«Nuovi positivi al covid, i giovani i più a rischio». L’età media (33 anni) dimezzata in 10 mesi

Zucchi (Ats): «Maggiore socialità e quindi facilità a trasmettere il virus. Percorso vaccinale da incentivare»

Dimezzata nel giro di dieci mesi. E, soprattutto, «ringiovanita» di un decennio con l’imbocco dell’estate. L’età media dei nuovi positivi al virus è precipitata anche in Bergamasca: era a 62 anni tra febbraio e agosto del 2020, nella lunga parabola della prima ondata, e s’ è mantenuta sostanzialmente stabile tra i 41 e i 42 anni da settembre 2020 a maggio 2021, prima di scendere in picchiata sino ai 33 anni. È, quest’ ultima, la media osservata tra giugno e luglio di quest’ anno, quando la curva dei contagi ha prima toccato il punto più basso e poi ha ripreso a salire trascinata dalla variante delta. «Il bacino del contagio è significativamente indirizzato verso la popolazione dei giovani e degli adolescenti», sintetizza Alberto Zucchi, direttore del Servizio epidemiologico aziendale dell’Ats di Bergamo, che ha elaborato i dati. La riflessione sui contagi s’ intreccia inevitabilmente con quella sulle immunizzazioni.

«Occorre rinforzare in maniera decisa un concetto: essendo i giovani il bacino preferenziale del contagio, si deve incentivare il percorso vaccinale - rimarca Zucchi -. Chiaro, la fase dell’anno non è particolarmente favorevole: siamo in estate. Un’età media di 33 anni vuol dire che c’è una quota importante di 16-20enni, popolazione che ha voglia estrema di socializzazione: c’è il rischio che questa fascia determini l’innesco di un volano pericoloso, quello che già vediamo». Ma qual è lo scenario epidemiologico della Bergamasca? «L’aumento dei casi c’è - rileva Zucchi -, ma per il momento è ancora contingentato l’aumento di ricoveri ordinari e in terapia intensiva. I giovani reagiscono meglio alla malattia, ma va ribadito che esiste il rischio che i giovani trasmettano il virus ai più anziani. La situazione, comunque, è sotto controllo».

Ma c’è anche un dato di fatto «positivo» che si può leggere in filigrana al crollo dell’età media dei nuovi positivi: gli anziani, messi in sicurezza per primi col vaccino, si infettano meno. Ricordando che il vaccino è stato sviluppato in particolare per proteggere dalla malattia più che dall’infezione, «la discesa dell’età media - commenta l’epidemiologo - vuol dire che le quote di vaccinazioni erogate nelle classi d’età superiori hanno già permesso di entrare in una dimensione di protezione di comunità». I dati di ieri Il bollettino di giornata, intanto, ha consegnato ieri 57 nuovi casi in provincia di Bergamo, lo stesso numero registrato sabato 31 luglio (il picco giornaliero più elevato dell’ultimo mese). Negli ultimi sette giorni (28 luglio-3 agosto), più nel dettaglio, in Bergamasca sono emerse 287 positività, contro le 186 della settimana precedente: l’incremento è del 54%, quindi a una velocità discretamente ridotta rispetto al ritmo da «raddoppio settimanale» rilevato a inizio luglio. Sono stati invece 586 i nuovi positivi segnalati nell’intera Lombardia, su 36.010 tamponi analizzati (tasso di positività all’1,63%).

L’incidenza della Lombardia si attesta a 43 nuovi casi settimanali ogni 100 mila abitanti, quella della Bergamasca è contenuta a quota 26 (la 14esima più bassa di tutte le province italiane). Ma c’è un dato negativo nei numeri di ieri. Dei tre decessi per Covid contati ieri in Lombardia, secondo il report della Regione, uno è stato registrato in Bergamasca: è la prima vittima dopo 17 giorni consecutivi senza vite spezzate dal virus. La «tregua» in terra orobica si protraeva da venerdì 16 luglio; prima ancora un altro decesso era stato segnalato sabato 19 giugno, a cui seguirono 26 giorni senza morti per Covid, il periodo più lungo di sempre. In particolare, dunque, nell’intero mese di luglio la nostra provincia ha pianto una sola vita spenta dal virus. Il conto ufficiale delle vittime in Bergamasca da inizio epidemia sale così a 3.687, i contagi sono invece 53.966.

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