Vivono al freddo con tre bimbi
Chignolo, ora rischiano la separazione

A Chignolo allarme lanciato dalla parrocchia: serve subito una casa per la famiglia nigeriana.

Delusione e frustrazione. Ma soprattutto tanta paura, quella di non poter andare avanti così ancora a lungo o di doversi dividere e finire uno da una parte e uno dall’altra. Paura che Idemudia Billy, 62 anni, e sua moglie Hey Success, 33, entrambi di origini nigeriane e residenti a Chignolo d’Isola insieme ai loro tre figli piccoli, non riescono a nascondere. «Ormai lei passa le giornate a piangere – racconta Cristina Giuliani, volontaria del Centro di primo ascolto -Caritas della parrocchia-. Su segnalazione dell’assistente sociale comunale, sono mesi che stiamo cercando loro una casa, ma senza risultati. I privati e le agenzie che abbiamo contattato, dicono di non voler affittare a extracomunitari».

Cittadinanza italiana, Idemudia è arrivato nel nostro Paese nel 1996 insieme alla prima moglie. Dal 2001 lavora alla Fonderia Brembo di Mapello come operaio turnista, con un contratto a tempo indeterminato. Hey invece è arrivata in Italia nel 2013, anno in cui sono sposati. Per un anno, fino alla prima gravidanza, ha lavorato come traduttrice al Tribunale di Bergamo e lo scorso anno ha avviato le pratiche per l’ottenimento della cittadinanza italiana. Inizialmente abitavano a Terno d’Isola, ma nel 2019 si sono trasferiti a Chignolo.

Da ottobre senza riscaldamento

«E sono iniziati i problemi – continua Giuliani –. Sebbene abbiano sempre pagato regolarmente tutte le bollette delle utenze domestiche, il proprietario della casa aveva dei debiti pregressi con la ditta fornitrice del metano, così gli hanno tagliato il gas. Dallo scorso ottobre vivono senza acqua calda e senza riscaldamento».

Vanno avanti grazie a un microonde, una stufetta e la solidarietà di alcune persone. Come quella di chi a volte cucina loro il pranzo o del vicino di casa che la domenica presta loro la cucina per preparare i pasti per l’intera settimana e che poi, di volta in volta, scaldano al microonde. In casa indossano i giubbini e, finché riescono, restano all’aperto perché fuori fa perfino meno freddo. La sera scaldano l’acqua sulla stufetta per lavare i bambini e poi vanno a dormire tutti insieme in un unico letto per riscaldarsi a vicenda. Idemudia ed Hey non riescono nemmeno a parlare, mentre i loro tre bambini - di cinque, quattro e due anni – giocano senza aver perso il loro sorriso perché per loro ormai altra realtà non esiste se non questa. Eppure se non si trova una soluzione, il rischio è proprio quello di separarsi.

Il Centro di primo ascolto sta cercando una casa per questa famiglia da ottobre. «Non chiedono agevolazioni-conclude Giuliani-. Hanno solo bisogno che qualcuno affitti loro una casa, possibilmente nel territorio dell’Isola». Se qualcuno volesse farlo, può contattare il Centro di primo ascolto alla email: [email protected]››.

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