La crisi climatica dramma di tutti

L’INCONTRO. «Per quanto si cerchi di negarli, nasconderli, dissimularli o relativizzarli, i segni del cambiamento climatico sono lì, sempre più evidenti. Nessuno può ignorare che negli ultimi anni abbiamo assistito a fenomeni estremi, frequenti periodi di caldo anomalo, siccità e altri lamenti della terra che sono solo alcune espressioni tangibili di una malattia silenziosa che colpisce tutti noi». «Un dramma che ci danneggia tutti», «un esempio scioccante di peccato strutturale». Papa Francesco non usa mezzi termini nella «Laudate Deum».

«Per quanto si cerchi di negarli, nasconderli, dissimularli o relativizzarli, i segni del cambiamento climatico sono lì, sempre più evidenti. Nessuno può ignorare che negli ultimi anni abbiamo assistito a fenomeni estremi, frequenti periodi di caldo anomalo, siccità e altri lamenti della terra che sono solo alcune espressioni tangibili di una malattia silenziosa che colpisce tutti noi». «Un dramma che ci danneggia tutti», «un esempio scioccante di peccato strutturale». Papa Francesco non usa mezzi termini nella «Laudate Deum».

L’esortazione apostolica a tutte le persone di buona volontà sulla crisi climatica è stata pubblicata il 4 ottobre scorso in vista della Conferenza sul clima a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre, la COP28, ovvero la 28.a Conferenza dell’Onu sul clima. Aumentano anche l’intensità e la frequenza di forti piogge e inondazioni, come la «Laudate Deum» ci ricorda e la cronaca di questi giorni ci mostra ancora una volta.

Mercoledì al Donizetti l’incontro «Dalla Laudato si’ alla Laudate Deum verso la COP28»

Se ne parlerà mercoledì prossimo, 8 novembre, alle 18 nella Sala Riccardi del Teatro Donizetti, nell’incontro «Dalla Laudato si’ alla Laudate Deum verso la COP28 negli Emirati Arabi Uniti» con padre Mauro Bossi, gesuita, della redazione della rivista «Aggiornamenti Sociali», don Cristiano Re, delegato vescovile per la vita sociale e la mondialità, don Giuliano Zanchi, direttore del mensile «La Rivista del clero italiano», docente di Teologia presso l’Università Cattolica di Milano, direttore scientifico della Fondazione Bernareggi. L’incontro, moderato da chi scrive, è il secondo dei tre in preparazione dell’opera di soggetto sacro «Il diluvio universale» di Gaetano Donizetti, al Teatro il 17 e 25 novembre e il 3 dicembre per il festival Donizetti Opera, e in connessione con un tema di Bergamo Brescia capitale italiana della cultura, «La città natura».

«Profonda correlazione tra povertà, diseguaglianze, guerra e fragilità del pianeta»

«A distanza di otto anni dall’enciclica Laudato si’ e in vista della COP28 a Dubai alla quale ha annunciato che interverrà, Papa Francesco lancia, con la Laudate Deum, un nuovo accorato appello che prende spunto dalla grande questione della crisi climatica per riproporre una riflessione sui temi dei suoi precedenti documenti Laudato si’, Querida Amazonia e Fratelli tutti», spiega don Cristiano Re. «Papa Francesco parte della consapevolezza di che cosa sta accadendo alla nostra casa comune e della necessità del passaggio da una pseudo transizione ecologica a una conversione ecologica, per evidenziare la profonda correlazione tra povertà, diseguaglianze, guerra e fragilità del pianeta», continua don Cristiano Re. «Critica i paradigmi economico-tecnocratici e le forme di potere che ne derivano, per sollecitarne il necessario ripensamento. Invita a cercare altri modi di intendere economia e progresso, rimettendo al centro il valore di ogni persona e di ogni creatura». «Ne consegue – conclude – la necessità di spazi di pensiero, di dialogo sincero e onesto, di strutture istituzionali e comunitarie che aiutino la ricostruzione del noi. Papa Francesco richiama, da un lato, la politica internazionale e locale alle proprie responsabilità e denuncia la cultura dello scarto, dall’altro sollecita ad adottare nuovi stili di vita e a riscoprire la dimensione dell’interiorità per una spiritualità ecologica».

«Il cristianesimo ha aperto il varco e ora deve anche un po’ ricucirlo»

«Il tema biblico della creazione – evidenzia don Giuliano Zanchi – ha un po’ di responsabilità nella generazione del modello predatorio nei confronti della natura, proprio del disincanto scientifico e dello strapotere della tecnica. L’affermazione biblica per eccellenza è che il sole non è Dio, la luna non è Dio. La creazione è una cosa buona ma è la parte immanente del gesto di Dio e, alla lunga, diventa l’oggettivazione della realtà che, scomparsa la tutela della trascendenza garantita dal pensiero religioso, è sotto la mano libera dell’uomo. La tradizione del giudeo-cristianesimo desacralizza la realtà, non confonde il mondo con Dio, come le religioni orientali o l’animismo. Proprio per questo motivo, forse, in casa cristiana la necessità della salvaguardia del creato è così sentita ed è ripresa dal Papa. Perché il problema è nato nel cristianesimo che, quindi, è come se avesse gli attrezzi anche per riprendere in mano la questione, senza risolverla in una specie di apocalittica». «Il metodo sperimentale – ricorda don Giuliano Zanchi – è nato con Ruggero Bacone, un francescano del Medioevo. C’è un’ambivalenza nel cristianesimo. Non divinizza la realtà, che quindi può essere abitata, gestita, manipolata, con il suo riflesso negativo, di cui la Bibbia è ricca, dal diluvio alla torre di Babele. È la stessa ambivalenza della tecnica e dello sguardo oggettivante dell’uomo. Il cristianesimo, però, è altrettanto attrezzato per correggerlo, perché ha aperto il varco e adesso deve anche un po’ ricucirlo. Mi sembra, invece, che molta parte del movimentismo ecologista assuma come motivazione per la tutela del pianeta atteggiamenti di nuovo sacralizzanti, come si vede bene nel film Avatar, con un mondo descritto come una specie di grande santuario. L’idea davanti alla quale Genesi tira una riga di separazione. C’è un ecologismo che rischia una specie di risacralizzazione della realtà in senso animistico. Il cristianesimo è a metà: dice che puoi e devi coltivare il mondo ma te ne devi anche prendere cura. Un atteggiamento di responsabilità, un po’ smarrito nella secolare autonomia prometeica dell’uomo».

«Dalla COP di Dubai aspettiamo una decisione sui risarcimenti ai Paesi del Sud del mondo»

«La COP27 di Sharm el-Sheikh – avverte padre Mauro Bossi – è stata dominata dalla questione del risarcimento delle perdite e dei danni, “loss and damage”, causati dai cambiamenti climatici e subiti dai Paesi del Sud globale, che non hanno contribuito all’inquinamento. La decisione finale è stata di istituire un fondo ad hoc, le cui modalità di funzionamento non sono ancora state definite. A giugno si sono tenuti a Bonn i negoziati intermedi, incaricati di preparare i lavori di Dubai. Ancora una volta sono stati rallentati dalla contrapposizione tra i Paesi del G7 e quelli in via di sviluppo, che chiedono che i primi si impegnino per sostenere finanziariamente la transizione energetica. Dalla COP di Dubai aspettiamo, quindi, una decisione operativa sui risarcimenti, senza la quale i negoziati rischiano di rimanere bloccati in un’infinita contrapposizione tra Nord e Sud globali, mentre le emissioni di gas serra non si arrestano e la temperatura del pianeta continua a salire». Il numero di novembre della rivista «Aggiornamenti Sociali» contiene il dossier di 19 pagine «Laudate Deum: assicurare il futuro ai nostri figli e al pianeta».

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