Una vita dedicata al volontariato
«Per me è stata una benedizione»

Adelina Rottoli in Cassia ha novant’anni e per oltre trentacinque si è dedicata al volontariato nella sezione della Cisl di Ponte San Pietro, dove risiede.

«Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio – scrive Papa Francesco –. Bisogna custodire la gente, aver cura di ogni persona con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore». Ci sono persone capaci di trasformare - in modo spontaneo e con semplicità - questa idea del servizio in una vera e propria regola di vita, ed è così per Adelina Rottoli in Cassia, che ha novant’anni e per oltre trentacinque si è dedicata al volontariato nella sezione della Cisl di Ponte San Pietro, dove risiede.

Il primo gruppo
Oggi il sindacato viene comunemente considerato come un soggetto strutturato, che offre una molteplicità di servizi, spesso gestiti da operatori retribuiti. La sua storia e molte attività di natura culturale e sociale, però, continuano a reggersi proprio su persone come Adelina, pronte a mettere a disposizione tanta energia, tempo e creatività. Trentacinque anni fa i volontari Cisl erano come «pionieri» quando hanno incominciato a preoccuparsi di offrire sostegno ai lavoratori in adempimenti piuttosto complessi come il censimento delle abitazioni e dei terreni, le tasse sugli immobili e la dichiarazione dei redditi. «Mi sono unita al gruppo per caso – spiega Adelina –, perché una mia cara amica, Enza Leidi, era volontaria della segreteria provinciale dei pensionati Cisl. È stata lei a suggerirmi di iscrivermi al sindacato. Allora c’era solo il Patronato e ci vedevamo una volta alla settimana per le nostre riunioni. Poi ci è stato assegnato il primo compito importante nell’ambito dell’assistenza fiscale: la compilazione del modello per l’Isi, l’imposta straordinaria sugli immobili, che dovevano essere tutti censiti. Ci siamo organizzati come potevamo, mi ricordo che non avevamo neanche le stampanti, bisognava un po’ arrangiarsi. Eravamo i primi, andavamo a seguire i corsi di formazione, avevamo tanto coraggio e buona volontà, così abbiamo aperto la strada a tutti gli altri. È stato faticoso partire ma anche entusiasmante».

Una famiglia numerosa
Adelina è nata alla vigilia di Natale del 1929 e ha preso il nome della santa di quel giorno, come si usava a quei tempi. «Eravamo in sei fratelli, una famiglia numerosa, erano momenti difficili e nessuno di noi ha avuto, purtroppo, la possibilità di studiare, anche se a me sarebbe piaciuto. Fin da allora avevo una grande passione per i numeri, per la matematica. Sono arrivata fino alla quinta elementare, e mi ricordo che l’ultimo anno l’abbiamo frequentato in poche, perché bisognava andare e tornare a piedi fino al paese vicino». Quando poteva scappava in biblioteca: «Non c’erano molti libri, bisognava accontentarsi. Leggevo soprattutto romanzi d’intrattenimento, in cui i protagonisti erano sempre aviatori». È andata a lavorare quando aveva solo 12 anni, a quei tempi era un’esperienza comune: «Confezionavamo le divise e altri indumenti per i soldati con le macchine da cucire dal Facheris. Sono rimasta lì fino a 14 anni. Mia madre lavorava alla Legler, Cooperativa tessile che nel periodo di guerra aveva chiuso diversi reparti. Poi nel ’43 mi sono trasferita a Origgio in una filatura per due anni, con una mia cugina e altre ragazze bergamasche. Mi è sempre piaciuto lavorare. Mi ricordo che un’amica che si trovava con me ai telai aveva incominciato a frequentare un corso di paghe e contributi, avrei voluto seguire il suo esempio e l’avevo chiesto a mia madre, ma purtroppo in quel momento non si poteva, così ho dovuto lasciar perdere. La mia amica grazie a quel corso ha cambiato mansione assumendo un ruolo impiegatizio, io invece sono rimasta lì. Mi piaceva, comunque, la vita che conducevamo, l’animazione che c’era allora nei cortili, in paese ci conoscevamo tutti, la maggior parte lavorava nei campi. Erano altri tempi, ma non rinnego niente della mia vita, perché ogni esperienza mi ha insegnato qualcosa».

Gli studi con i figli
Dopo la fine della guerra ha incontrato un uomo che portava il suo stesso nome, Adelino, e poco dopo si sono sposati. Lei aveva vent’anni, lui ventinove: «Si vede che era destino», dice sorridendo. Hanno avuto due figli, Elio e Lucio, e sei nipoti, ora tutti laureati.

A un certo punto ha preferito lasciare il lavoro per dedicare più tempo ai suoi figli: «Cercavo di sostenerli e aiutarli, studiavo con loro, e in questo modo finivo per assecondare anche il mio desiderio di conoscere, rimasto fino a quel momento inappagato». Quando loro hanno terminato gli studi, Adelina ha deciso di investire il suo tempo libero nel volontariato: «Mi è sempre rimasto il desiderio di rendermi utile, di aiutare gli altri. La Cisl mi ha offerto l’opportunità di farlo e di sviluppare, allo stesso tempo, la mia passione per i numeri e per la matematica, di questo sono io a dover ringraziare. Ho comprato dei libri per documentarmi, mi sono sempre tenuta aggiornata leggendo saggi e riviste di settore, insomma mi sono messa a studiare seriamente. Mi sarebbe piaciuto insegnare, invece la vita mi ha presentato una strada diversa».

Secondo Albert Einstein «la maturità inizia a manifestarsi quando sentiamo che è più grande la nostra preoccupazione per gli altri che non per noi stessi». Così Adelina quando gli impegni familiari si sono un po’ allentati, ha creato una nuova routine che includeva l’attività nella sede Cisl, sempre aperta da lunedì a sabato: «Eravamo una decina di volontari della segreteria dei pensionati e ci alternavamo al mattino e al pomeriggio nelle diverse giornate. Arrivavano sempre molte persone, perché quella sede di Ponte San Pietro in corso Italia vicino al cinema, faceva da punto di riferimento per i paesi vicini e per quelli dell’Isola». Le richieste erano sempre diverse, a volte complesse, tanto che era necessario documentarsi per risolverle: «Ci impegnavamo al massimo per rispondere a tutti in modo esauriente».

Il volontariato non è mai a senso unico, si dà e si riceve: «Per me è stata una benedizione – osserva Adelina –. Ho appagato in questo modo il mio desiderio di studiare, e sicuramente è un’esperienza che mi ha fatto crescere molto anche dal punto di vista umano. Ero molto legata al nostro compito, ne sentivo la forte responsabilità, approfondivo, analizzavo, cercavo le novità da applicare nei modelli. I miei figli si sorprendono spesso di quante persone ho conosciuto e quante ancora si ricordano di me e mi mandano a salutare».

Un impegno lungo 35 anni
Capita che il volontariato sia una parentesi in una vita lunga come quella di Adelina, che trovi spazio ed energie per un periodo limitato e poi basta, ma per lei non è stato così. Era un impegno così consolidato, che non le è pesato affatto continuarlo per trentacinque anni con generosità e con la serietà e la costanza di un lavoro: «Ho dovuto smettere per alcuni mesi quando mio marito si è ammalato gravemente e ho scelto di stargli sempre accanto per assisterlo. È morto, purtroppo, nel 2003, e ha lasciato un grande vuoto nella nostra famiglia».

L’amicizia e l’affetto degli altri volontari comunque non le è mai mancato, e in seguito ha proseguito questa attività: «L’ho fatto con piacere, meglio che potevo, mi ha riempito la vita. Quello dell’assistenza fiscale è un compito specialistico, ma mi sono sempre interessata di tutto, mantenendomi continuamene aggiornata. Conservo ancora i ritagli delle riviste e i miei blocchi con gli appunti».

Il master del nipote in streaming
Anche ai suoi nipoti ha trasmesso l’amore per lo studio: «Il più giovane, Matteo, ha appena terminato il master in Inghilterra. Ho seguito con trepidazione e orgoglio la cerimonia finale in streaming da Internet collegandomi alle telecamere dell’ateneo. La tecnologia ha cambiato profondamente il nostro modo di vivere, aprendo possibilità inaspettate».

Spesso Adelina nella sua attività alla Cisl si trovava ad aiutare le persone più anziane e fragili: «Non è semplice destreggiarsi con la burocrazia, le comunicazioni dell’Inps, gli statini delle pensioni. Ho seguito da vicino anche questa materia, tanto che perfino i miei fratelli chiedevano il mio aiuto. Ogni volta che riuscivo a risolvere un problema e a mandare a casa una persona contenta era una grande soddisfazione anche per me, mi faceva sentire utile».

«Ho rinnovato la patente»
Aveva deciso di smettere a novant’anni, ma a causa di qualche problema di salute ha dovuto anticipare un po’: «A piedi mi sposto bene dentro casa ma fuori ho qualche difficoltà. Ho appena rinnovato la patente ma ormai uso l’auto solo per piccoli spostamenti, per la spesa, per andare a Messa e al cimitero».
Mantenersi sempre al passo con norme fiscali e numeri l’ha aiutata a conservare un’invidiabile elasticità e memoria: «Il mio passatempo preferito sono i giochi di logica come il sudoku, li trovo molto divertenti».

Adelina conduce una vita tranquilla, circondata dai suoi ricordi e dall’affetto della sua famiglia. Negli ultimi anni ha dovuto affrontare momenti difficili, come la malattia e la morte di una sorella: «Si è ammalata di Sla quando aveva ottant’anni ed è morta a 85. Ci siamo accorti che qualcosa non andava, perché aveva un’andatura un po’ incerta e masticava le parole, ma non pensavamo che potesse trattarsi di una patologia così grave. Negli ultimi tempi muoveva soltanto gli occhi. Standole accanto fino alla fine ho riscoperto l’importanza di vivere pienamente, fino in fondo. Sono stata molto fortunata dal punto di vista fisico, questo ha sicuramente contribuito a mantenermi efficiente anche nelle attività di volontariato. Col tempo però ho imparato anche ad accettare i miei limiti con serenità. Nella mia vita ci sono molta gratitudine e molta gioia».

© RIPRODUZIONE RISERVATA