergamasca viviamo un po’ di rendita con l’immunità di popolazione acquisita in primavera e numeri migliori. Tuttavia ci sono ancora elementi variabili di questo virus che non conosciamo, quindi servono sempre comportamenti prudenti e rispettosi delle regole». Sui contagi in aumento nelle ultime settimane: «È sempre molto difficile valutare il trend vero, perché bisogna vedere a chi si fanno i tamponi, per quale motivo, la platea dei contatti e gli screening. La strategia di tamponamento spesso cambia nel fine settimana o da una settimana all’altra con il tracciamento degli asintomatici e le percentuali che variano. L’unica certezza è che il virus sta circolando».

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