Nella bellezza di Roma l’ultimo viaggio: il percorso del feretro

DOPO IL FUNERALE. Da Piazza San Pietro fino alla Basilica Santa Maria Maggiore. Sei chilometri di secoli, sei chilometri di una città eterna, emozione di sguardi e turbamento di architetture che lascia senza fiato.

Roma

La bellezza lo abbraccerà nell’ultimo lento cammino fino alla Basilica che più amava. C’è un accumulo di storia e di impronte di uomini che segnano il percorso del corteo funebre di Papa Francesco da Piazza San Pietro fino a Santa Maria Maggiore. Sei chilometri di secoli, sei chilometri di una città Eterna, emozione di sguardi e turbamento di architetture che lascia senza fiato. Va ritroso nella storia l’ultima strada di Jorge Mario Bergoglio e si infila piano nella straordinaria magnificenza della capitale barocca e poi romana e poi le Basiliche cristiane una sull’altra, Roma dalle mille chiese. La bellezza di Roma, la sua grande bellezza la conosceva bene. Ma un giorno da Papa spiegò che «la grande bellezza non basta».

Dalla Porta del Perugino

Qualcuno si adombrò per quel ragionamento, che parve essere un’invettiva per amministratori pubblici e invece era solo il desiderio timidamente espresso da un Papa argentino che sapeva coniugare bellezza dell’arte con la vita quotidiana delle persone, quelle più povere ed emarginate, quelle che la vedono da un metro da terra tra cartoni e sacchi a pelo, riparati dal freddo dietro una colonna romana. Uscirà dal Vaticano dalla Porta del Perugino proprio sotto la finestra della sua stanza 201 a Casa Santa Marta. E da lì in avanti la toponomastica della capitale intreccia la storia sorprendente di quella che oggi sarà la capitale del mondo. Via Gregorio VII, Papa per acclamazione poco dopo l’anno mille, che contrastò simonia e condusse lo scontro nella lotta per le investiture e cambiò i rapporti di forza con il potere temporale, uno dei Pontefici più importanti della storia, la Chiesa come potere monarchico. Ma sono solo pochi metri e poi s’infila la Galleria che passa sotto il Gianicolo e il «suo» ospedale, il Bambino Gesù dove arriva a sorpresa, il più importante ospedale pediatrico d’Europa, forse del mondo. La galleria la costruì il Duce, due anni da lavori, aperta nel 1942.

Si passa il Tevere sul ponte Principe Amedeo, costruito nello stesso anno dopo aver abbattuto una chiesa del XIII secolo, un’edicola dedicata a Santa Francesca Romana Da qui in avanti la storia va all’indietro, corso Vittorio Emanuele, la strada pensata per collegare il centro monumentale e politico della capitale con i nuovi quartieri borghesi, che il nuovo Stato aveva deciso di costruire di là del Tevere, sui Prati di Castello intorno a Castel Sant’Angelo. Corso Vittorio è una quinta di palazzi storici e chiese, la strada più comune di Roma, quella che conoscono tutti i turisti e i pellegrini quella porta «Oltretevere». Qui a due passi appena dietro la Chiesa Nuova, che conserva le spoglie di san Filippo Neri, in un pensionato senza pretese, che sarebbero piaciuto a Bergoglio, abitavano i giovani cattolici deputati alla Costituente, tra cui La Pira e Lazzati, Amintore Fanfani e un deputato di Lecce, Aldo Moro, amico di Montini, il futuro Paolo VI. Il contrappunto tra antico e moderno infila Piazza di Torre Argentina, scavi romani e la colonia di gatti più famosa della città, il teatro Argentina e poi avanti verso la chiesa del Gesù, la chiesa Madre dei Gesuiti, e piazza Venezia con il Palazzo di Mussolini, le adunate oceaniche del Ventennio, l’altare cuore dell’Italia, via dei Fori Imperiali, l’area archeologica più grande del mondo all’interno di un centro urbano.

Il Foro romano e il Colosseo

Il Foro romano e il Colosseo, simbolo di bellezza e di martirio, luogo della Via Crucis più famosa della storia, che Bergoglio l’ultimo venerdì santo non riuscì a presiedere. La strada sale appena e s’incurva, via Labicana, una freccia dritta tra Colle Oppio e il Colle del Celio, dove si cammina su 2500 anni di storia, tre piani di edifici sottoterra il più straordinario concentrato di chiese e di sedi dei primi vescovi, dei primi Papi, dei primi oratori cristiani. San Giovanni in Laterano che è la cattedrale del Papa è lì sulla destra quando il corteo volterà verso Santa Maria Maggiore. Via Merulana collega le due basiliche del Laterano e di Santa Maria Maggiore e fu aperta da Gregorio XIII e proseguita da Sisto V nel Cinquecento per offrire un adeguato scenario alle processioni e ai cortei pontifici, simbolo di quella Chiesa barocca lontanissima da Jorge Mario Bergoglio.

È in leggera salita e una volta, fino al piccone umbertino, ai lati sorgevano magnifiche ville. Oggi l’unica ad aver resistito è Villa Wolkonsky. È la strada del teatro Brancaccio, degli attori di Roma da Petrolini ad Aldo Fabrizi a Gigi Proietti. Quando il feretro di Francesco raggiungerà Santa Maria Maggiore la bellezza e la storia si inchineranno. Fu Sisto V che volle fare di Santa Maria Maggiore il centro di una stella urbanistica, toponomastica religiosa proietta sulla città e il successore Paolo V fece erigere una cappella simmetrica per custodire l’icona della Madonna Salus Popoli Romani che da questa sera veglierà Jorge Mario Bergoglio, «Franciscus».

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