«Variante Delta, per l’immunità di gregge bisogna vaccinare l’85% della «polazione»

L’epidemiologo Carlo La Vecchia mette in guardia sulle conseguenze legate alla nuova tipologia di virus «Anche in Lombardia a fine luglio riguarderà il 50% dei contagi. Va ulteriormente accelerata la campagna vaccinale».

«I prossimi 15-20 giorni saranno decisivi. La variante Delta determinerà una risalita dei contagi, anche in Lombardia. E si arriverà ragionevolmente verso fine luglio intorno al 50% di contagiati con questa variante dominante. C’è una sola arma per una protezione efficace: completare prima possibile il ciclo vaccinale. E per raggiungere l’immunità di gregge, stimata intorno al 70% della popolazione vaccinata, servirà superare almeno l’85% dei vaccinati». L’epidemiologo Carlo La Vecchia, docente di Statistica medica all’Università Statale di Milano, invita a interpretare con prudenza i numeri in discesa del Covid nelle ultime settimane. «Numeri bassi perché c’è poco virus in giro. Ma la vaccinazione deve correre più veloce delle varianti, in questo caso la Delta, quella ora più contagiosa».

Dobbiamo attenderci nei prossimi giorni un aumento considerevole di contagi?

«La variante Delta o indiana diventerà predominante entro fine mese. Non è pensabile contenerla, viste le sue caratteristiche intrinseche, diverse dalle altre. In una settimana la variante Delta è salita dal 18 al 23%, secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità. Ha un 50-60% in più di contagiosità rispetto alla variante inglese».

Come proteggersi allora?

«La buona notizia è che i vaccini proteggono soprattutto dalle conseguenze gravi, cioè insufficienze respiratorie, ricoveri in Rianimazione e decessi. Una protezione in questo caso vicina al 100% con il completamento del ciclo vaccinale. C’è una buona protezione anche con una singola dose, stimata intorno al 30-35% sulla malattia clinica e tra il 65 e l’85% sulla malattia grave. Certo, se fosse possibile sarebbe opportuno cambiare l’ordine delle prenotazioni già effettuate e offrire in via prioritaria le seconde dosi agli over 70 (fascia 70-79 anni) che non le hanno ancora fatte, quasi la metà di questo target. Poi ai 60enni (coperti finora per metà da una sola dose) e ai 50enni. E in ogni caso per le nuove prenotazioni bisognerebbe operare con questa scala di priorità».

Quindi ci sono ancora molti anziani da immunizzare: un rischio concreto?

«Bisogna chiedere ai medici di famiglia di andare a scovare gli anziani che non si sono vaccinati, contattandoli in modo diretto. Alla fine vaccineremo i giovani e anche i bambini, ma la vera partita bisogna giocarla ora sul fronte degli anziani e poi, a scalare, per le altre fasce d’età. Purtroppo scontiamo nella campagna vaccinale in corso la dipendenza in sostanza da un solo fornitore: Pfizer. Non so se sia responsabilità dell’Unione europea o dell’Italia, ma quando taglia le dosi Pfizer è un problema, anche se in Lombardia è stato annunciato l’arrivo di un milione di dosi tra Pfizer e Moderna».

L’effetto immunità di gregge, ipotizzato dal generale Figliuolo intorno al 70% per fine settembre, dovrà essere ricalibrato quindi nelle percentuali e anche nelle date?

«Bisogna considerare vari aspetti. Oltre alle caratteristiche del virus e ai vaccinati, bisogna computare anche quelli che hanno fatto la malattia e sono guariti, quasi 4 milioni e mezzo ufficiali in Italia e in realtà sottostimati, perchè potrebbero essere il doppio: quindi c’è un’altra parte di immunità conseguente all’aver fatto la malattia. I casi quotidiani risaliranno, ma i malati gravi saranno molto pochi rispetto alle precedenti ondate. Per qualche tempo avremo una discesa ancora dei ricoverati, poi si invertirà anche quella».

Quando si raggiungerà allora l’85% stimato di vaccinati per un’efficace immunità di gregge?

«Con 500 mila vaccinazioni al giorno, arriveremo a metà settembre all’85%. Il problema è che mancano le dosi. Sarà fondamentale imprimere un’ulteriore accelerazione reclutando nella campagna i medici di medicina generale e anche le farmacie, ma fornendo dosi adeguate. Altrimenti sconteremo dei ritardi».

Il peggio è passato o dobbiamo attenderci dopo l’estate qualche nuova fase di recrudescenza del virus?

«Non torneremo più ai livelli di marzo 2020 o all’inverno 2021, ma dobbiamo abituarci a convivere con gli strumenti che consentono di contenere la diffusione e le conseguenze cliniche del virus. E proteggiamoci sempre con le mascherine, anche se non sono più obbligatorie all’aperto».

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