Redditi in calo
Spettro patrimoniale

La sfortuna di un governo è quando le cattive notizie si accavallano e si rincorrono proprio alla vigilia di una consultazione elettorale. È la disperazione di qualunque strategia elettorale. Dopo l’Ocse, che ci ha confermato la stagnazione dell’economia e il ritorno ad un tenore di vita degli italiani simile a quello dell’inizio millennio, adesso arriva l’Istat a comunicarci che il reddito disponibile delle famiglie è diminuito ancora una volta: nel quarto trimestre 2018 è sceso dello 0,5% in termini reali, 0,2 nominali.

Contemporaneamente, però,

gli italiani continuano a consumare più o meno come nell’ultimo anno: il guaio è che lo fanno intaccando i risparmi. Infatti è diminuita proporzionalmente anche la propensione al risparmio. Evidentemente ancora non è arrivata nelle case la paura della patrimoniale che ormai molti vedono come inevitabile per tenere a galla la barca semisfondata dei conti pubblici. Il governo continua a smentire qualunque ipotesi di imposta sulla ricchezza immobiliare o sui conti correnti mentre la Cgil nell’incontro con il segretario del Pd Zingaretti ne ha fatto ancora una volta la propria bandiera: «Andare a prendere i soldi laddove sono», cioè nelle case del ceto medio già tartassato dalle tasse, dice Landini.

È chiaro che leghisti e grillini non faranno mai una cosa del genere prima delle elezioni europee di fine maggio: sarebbe un colpo mortale per i grillini – in continua flessione, ora addirittura sotto il 20% stando ai sondaggi – ma non gioverebbe certo neanche alla Lega che pure continua a veleggiare ben sopra il 30%. Resta il fatto che nelle famiglie, come dice l’Istat la cinghia si stringe e se non lo si fa è perché si alza il materasso e si prende quel che c’è. L’effetto del reddito di cittadinanza e di quota 100 ancora non si vede naturalmente ma gli esperti sono concordi nel prevedere che esso sarà comunque modesto. Addirittura per l’Ocse si tratta di misure peggiorative, che aggravano i conti pubblici e non aiutano seriamente le famiglie e dunque i consumi interni. L’Italia è l’unico Paese dell’Unione europea con la crescita negativa o piatta: tutti gli altri vanno avanti, anche se meno delle aspettative, noi soli siamo rimasti indietro nonostante che due terzi del Paese sino all’anno scorso ritenevano di aver ormai scollinato lasciandosi alle spalle la crisi economica.

Sono i due terzi del Centro-Nord, culla del consenso leghista, che aspettano gli investimenti pubblici sulle infrastrutture che il Governo ancora non ha attuato a causa delle frenate grilline. In compenso comincia a vedere la luce il provvedimento per rimborsare i risparmiatori rimasti impigliati nelle crisi bancarie: le resistenze del ministro Tria sarebbero state superate anche se al Tesoro fanno sapere che ora quel testo è sulla scrivania del presidente del Consiglio: si assuma Conte la responsabilità della spesa extra.

D’altra parte la misura era stata promessa sia da Di Maio che da Salvini, e anzi il ritardo con cui verrà attuata ha sollevato non pochi malumori tra i loro sostenitori. Le cattive notizie fanno male al consenso politico, ma le promesse non mantenute fanno malissimo.

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