Tizzani: io solo un capro espiatorio
«Sono convinto che ci sia un serial killer»

Parla il marito di Gianna Del Gaudio, sotto processo per l’omicidio della moglie, l’ex professoressa uccisa a Seriate nel 2016. «Non sono stato io». E insiste sull’ipotesi che dietro l’assassinio della moglie ci sia la stessa mano che ha ucciso Daniela Roveri. Ma quel caso è archiviato e la Procura non intende riaprirlo.

«Guardi, io lo dico dal primo momento. E all’inizio non ci avevo riflettuto, perché subito dopo la tragedia di mia moglie ero troppo sconvolto per fare dei ragionamenti, sono stati i miei figli a farmelo notare».

«Gianna, mia moglie, e quella donna di Colognola, sono state uccise allo stesso modo: aggredite da dietro al buio, da qualcuno che sa come uccidere. Ora, al processo per l’omicidio di mia moglie dove sono imputato io, viene fuori che non è poi così improbabile che dietro questi due delitti ci sia la stessa mano. Allora l’ipotesi del serial killer non è così campata per aria. E di certo, come ripeto da sempre, a uccidere non sono stato io».

Antonio Tizzani non si nega ai commenti all’indomani dell’udienza del processo in cui è accusato dell’omicidio della moglie, Gianna Del Gaudio, trovata morta la notte del 26 agosto 2016 nella sua villetta di Seriate. In udienza, giovedì 13 febbraio, uno dei genetisti del Ris di Parma, il tenente colonnello Alberto Marino, comandante della sezione Biologica del reparto specializzato dell’Arma, ha parlato di una discreta possibilità che uno dei profili genetici isolati nel caso Del Gaudio (sono in tutto quattro, attribuiti a ignoti, oltre alle tracce di Dna intestate a Tizzani, ritrovate sul cutter che è l’arma del delitto) e quello isolato dal corpo della manager Daniela Roveri, uccisa quattro mesi dopo, nell’androne di casa a Colognola, appartengano alla stessa persona.

Un unico omicida per due donne, uccise a quattro mesi di distanza l’una dall’altra? Il «caso» di Daniela Roveri, uccisa a Colognola nell’androne di casa in via Keplero, il 20 dicembre 2016 ha visto gli inquirenti dibattersi in tre anni di indagini: una rapina finita male? Una vendetta per motivi di lavoro? Un delitto passionale? Un movente non è mai stato individuato. E neppure una minima traccia di un sospetto, tanto che nel dicembre scorso l’inchiesta è stata archiviata su richiesta del pm Fabrizio Gaverini. Sotto le unghie e sulla guancia di Daniela Roveri era stato isolato un aplotipo y (la traccia genetica ignota era mista con il Dna della manager di Colognola), poi il Ris ha approfondito gli accertamenti e ha individuato altri elementi che hanno condotto a qualcosa di più. Che ha una compatibilità probabile con il profilo di quell’«Ignoto 1» isolato sui guanti contenuti, con il taglierino insanguinato, nel sacchetto di mozzarella ritrovato una quarantina di giorni dopo l’omicidio nella siepe di una villetta di via Presanella a Seriate, a circa mezzo chilometro dalla casa dove è stata uccisa Gianna Del Gaudio.

«Tutte e due, mia moglie e la donna trovata morta a Colognola sono state uccise allo stesso modo, mi pare proprio di aver capito così: a coltellate da dietro, sgozzate – continua Antonio Tizzani –. Io l’ho ripetuto e lo ripeterò fino a quando avrò fiato che Gianna è stata aggredita da qualcuno che l’ha sorpresa in casa. Anche quella donna di Colognola è stata uccisa colpita alle spalle, anche lei sgozzata. Da qualcuno che non ha lasciato tracce. Perché non pensare a un serial killer? La verità è che si poteva cercare meglio, invece, inutile nascondersi dietro un dito, bisognava trovare un capro espiatorio per uno dei due delitti e in me l’hanno trovato per la morte di mia moglie Gianna. Ma non sono stato io. E sono sempre più convinto che sia per Gianna che per la donna di Colognola sia in ballo una sola persona, un serial killer, come mi avevano fatto notare i miei figli sin dall’inizio. Però chi faceva le indagini non ha voluto andare a fondo su queste possibilità. Perché non hanno fatto altri accertamenti? E adesso, il fatto che ci siano tracce di Dna compatibili in entrambi i delitti non vuol dire niente?».

Giovedì, intanto, la Corte d’assise presieduta da Giovanni Petillo ha accolto, col placet del pm Laura Cocucci, la richiesta del difensore Giovanna Agnelli di far entrare a processo gli atti dell’indagine sul delitto Roveri. Alla luce delle novità emerse nel processo per l’omicidio di Gianna Del Gaudio, con una corrispondenza genetica ritenuta possibile tra i due profili isolati nei due casi, l’indagine sul caso di Daniela Roveri, archiviato a dicembre, potrebbe essere riaperto? La Procura per ora non sembra ritenere sufficienti gli elementi a disposizione. Dai parenti della manager uccisa a Colognola non arrivano commenti: riservati, nel loro dolore, ribadiscono assoluta fiducia nella giustizia.

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