Università, Covid e lavoro: -4,9% l’occupazione dei neolaureati

Il Covid-19 ha rallentato l’occupazione dei neolaureati ma sembra non aver inciso su quella dei laureati a cinque anni dal titolo e gli studenti, nonostante le difficoltà legate alla pandemia, continuano a rispondere positivamente al percorso accademico, tanto che si registra un incremento di 14 mila immatricolazioni rispetto al 2019-2020.

Questi sono alcuni dei dati emersi dalla XXIII edizione del Rapporto AlmaLaurea sulla Condizione occupazione dei laureati presentato all’università di Bergamo nell’ambito dell’iniziativa «Profilo e condizione occupazionale dei laureati: percorsi di transizione» promossa dall’Università degli Studi di Bergamo con il sostegno del Ministero dell’Università e della Ricerca, con la partecipazione in collegamento della ministra dell’Università e Ricerca, Maria Cristina Messa.

La pandemia sembra dunque aver condizionato solo in parte il futuro dei laureati italiani. Si registra una diminuzione del tasso di occupazione nel 2020 di 4.9 punti percentuali per i laureati di primo livello e di 3.6 punti per quello di secondo livello.

Le più colpite sembrano essere soprattutto le donne e le aree del Centro-Nord d’Italia. Ma fa ben sperare la situazione dei laureati a cinque anni dal titolo, per i quali gli effetti della pandemia paiono del tutto marginali. Il tasso di occupazione, infatti, è calato solo dello 0.6 per cento.

«La pandemia, com’era ben prevedibile - commenta Ivano Dionigi, presidente di AlmaLaurea - ha segnato una cesura, interrompendo il trend positivo dell’occupazione che da alcuni anni si andava consolidando. Dal Rapporto, tuttavia, emerge altrettanto nettamente che le caratteristiche del lavoro svolto dai laureati sono state quelle meno intaccate dalla crisi pandemica. Il messaggio è chiaro: occorre diffondere e rafforzare la cultura della laurea, che più che mai negli anni futuri sarà determinante per maggiori chances di occupazione e migliori retribuzioni».

Il Rapporto 2021, che ha coinvolto 76 Atenei, 291 mila laureati nel 2020 e un totale di 655mila, è la fotografia della condizione dei laureati italiani in un anno accademico condizionato dalla pandemia e dall’obbligo dello studio a distanza. Proprio la connessione da remoto e la dad (didattica a distanza) sono stati oggetto di un approfondimento. E se da un lato gli studenti che hanno sperimentato sia le lezioni da remoto che quelle in presenza, hanno approvato la DAD pur preferendo la frequenza in aula (4 su 5 degli intervistati), come ha ricordato il rettore di Bergamo Remo Morzenti Pellegrini, preoccupa invece l’approccio delle matricole 2020-2021 più propense alla didattica online.

L’indagine evidenzia comunque trend positivi perché continua a ridursi l’età alla laurea, che è di 25,8 anni; migliora la regolarità negli studi con il 58,4% dei laureati che conclude il corso di laurea nei tempi previsti dagli ordinamenti (al 39,0% nel 2010) anche grazie all’effetto della proroga - nella chiusura dell’anno accademico - concessa agli studenti per l’emergenza Covid-19 e crescono le prospettive future di studio e lavoro.

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