L’appello dell’ospedale Papa Giovanni
«Evitiamo la terza ondata: Natale sobrio»

Maria Beatrice Stasi, direttore generale dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo: mettiamoci tutti d’impegno perché non arrivi la terza ondata. Luca Lorini, direttore del Dipartimento Emergenza urgenza e dell’Area critica: siamo come ciclisti all’ultimo strappo in salita.

Va un po’ meglio, ma non troppo: il numero dei ricoverati per Covid su scala nazionale sta scendendo, e qualche punto in giù è anche la percentuale dei posti letto nelle Terapie intensive. I numeri aggiornati a ieri di Agenas, Agenzia nazionale per i Servizi sanitari regionali, indicano che la soglia limite del 40% per i ricoveri Covid nelle degenze (malattie infettive, pneumologia, medicina), è superata da 15 regioni e tra queste c’è la Lombardia con il 48%, mentre la percentuale complessiva dell’occupazione delle Terapie intensive in Italia è al 41% (ben sopra il 30% fissato come soglia critica) e in Lombardia arriva però al 61%. Bergamo ha numeri più bassi, almeno al Papa Giovanni, uno degli ospedali d’Italia con la Terapia intensiva più «larga».

«Ancora emergenza»

E quindi, bisogna stare cauti: il clima prenatalizio non deve portare ad abbassare la guardia, la situazione è ancora a rischio. «Guardiamo al Natale come a un momento che dovrà essere necessariamente sobrio. Ora non si deve mollare: siamo riusciti a reagire alla seconda ondata perché ci siamo attenuti alle regole, a Bergamo in particolare. Ma si continua a contare centinaia di morti al giorno e dobbiamo ricordare che i nostri comportamenti servono non solo a contenere l’infezione ma anche a permettere agli ospedali di non intasarsi e di garantire le cure anche per le altre patologie. Non c’è solo il Covid, e la salute è qualcosa che riguarda tutti. Non si dica che ci sono pochi controlli sul rispetto delle norme antiCovid, ognuno deve prendersi le proprie responsabilità, anche arrivando a comportarsi come se ognuno di noi avesse a fianco un carabiniere o un poliziotto. Lo stato di emergenza, per norme del governo, scade, se non verrà rinnovato, il 31 gennaio. Quindi ci siamo ancora dentro, nell’emergenza». Maria Beatrice Stasi, direttore generale dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo non nasconde la preoccupazione, in vista delle feste natalizie: «Abbiamo fatto cose inimmaginabili nella prima ondata, stiamo reggendo alla seconda, ma ora il personale è provato fisicamente e psicologicamente: aiutiamolo in questa opera di contenimento del virus, e mettiamoci tutti di impegno perché la terza ondata non arrivi. Dipende da tutti. Con i numeri di ricoverati attuali non si può allentare l’attenzione».

A ieri (2 dicembre), al Papa Giovanni, evidenzia Maria Beatrice Stasi, i posti di ricovero non critico Covid attivi erano 84, dei quali 64 occupati, compresi gli 8 di degenza in Fiera (quelli qui disponibili sono 10 in tutto), «mentre dei posti in Terapia intensiva, che sono 80 in tutto, ne sono occupati 26, per un tasso del 32,5%. Ci sono poi altri 27 posti di Terapia intensiva occupati in Fiera. Su 225 posti totali per il Covid che abbiamo messo a disposizione per la seconda ondata in totale, oggi i ricoverati di area non critica non arrivano a 80. La pressione sta calando, ma non siamo fuori pericolo».

Le altre Aree critiche

Anche perché, a guardare le Terapie intensive degli altri ospedali bergamaschi, per esempio, la pressione è ancora più visibile. All’Asst Bergamo Est che ha 6 posti di Terapia intensiva più 2 di semi-intensiva l’occupazione è al 100%, lo stesso all’Asst Bergamo Ovest con 7 posti tutti occupati, in Humanitas Gavazzeni a Bergamo sono occupati 2 dei 6 posti di Terapia intensiva riservati al Covid, oltre a un box per pazienti «grigi» e 14 dei 15 posti non Covid già utilizzati mentre al Policlinico di Ponte San Pietro (Iob) su 10 posti di Terapia intensiva 5 sono occupati da pazienti Covid.

Prestazioni da garantire

Intanto, con i numeri di ricoveri in calo, il Papa Giovanni sta già provvedendo a una ulteriore riorganizzazione. «Sono riportati all’attività ordinaria un piano di Chirurgia e la Gastroenterologia, abbiamo un’attività di sala operatoria che si avvicina al 100%. E le 8 degenze non critiche alla Fiera verranno a breve ricollocate al Papa Giovanni – rimarca Maria Beatrice Stasi –. In più, mi piace rimarcare che confrontando i dati del novembre scorso con quelli di quest’anno emerge che, pur nell’allarme della seconda ondata, siamo riusciti a non far crollare i servizi per altre patologie: le prestazioni chirurgiche e di sala operatoria sono passate da 3.098 del novembre 2019 a 2.356 di quest’anno, un calo del 24%, inferiore alla riduzione tra il 30 e il 50 che ci aveva chiesto la Regione. E sono rimaste invariate le prestazioni per patologie tempo-dipendenti, come l’emodinamica. Un altro dato su cui riflettere è quello degli afflussi al pronto soccorso: ora siamo su un numero standard di accessi, 80-90 al giorno, nel novembre 2019 abbiamo avuto 8.170 accessi, quest’anno 4.882, il 40% in meno. E a calare sono soprattutto i codici bianchi e verdi. Lo stesso nel pronto soccorso pediatrico: siamo passati dai 1.418 accessi del novembre 2019 ai 512 di quest’anno. È evidente che non è governata l’appropriatezza degli accessi, diventa urgente ripensare la sanità territoriale. Perché evitare l’intasamento degli ospedali è fondamentale per fronteggiare eventuali recrudescenze della pandemia: bisogna avere il modo di curare tutti, chi ha il Covid e chi ha altre patologie». Lo sforzo richiesto, quindi, è quello di tenere comportamenti attenti.

Ultima volata fino al vaccino

«Dovrà essere un Natale il più sobrio possibile. Siamo tutti stanchi, lo è la gente, lo sono i medici e gli infermieri. E vorremmo evitare una terza ondata – rimarca Luca Lorini, direttore del Dipartimento Emergenza urgenza e dell’Area critica del Papa Giovanni – . Credo che entro due settimane l’Rt possa arrivare sotto l’1, quindi la Lombardia potrebbe dimezzare gli attuali posti di Terapia intensiva per il Covid, quelli occupati oggi sono più di 800 su poco meno di 1.200. Sarebbe un grande successo, significherebbe poter governare il contagio. Restiamo distanti e attenti a Natale: pensiamo di essere ciclisti all’ultimo strappo in salita prima del traguardo. Un’ultima volata faticosa: dobbiamo arrivare a febbraio, poi l’avvio delle vaccinazioni antiCovid ci porterà fuori dal tunnel».

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