Treviglio, i 105 anni di nonna Clara: una lunga vita tra due pandemie

Clara Schirò d’Agati, amabile e combattiva signora di Treviglio, compie 105 anni il 15 maggio. Un lungo cammino di vita, articolato fra due pandemie che hanno decimato la popolazione mondiale: l’influenza Spagnola, del 1918-19, e l’attuale Covid, non ancora debellato.

Si snoda per trentottomilaquattrocento giorni il lungo cammino di Clara Schirò d’Agati, amabile e combattiva signora di centocinque anni, articolato fra due pandemie che hanno decimato la popolazione mondiale: l’influenza Spagnola, del 1918-19, e l’attuale Covid, non ancora debellato. In mezzo, in questo arco temporale decisamente fuori dalla norma, la minuta e dolce nonnina siciliana, radicata a Treviglio, ha accumulato un patrimonio di ricordi e di affetti, che seguitano a dare un senso alla sua esistenza e sono l’humus su cui è cresciuta una pianta preziosa e longeva, che crede fortemente nella vita. Ci ha accolto, la signora Clara, con un grande sorriso e la curiosità divertita di chi non pensava davvero fossimo venuti apposta per salutarla e farle gli auguri d’imminente, e importante, compleanno. Il 15 maggio la signora compie 105 anni! Accanto a lei il figlio psicoterapeuta e la nuora cofondatrice della casa editrice trevigliese Zephiro, oltre all’affettuosa assistente che le sta accanto ogni giorno, conversando, giocando a carte, ascoltando i suoi ricordi di gioventù e tenendo allenata la sua mente, in grado ancora di citare tanto Dante e Manzoni, come gli ingenui ritornelli e le filastrocche della prima infanzia.

Memoria vivace, arguzia, dolcezza sono le caratteristiche di nonna Clara, il suo punto di forza, la sua scommessa vincente, che di fatto si è dimostrata il miglior vademecum per una lunga e feconda attraversata. Racconta la signora che la accudisce che non c’è mattina in cui Clara non si svegli sorridendo: fiducia e ottimismo non le sono mai mancati e seguitano ad animare le sue giornate. Eppure nella sua lunga vita non sono stati pochi i dolori e le amarezze, compensati però – assicura la signora Clara – dalle gioie e dalle soddisfazioni e soprattutto dall’amore: tanto amore, donato e ricevuto.

A cominciare dai genitori, per i quali Clara serba una vera e propria venerazione – la madre Consiglia e il padre Lucio, uno dei più prestigiosi rappresentanti dell’evangelismo sociale della Sicilia nel primo Novecento – per continuare con i sette fratelli e le cinque sorelle, e poi, più tardi, per il marito e i quattro figli, le nuore e i nipoti. Una vita ricca di eventi e sentimenti, articolata e varia, mai noiosa per nessun motivo al mondo.

Al pari di ogni mamma ha donato tutta sé stessa ai propri figli, dei quali parla oggi sorridente, con infinita dolcezza, accennando a questo o quell’episodio che ancora nitido le ricompare nella mente.

Come riemergono ricchi di dettagli anche gli episodi singolari della sua infanzia: le patate che i contadini le tiravano per dissuaderla dalle indecorose corse in bicicletta, assolutamente inadatte a una bambina nella natia Scicli degli anni Venti, o l’avventurosa, e generosa, ascensione alla sommità della collinetta arsa e brulla dietro casa, quando aveva forse cinque anni, con in braccio la sorellina di pochi mesi, cui il medico aveva consigliato «aria fina di montagna».

Un’escursione negli intenti salutista, terminata però con un catastrofico ruzzolone delle due piccine fin sulla porta di casa, trapuntate di aghi di fichi d’india. Ma proprio come in quella simbolica caduta, Clara per tutto il resto della vita ha saputo rialzarsi senza piangere o commiserarsi e ha continuato a guardare avanti.

Così si è articolata tutta la sua lunga e mirabile esistenza. Non ha mai lasciato l’ultima parola alle sconfitte: il coraggio, la tenacia, l’ottimismo, l’arguzia, ma soprattutto l’amore l’hanno sempre guidata.

L’amore, soprattutto l’amore per gli altri, per sé, per la vita.

Un segreto che traspare già dagli occhi intensi e buoni della simpaticissima nonnina, della quale Treviglio deve andare fiera, specie in momenti duri come questi, quando i timori, l’incertezza, l’isolamento dai nostri stessi vicini sembrerebbero farci perdere ogni speranza.

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