Occupazione, Bergamo fatica a tornare a livelli pre Covid. Boom del lavoro somministrato

I dati dimostrano che ci sia sempre più il ricorso alla somministrazione, più che ai contratti a tempo determinato che invece calano.

«Con fatica la nostra provincia cerca di tornare ai livelli occupazionali pre Covid, trainata dal settore delle costruzioni, che nei primi quattro mesi del 2021 segna un saldo occupazionale di 2.237 unità (65% del l’incremento occupazione del 2021) in un momento dove l’ aumento delle materie prime e la necessità di reperire personale ne rallentano il rilancio dopo oltre 10 anni di crisi. Cresce anche l’industria pur in presenza del settore dell’automotive in fase di riorganizzazione mentre il settore tessile e abbigliamento vivono ancora grossa difficoltà. L’agricoltura bergamasca, infine, sempre di più si dimostra di aver assunto dimensioni da settore importante, seppur di nicchia, per la nostra provincia».

Sono le riflessioni di Danilo Mazzola, segretario Cisl Bergamo, dati di Provincia di Bergamo sulle Assunzioni e cessazioni di lavoro dipendente.

«Per quanto riguarda il commercio e servizi – dice Mazzola - è palese l’andamento a due velocità con i settori di servizi alle imprese, sanità e assistenza sociale, servizi di informazione e comunicazione che crescono in modo importante, mentre i settori dei servizi di alloggio e ristorazione segnano grosse difficoltà di ripresa: questi saranno i settori dove si avranno le maggiori differenze tra chi avrà la capacità di ripartire e chi terminata la cassa Covid affronterà processi di riorganizzazione».

Sulle tipologie contrattuali, l’apprendistato (+ 1260) risulta ancora troppo poco utilizzato, «soprattutto nella sua capacità di garantire ai giovani processi di formazione e inserimento lavorativo, mentre la somministrazione (+3089) in forte crescita si dimostra la tipologia di assunzione più utilizzata a discapito delle assunzioni a tempo determinato che segnano un dato negativo importante (-2.161) e con le assunzioni a tempo indeterminato in positivo (+ 1.265) ma che faticano a mantenere il trend dei passati anni».

«La fotografia del mercato del lavoro bergamasco evidenzia ancora una condizione di incertezza condizionata da settori che ancora oggi soffrono in modo importante come il tessile abbigliamento e parte dei servizi. Inoltre la crescita del lavoro somministrato evidenzia l’incertezza ancora in atto e pertanto la cautela da parte delle imprese a garantirsi occupazione più stabile e meno precaria. Da capire – conclude il segretario CISL Bergamo - come impatterà nella nostra provincia lo sblocco dei licenziamenti per il settore manifatturiero con quasi 15 milioni di ore autorizzate di cassa ordinaria e straordinaria nei primi 5 mesi del 2021.»

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