Vaccini, in 9 mesi 361 mila dosi a Bergamo. «Cittadini responsabili»

Limonta: «macchina» con 27 linee e 54 medici al giorno. Stasi: «Impegno a 360 gradi». Unità mobili per disabili e grave marginalità.

Per avere un’idea della straordinaria macchina organizzativa messa in campo dall’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo basta guardare ai numeri dello «stress test» effettuato nel corso della campagna vaccinale a metà aprile: 8.000 dosi somministrate in due giorni, con 27 linee complessive per le vaccinazioni, il che significa 54 medici in servizio su due turni da 6 ore e oltre 60 infermieri, almeno 20 addetti amministrativi e altrettanti volontari.

«Una macchina straordinaria, messa in piedi grazie a uno spirito di collaborazione collettivo, che ci ha permesso di ottenere risultati eccellenti: da gennaio all’8 settembre 361.517 dosi somministrate», sottolinea Fabrizio Limonta, direttore sociosanitario dell’Asst Papa Giovanni. Se si tiene conto del fatto che la popolazione totale della Bergamasca candidabile al vaccino è calcolata in 946.801 persone (dai 12 anni in su; a giovedì 9 settembre, secondo i dati regionali l’86,83% del totale ha ricevuto la prima dose) l’impegno messo in campo dall’Asst Papa Giovanni XXIII emerge in tutta la sua complessità. «Un’esperienza senza precedenti nella storia – rimarca Maria Beatrice Stasi, direttore generale dell’Asst Papa Giovanni XXIII – e che ha richiesto un impegno a 360 gradi da parte dell’azienda, con una capacità non indifferente di coordinarsi con il sistema regionale e anche nazionale per programmare l’attività. E in questa esperienza ha giocato un ruolo cruciale anche la disponibilità dimostrata dalla popolazione». Il 60% delle 361.517 somministrazioni è stato effettuato alla Fiera di Bergamo, il 10% all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, il 18% al Centro vaccinale di Zogno e il’11% in quello di Sant’Omobono. La fetta più ampia delle somministrazioni, il 41% ha riguardato persone under 60, il 33% gli over 60, il 10% persone fragili e disabili, l’8% personale sanitario.

«Tutti gli slot possibili sono stati aperti, e soprattutto l’organizzazione è stata tarata come se si dovesse lavorare sempre a massimo regime – evidenzia Eloisa Del Curto, medico della Direzione socio sanitaria dell’Asst –. Dalle prime fasi delle somministrazioni fino alla campagna di massa è stato un crescendo progressivo, e si è lavorato a velocità massima anche nel mese di agosto, “producendo” più vaccini di quanti potevano essere in realtà diluiti nel tempo perché c’era anche l’hub della Fiera che andava riconsegnato. Negli ultimi mesi la macchina organizzativa ha lavorato concentrando in un mese una produzione di almeno due, se non tre. Tutto questo, con tempi e ritmi scanditi al secondo, mettendo in primo piano le necessità degli utenti».

La gratitudine dei cittadini

Utenti consapevoli di vivere un «momento storico» e che non hanno mancato di mostrare la loro gratitudine. «Tanti si sono presentati per la seconda dose con dolcetti per il personale – ricorda Cristina Caldara, responsabile per la Direzione professioni sanitarie e sociale dei processi socio-assistenziali territoriali –. Gli infermieri hanno visto spesso anziani arrivare all'appuntamento con “il vestito della festa”: la vaccinazione era un evento. È stato cruciale anche l’utilizzo delle Unità mobili: il nostro compito è stato quello di portare i vaccini alle persone in condizioni di disabilità grave, autistici, con patologie psichiatriche, o anziani, nei centri diurni, in residenze sanitari e comunità, ma anche nei centri che si occupano di grave marginalità e dormitori, da febbraio a giugno sono state vaccinate 668 persone, pari a 1.336 somministrazioni. E per la grave marginalità siamo andati più volte, a anche a giorni successivi, nelle zone dei dormitori per incontrare più persone possibile e per poter reintercettare le persone che avevano già ricevuto la prima somministrazione ma mancavano all’appuntamento per la seconda. Così come l’Asst Papa Giovanni XXIII si è fatta carico e continua a farsi carico delle vaccinazioni in carcere».

Verso la terza dose

Un ruolo cruciale è spettato alla Farmacia dell’Asst, per l’approvvigionamento e la distribuzione delle dosi, e a tutto il comparto informatico e amministrativo («si tenga conto che all’inizio della campagna si arrivava a contattare telefonicamente migliaia di persone, un lavoro immenso», sottolinea Maria Beatrice Stasi), ma anche all’«esercito» dei volontari, Protezione civile e dei Comuni che hanno messo a disposizione le sedi per i centri vaccinali.

«Una macchina che non poteva certo funzionare senza il grande contributo fornito dai medici di medicina generale che si sono messi a disposizione nei centri vaccinali, i medici reclutati con i bandi nazionali, quelli in pensione, e i medici ospedalieri: nei centri vaccinali lavoravano dagli ortopedici ai chirurghi, che poi continuavano i loro compiti in ospedale», sottolinea Fabrizio Limonta. Medici che si sono spesi per fornire tutte le informazioni richieste dagli utenti, per fugare dubbi e timori . «I casi di persone che poi hanno deciso di non accettare il vaccino sono stati pochissimi – rimarca Gianpaolo Quinzan, infettivologo del «Papa Giovanni», responsabile dei Centri vaccinali Covid –. Nella stragrande maggioranza le persone hanno mostrato grande senso di responsabilità aderendo alla campagna. Come Asst abbiamo sempre fornito il servizio necessario per le somministrazioni «protette» in ambiente ospedaliero, soprattutto persone con allergie, ed è attivo il servizio di consulenza pediatrica e per le donne in gravidanza per tutti i centri vaccinali dell’Asst». La campagna va avanti, e la macchina organizzativa si prepara al prossimo appuntamento: quello per la somministrazione della terza dose. «Attendiamo a breve indicazioni dalla cabina di regia regionale – conclude Limonta –. Il “Papa Giovanni” avrà un ruolo anche in questa fase, in particolare per le somministrazioni agli estremamente vulnerabili che abbiamo in carico, circa 15 mila e per il personale sanitario e che lavora in ospedale, oltre 5.000 persone».

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