Mazzette in carcere, chiusa l’indagine
Porcino verso la richiesta di processo

L’ex direttore e altri 21 indagati restano sotto inchiesta: corruzione, truffa
e violenza sessuale tra i reati contestati. I pm: archiviare Lara Magoni, Malanchini e Copia.

In 22 restano avviluppati all’inchiesta e andranno probabilmente incontro a una richiesta di rinvio a giudizio, mentre in 8 - tra cui l’assessore regionale Lara Magoni, il consigliere regionale Giovanni Malanchini e il comandante della polizia locale di Treviolo Matteo Copia - sono destinati a uscirne dopo che il procuratore facente funzione Maria Cristina Rota e il pm Emanuele Marchisio hanno per loro chiesto l’archiviazione.

La Procura di Bergamo nelle scorse settimane ha chiuso il fascicolo sull’indagine che nel giugno di due anni fa aveva portato all’arresto di Antonino Porcino, per 33 anni direttore del carcere di via Gleno, e di altre 5 persone finite ai domiciliari: Antonio Ricciardelli, all’epoca comandante della polizia penitenziaria di Bergamo; Francesco Bertè, all’epoca dirigente medico del carcere di via Gleno e dipendente del Papa Giovanni; Daniele Alborghetti, commissario della penitenziaria di Bergamo all’epoca distaccato al carcere di Monza; Mario Metalli, titolare della ditta specializzata nell’installazione di macchine distributrici di snack, bevande e tabacchi Alfa Express di Urgnano, e la figlia Veronica. Tra gli indagati anche medici, fra i quali Claudio Arici, all’epoca responsabile dell’Ussd continuità e territorio del Papa Giovanni da cui dipende l’infermeria del carcere, e agenti della polizia penitenziaria.

Il fulcro dell’inchiesta è un appalto per la gestione del bar interno al carcere di Bergamo vinto dalla Alfa Express e il promesso interessamento di Porcino per gli appalti nelle case circondariali di Monza (turbativa d’asta è il reato di cui devono rispondere Porcino, Alborghetti e i due Metalli per la gara nel carcere brianzolo che la Procura ritiene cucita su misura), Brescia e Vigevano in cambio - è l’accusa - di denaro (più di 21 mila euro ricevuti dall’allora direttore tra il marzo 2015 e il marzo 2018)e cialde di caffè. Corruzione era la contestazione iniziale, derubricata successivamente in induzione indebita a dare o promettere utilità. Reato dal quale, per la Procura, devono essere ritenuti estranei Alborghetti e Veronica Metalli, «l’uno per non aver sollecitato le dazioni, l’altra per non avervi dato corso». Restano così indagati per questo episodio Porcino e Mario Metalli.

C’è un altro corollario di episodi (36 per la precisione) che, secondo gli inquirenti, merita di arrivare di fronte a un giudice. Il presunto utilizzo da parte di Porcino di agenti e mezzi della penitenziaria per scopi personali (peculato); certificati medici compiacenti (secondo l’accusa) per attestare uno stress inesistente e consentire all’allora direttore del carcere di accumulare 205 giorni di malattia (falso e truffa); la presunta appropriazione da parte di Porcino di beni, tra i quali due water e risme di carta appartenenti all’amministrazione pubblica (peculato); i pesanti approcci sessuali dell’allora direttore verso alcune detenute e dipendenti del carcere che la Procura legge come violenze sessuali e concussioni; i presunti favoritismi ad alcuni detenuti, tra cui il colloquio prolungato oltre i limiti fra l’ex procuratore di Brescia Tommaso Buonanno (mai indagato) e il figlio arrestato (falso ideologico); la presunta appropriazione di farmaci dall’infermeria del carcere (peculato).

Per Lara Magoni e Francesco Bertè, accusati inizialmente di corruzione elettorale per una storia di santini e appoggi elettorali in cambio di favori, non s’è trovata traccia di voto di scambio e così eccoli destinatari della richiesta di archiviazione (Bertè resta indagato per altri reati). Malanchini e Copia erano indagati per tentata induzione indebita: il sospetto è che avessero fatto pressioni sull’ufficio tecnico del Comune di Treviolo per spianare la strada al progetto di ristrutturazione della villetta intestata alla moglie di Porcino. Il placet della geometra comunale Clara Previtali non era però arrivato e così ora i pm chiedono l’archiviazione per Copia e Malanchini, bollando il loro interessamento come «tentativo non riuscito di “raccomandazione” che, per quanto del tutto inopportuno, non appare trasmodare in condotte dotate di penale rilevanza».n 

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